Pubblicato in origine su www.stefanoilnero.com
Finalmente spiccato dal rugby veneto il volo celtico con la prima (vincente) della Benetton Treviso nella Magners Celtic League, un campionato così a lungo agognato da essersi molti trevigiani quasi convinti di aver fatto tutto da soli.
Contenuti rugbistici a parte a molti non è sfuggito il tentativo trevigiano nell’accreditarsi, per questo nuovo campionato, come “franchigia” sportiva veneta senza volerlo essere veramente.Il vestitino di franchigia è stato indossato dal Benetton Treviso per passare il turno FIR (secondo turno) di ammissione alla coppa celtica in sostituzione della malcapitata Roma, risulta utile spiegare che per franchigia si intende (lo intende la Celtic League e la FIR) un fattore sinergico di intenti e collaborazioni sportive (nonché societario) per dare rappresentatività sportiva ad un certo territorio. Avuta l’ammissione alla competizione nord europea, con il concreto aiuto di tutto il mondo del rugby veneto, Treviso ha cominciato a macinare su come proseguire ad apparir cotanto (franchigia) senza doverlo essere in alcun modo. Il sogno autonomista di Treviso è noto da tempo immemore, distante dalle altre società di pari rango, distante dalla FIR, distante da tutti la Benetton Treviso si riavvicina per convenienza ed a tratti, convinta di una sua superiorità che, è giusto e realistico ammetterlo, nel tempo ha dimostrato di avere eccome. Superiorità sterile però visto che ben poco ha fatto fiorire intorno a se a parte se stessa.Arrivato ora il celtico traguardo la parte trevigiana trova però difficile da sostenere la propria autarchia, c’è bisogno di mettersi quasi ogni sabato il vestito buono, essere franchigia, essere squadra di tutti anche chiamandosi “solo” Treviso. Ecco allora la conferenza stampa di presentazione inizio Celtic League carica di toni regionalistici, oratorie da “rappresentante” del leone, ma non quello benettoniano classico bensì di quello di San Marco, e mille altre manfrine di auto-accreditamento.Ecco la dirigenza del Benetton Treviso, Munari incluso, sventolare sul campo di gioco nell’immediato post partita del primo incontro celtico con gli Scarlets. un grande bandierone con il Leone di San Marco.
Preso da pazzia mi faccio due domande.
Ma se tanta era la voglia di essere franchigia perché la Benetton non si è fatta una nuova società sportiva magari intitolata proprio all’amato leone del Pax Tibi in collaborazione, che ne so, con le altre società rugbistiche di rango del Veneto? Avrebbe potuto anche detenerne la maggioranza. Risposta semplice: Perché Treviso non vuole e mai ha voluto altri fra i piedi per questa ed altre avventure, questa è strategia legittima un po’ spocchiosa ma assolutamente legittima. La vena di autonomia/autarchia che bagna la Marca è senz’altro frutto di una superiorità organizzativa che per Treviso è anche un limite, il limite campanilistico e non solo di una Società sportiva che non vuole mai essere partner ma solo guida.
Seconda domanda.
Le società sportive maggiori del Veneto cosa pensano di questa politica trevigiana, ne sono almeno indispettite? Posto che per sapere veramente cosa pensano certi presidenti di certe titolate società del rugby veneto non basterebbe Mago Merlino nel giorno della sua migliore congiuntura astrale, diciamo che molti credono (ed io sono fra quelli) faccia molto comodo l’atteggiamento attuale della Benetton Treviso a tutte (o quasi) le maggiori Società sportive della regione.
Per queste ultime infatti significa avere sul territorio un progetto importante (la Celtic League appunto), non pagarne più di tanto dazio, mantenere almeno formalmente il proprio spazio locale-decisionale-politico-gestionale pressoché intatto, mantenere quindi il controllo sul minimo del proprio orticello ed aspettare che il tempo regali opportunità e decisioni diverse. Stiamo tutti insieme, dicono Treviso e gli altri, ma poco poco però, tutti “franchigiati” nella forma ma slegati nella sostanza. In sintesi: una cosa poco poco seria, tanto per essere cortesi.
Miopia allo stato brado cavalca irrefrenabile sulle praterie del rugby veneto, tanti auguri a noi.
Pax Tibi