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FIR E DINTORNI

BILANCIO FIR: A QUANTO AMMONTA IL BUCO, OGGI?

lavagna federale

A qualcuno sovviene che la FIR ha un buco di bilancio grosso così? Sono passati sei mesi dalla elezione del nuovo Consiglio Federale e poco meno da quando ci è stato dato finalmente sapere che la FIR aveva un buco di bilancio di € 2.151.867 e pure qualcosa dopo la virgola, sui suoi circa 45 milioni di euro che pesa il rendiconto. Un passivo pesante riferito al Bilancio Consuntivo dell’anno 2015, una roba che hanno nascosto fin quando hanno potuto ma che poi è deflagrato ed ora è tutto lì. Anche in questo momento è ancora tutto lì, perchè i passivi di bilancio non si esauriscono con il tempo, non si consumano con i riti degli sciamani.

Così, un pomeriggio di settembre 2016, si è scoperto che la FIR si era mangiata in 4 anni i circa 10 milioni di tesoretto lasciati dalla gestione di Giancarlo Dondi e pure ne aveva spesi 2 oltre le sue possibilità. Enti come la FIR sono tenute al pareggio di Bilancio e per questo sono sotto la stretta osservazione dal CONI. Come è stata allora coperta la perdita? Circa 1,7 milioni di  € sono stati coperti usando e praticamente azzerando il Fondo di Dotazione, che sarebbe poi il Capitale Sociale di enti come la FIR, i restanti 300.000 € di fatto devono essere recuperati nel Bilancio 2016.

Queste ultime due “azioni” portano due conseguenze. Il CONI ha intimato infatti alla FIR di rientrare in 3 anni del Fondo di Dotazione, questo significa, parlando semplice, che dal 2017 in poi per 3 anni la FIR, oltre a chiudere le annate sempre in pareggio, dovrà recuperare circa € 600.000, ripetiamo, ogni anno. Anche il 2016 dovrà chiudere in pareggio e non solo, ricordiamoci che dovrà pure recuperare i 300.000 di cui sopra. Una preoccupazione c’è perchè quest’ultima cosa non sarebbe così felicemente alla portata se fosse vero che il ricavato dei Test Match 2016 ha portato nelle casse Federali circa oltre 1 milione di euro in meno di quanto era previsto.

Di tutto questo il nuovo Consiglio FIR non si è ancora interessato. Tanto meno si è occupato del Bilancio Preventivo 2017  che doveva essere approvato entro Novembre 2016.

Insomma il dubbio pare che lo abbiamo solo da queste parti: cosa verrà tagliato dal Bilancio 2017 per fare posto alla copertura delle perdite? Non risultano grandi possibilità di nuove entrate e quindi di tagli prima o poi si dovrà cominciare a parlare.

Cominciamo allora andando a vedere come si muove la FIR,  dove ha i suoi maggiori costi, dove vanno i soldi. Partiamo dai 45 milioni  e teniamo conto che, di questi soldini, solo 6/7 milioni vengono dagli sponsor. Andiamo sui costi, vediamo le voci “macro” ed iniziamo rilevando che i “costi di funzionamento”della struttura non tecnica sono solo di circa 6 milioni. 

Facendo i dovuti accorpamenti si nota che le due franchigie incidono per € 12.386.000 (27% del totale a disposizione), il sistema Accademie, includendo centri di formazione ed altri progetti speciali, pesa sul bilancio per circa € 4.950.000 (11%). I club maggiori del massimo campionato di Eccellenza si portano via dal Bilancio circa 2,2 milioni (5%) ed il rugby di base, che sono tutte quelle società che danno un senso alla parola “rugby”, udite udite, la favolosa somma di € 900.000 (2%). Il resto diventa quasi intoccabile, ad esempio si dipinge di azzurro ed è poi la parte davvero “produttiva”.

Come si muove allora il Bilancio Preventivo 2017? Ma soprattutto come è finito quello del 2016? Quale programmazione sta facendo la FIR per garantirsi di coprire le richieste fatte dal CONI?

Su tutto questo c’è silenzio ed ostracismo, tutto è coperto da mutismo ancestrale, tanto che, a scanso di tutto e visto i trascorsi metodologici tutt’altro che cristallini, viene da chiedersi: a quanto ammonta oggi il buco di bilancio della FIR? 

Sarebbe corretto oggi potessimo sapere la vera nuova dimensione economica del nostro rugby, la realtà delle eventuali difficoltà che il nostro movimento ha, invece, nonostante tutto quello che è accaduto in passato, siamo ancora qui a parlare e chiedere trasparenza. E detto questo non c’è più nulla da aggiungere.

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