Il rugby tricolore ha acquisito la vocazione del “mondo alla rovescia” , la vena di un romanzo di fantascienza, il verso di un gambero. Noi che seguiamo l’ovale un po’ di più di una partita il sabato siamo presi non da analisi tecniche su un campionato, lo chiamano di “Eccellenza”, che ha ben poco da dire, ma dalle evoluzioni della FIR e dai risultati delle sue pensate.Partiamo da questo campionato di Eccellenza la cui principale caratteristica è che metà delle sole dieci squadre iscritte hanno in piedi una moratoria con istanza di quasi–fallimento economico, un campionato che non risparmia sorprese ma semmai le annulla nel vuoto mediatico in cui si è ficcato. Un campionato così palesemente semi-dilettantistico che la vera eccellenza di solito è su in tribuna che guarda la partita. Profilo tecnico vicino allo zero, giovani emergenti zero, stranieri a volontà, pubblico scarso.
Non parliamo del Trofeo Eccellenza, la genialata federale per sostituire la Coppa Italia, tanto nessuno sa cos’è e quello che lo vincerà verrà incolpevolmente ricordato per il fatto che ce ne siamo dimenticati.
Quattro squadre della Eccellenza partecipano anche al torneo continentale di Amlin Cup collezionando figuracce e batoste incredibili fra le quali, storica, spicca quella del Petrarca andato a perdere con disonore in terra di Spagna, che è un po’ come se io perdessi in mischia con mio figlio di 8 anni. La vergogna raccolta in terra iberica è stata accolta dai padovani da vera squadra di Eccellenza: una scrollata di spalle, una ammenda al giornalista locale, un pensiero ai tempi andati ed un “va tutto bene madama la marchesa”. Povera maglia.
Ecco che la Federazione vuole allora più spazio nella gestione delle squadre celtiche e, dall’altra parte, riceve garbate e meritate pernacchie. Il perché me lo riassumeva tempo fa un autorevole personaggio trevigiano sugli spalti del primo derby celtico fra italiane: “non sanno nemmeno gestire se stessi e vogliono venire qua?……”
La Federazione gestisce la Nazionale i cui risultati sportivi sono molto più che deludenti, l’ha detto il Presidente stesso, ma in compenso il pessimo allenatore sudafricano Mallett è saldo al suo posto e, dopo aver spernacchiato pubblico e addetti ai lavori sulla stampa con la sua nota ultima uscita che ci diceva che noi di rugby “capiamo un c…o”, ci porta ora al Sei Nazioni ed ai Mondiali. E’ già pronto il suo sostituto, gli darà il cambio appena chiusa la parentesi iridata, ma il coach Mallett (quello che del c…o sa tutto lui) va lo stesso tranquillo ai Mondiali di Novembre. Dimettersi ? Dimissioni spintanee neanche ? Fantascienza.
Fra un po’ c’è il Sei Nazioni appunto e noi accoglieremo le altre Nazionali in uno stadio, il Flaminio di Roma, troppo piccolo e ridicolo sia come servizi che come gestione eventi. Non lo dico io lo dice il Board del Sei Nazioni che ha minacciato più volte l’Italia di escluderla dalla competizione se non si mette a posto. La Federazione, per motivi squisitamente politici, nulla fa, tanto meno spostare l’evento in altri stadi. La politica viene prima di ogni altra cosa. Il Presidente esibisce giusto qualche urletto sulla stampa verso il Comune di Roma. Federalismo.
La FIR, sempre lei, aveva venduto a Dahlia TV la diretta delle partite di Celtic League di cui sopra. Perché Dahlia ? Motivi economici, paga di più, ci ha raccontato il massimo organismo ovale. Peccato che a soli tre mesi dall’esordio ovale Dahilia sia fallita e i celtici si trovano senza diretta tv (obbligatoria per la Lega in questione). Mi chiedevo quali “motivazioni economiche” possano aver convinto i federali per la scelta.
Se i parametri sono quelli che vedo, io potevo personalmente offrire anche una cifra in euro doppia di quella proposta da Dahlia Tv per le partite di Benetton ed Aironi, chiaro che io quei soldi non li ho , ma neanche Dahlia ha i suoi. Gamberismo.
Ne avremmo ancora molte da raccontare ma ci si ferma qui perché altrimenti si rischia di sporcare il buono che c’è, perché c’è eccome. Il rugby italiano è infatti una medaglia con due facce, dietro il sopracitato caos c’è il rugby vero, quello dalla Under 8 in erba alle Under 20 in gran spolvero, c’è il rugby delle categorie inferiori (andatevi a guardare le Under 18 e 20, la serie B, la A Femminile) che di questo sport sanno farne anche uno stile di vita. Mi piace guardare questo lato della medaglia, perché è bello, è diffuso ma soprattutto è vero. Giriamo allora la medaglia , rovesciamoli.
.