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QUESTIONE D'ELITE

LA ECCELLENZA NON CRESCE SPEGNENDOLA MA SPINGENDOLA

Il ragionamento è sempre lo stesso, questa volta è su Onrugby.it. che si fa certificare l’ideona dall’inossidabile ma non infallibile Vittorio Munari, sentite un po’ la sequenza: ci sono pochi spettatori in Eccellenza, bisogna portare più pubblico, fondamentale è la qualità del gioco quindi bisogna diminuire le squadre, magari fino ad 8,  per concentrare i talenti e far crescere la qualità.  Rieccola la mentalità riduzionistica, ve lo immaginate un campionato ad 8 squadre disperso su una superficie di oltre 300.000 kmq (l’Italia) che ha un totale di sole quattordici giornate perse su 8 mesi intervallate da ventidue incontri casalinghi delle 2 franchigie (chiamiamole così) di Pro12,  3 Test Match della Nazionale e 5 incontri dell’Italia al Sei Nazioni? La Eccellenza diventa così il nulla sottovuoto!

Per i riduzionisti un calendario di Eccellenza così, sepolto fra almeno 27 eventi di alto livello sul solo territorio nazionale,  dovrebbe magari aumentare di visibilità, attrarre sponsor. Non si capisce come potrebbe farlo e tanto meno perchè dovrebbe aumentare di spettatori visto che per fortuna la Benetton Treviso non è l’unica Società ad avere dei tifosi in Italia e quindi un Petrarca (o  un San Donà o Calvisano) che dovesse essere piazzato in altra categoria si terrebbe i propri tifosi anche colà, non me lo vedo un petrarchino correre il Sabato a Parma per vedere i Crociati o a Rovigo a tifare rossoblù! La mentalità riduzionistica però prende in considerazione solo i “palati fini”, per questa mentalità elitaria non si tratta di  pathos sportivo ma solo di gesto tecnico, non si studia come avvicinare più pubblico possibile, di portare massa alla stadio ma come far vedere bel rugby ad elite di palati fini. Il modo migliore per non aumentare il pubblico, se quello è davvero  il problema.

I promotori di questa idea magari vorrebbero anche che le 8 squadre siano franchigie locali scelte a tavolino a base di trattative politiche e via così, me lo vedo male Munari proporre una cosa del genere visto che a Treviso sono tre anni che fanno la Celtic facendo finta di avere una franchigia mentre, per loro fortuna e ottima intuizione, è un club a tutti gli effetti, un club che in tre anni non ha giocato una sola partita fuori da Monigo. Se volevano far vedere il bel rugby in giro quelli della Benetton ne hanno avuto di tempo ed occasioni  per farlo, gli Aironi insegnano.

La qualità del gioco è fondamentale ed allora lavoriamo sul materiale umano allargando la base non restringendola, creiamo competizione, vivai, accademie locali, scuole di rugby delle Società di Eccellenza anche localizzate in altre Società, facciamo giocare i giovani in Eccellenza e non i neozelandesi di terza scelta. Se dobbiamo pensare alla proposta del doppio tesseramento Eccellenza/Pro12 il materiale umano da far scendere in campo sarebbe più che sufficiente anche per un campionato a 12 squadre. Questa cosa però deve essere vista non solo nell’ottica del giocatore “Celtico” che così non sta fermo la domenica ma anche del giovane che gioca con il giocatore di Pro12 e in questo senso lavora sulla propria maturazione con i team che incrociano le esperienze, head-coach che collaborano fra loro.

Giochiamo in più posti possibili, non in meno: un campionato a 12 squadre obblighi ogni team a giocare uno o due incontri casalinghi in altri stadi, per promozione e per favorire la interazione di cui sopra, pensate ad un Petrarca che gioca una partita casalinga ospite per esempio a Verona o a  Vicenza , pensate al Calvisano che fa lo sforzo di arrivare una volta fino a Brescia ed il Viadana, non dico tanto, fino a Mantova! La gente vuol vedere giocare a rugby in giro, nelle televisioni, sul web! Anche la innovazione tecnologica può giocare un ruolo più ampio del mero riduzionismo.

I motivi per i quali il pubblico ha abbandonato la Eccellenza sono ben altri, la qualità del gioco non è stata per niente determinante. Munari questi motivi li sa bene come tutti a Treviso visto che il suo Presidente di Club si è candidato alla massima carica federale grazie ad una attenta, puntigliosa e corretta analisi del fenomeno, individuando soluzioni e proposte molto apprezzate anche da queste parti e che non mi risulta prevedessero lo spegnimento del campionato di Eccellenza.

Il riduzionismo di cui sopra  è l’anticamera del solito vecchio schema della FIR secondo il quale giochiamo tutti per la Nazionale e, per sola induzione,  per i due team di Pro12; tre squadre in tutto in Italia, un totale di circa 80 giocatori, il movimento schiacciato su questi 80, il cui costo totale pro-capite, non i loro stipendi per carità, è talmente alto che  ha persino un sapore “francese” ma non ne ha la qualità. Ecco perchè è morta l’Eccellenza.

Se ne parla in giro, presto potrebbe nascere la nuova Lega di Eccellenza quella che a suo tempo, chiamata LIRE, fecero fallire proprio Calvisano e Benetton (guarda che coincidenza) determinando la morte dell’attuale massimo campionato italiano. Se questa cosa davvero ci sarà speriamo sia cosa seria, c’è un gran bisogno di serietà e amore per il rugby, perchè una cosa fra quelle che ha scritto Onrugby la condivido: la soluzione facile non esiste.

Ma non diteci che mancano i soldi, vogliamo vedere cosa ci costa il Pro12?

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