Pasquale Presutti, classe ’50, aquilano di Trasacco, per definirlo basti dire che è “un uomo di rugby”, totalmente. Pacatamente molto più loquace di quanto non voglia far intendere ha in saccoccia quattro scudetti da giocatore ed uno da allenatore, un uomo vincente. La sua lunga vita sportiva è cominciata alle Fiamme Oro e continuata nel Petrarca e, da quest’anno, è tornata a girare con i cremisi, ha lasciato Padova ed ha lasciato ottimi ricordi. Pasquale accoglie questa chiacchierata con la solita simpatia e traboccante amicizia di cui solo lui è capace ma questa volta gli piace anche giocare a fare l’outsider. Nelle sue parole traspare un peso, perchè, per certi versi, l’esperienza a volte è anche un peso. A Presutti infatti non piace far notare che ne ha viste oramai tante e così, parlando con lui, si ha la consapevolezza che il rugby “è per sempre”, emerge il fattore “continuità” cioè il vero motivo per cui bisogna guardare solo avanti. Con pazienza però.
Stefano Franceschi : Allora Pasquale Presutti, cosa c’è dentro queste Fiamme Oro e devono possono arrivare?
Pasquale Presutti: Le Fiamme Oro Rugby è una gran bella realtà, una squadra di giovani che ha come obiettivo la salvezza, obiettivo raggiungibile. Ci sono ragazzi molto interessanti: due/tre ragazzi in prima linea come Fabio Crocivera (’89 di Trapani) o Giuseppe Di Stefano (’89 di Udine) che si stanno comportando molto bene, un ottimo lavoro lo sta facendo Gianmarco Duca (’91 di Roma) che sta occupando sempre più a pieno titolo il ruolo di pilone. Abbiamo poi ragazzi del 91 e 92 davvero in gamba ma molto dipende adesso anche da loro, da dove vogliono arrivare, sotto osservazione ad esempio i due giovani e forti mediani beneventani Carlo Canna (apertura del ’92) e Simone Marinaro (m.mischia del ’93)
S.F.: “Subito il pronostico: favoriti per il titolo di Campione d’Italia?”
P.P:”Viadana e Calvisano, la loro fisicità li fa numeri uno. Prato è un po’ più indietro.”
S.F:” Questo Campionato di Eccellenza proprio non va?”
P.P:”Un po’ di pazienza dobbiamo averla tutti, magari in Eccellenza il livello si sarà pure abbassato però ci sono i giovani, questa è una cosa importante, con il discorso poi della mediana obbligatoria italiana si è presa una strada positiva, bisogna avere pazienza almeno 2 o 3 anni per vederne i risultati. E’ troppo facile dire che va tutto male e chiudere baracca.
S.F:“Cosa ne pensi del doppio tesseramento?”
P.P:Il doppio tesseramento è un discorso utile ed interessante ma dipende molto dal fatto esista una programmazione, è certo una opportunità in più per tutti e mette alla prova coach e Società, bisogna lavorare insieme senza essere gelosi. Magari le Fiamme Oro potessero entrare anche subito in un programma così.
S.F:“La formazione passa per le Accademie, è sufficiente?”
P.P:”Secondo me parlare solo dei giovani che sono in Accademia è riduttivo, va a finire che si parla sempre dell’ultimo arrivato, si perde di vista colui che già da diversi anni sta lavorando con tanta fatica, un esempio? Guardate Piermaria Leso, un pilone molto forte che sta crescendo molto anche ora che è però fuori dai riflettori. Io sarei per la crescita programmata fra Franchige-Accademie-Società, perchè lavorino insieme su attività gestite non per singola annualità ma per un tot di anni, per un pilone ad esempio ci vuole più tempo che per altri ruoli; i ragazzi trovino allineamento a livello di Accademie federali e Società per poter crescere anche attraverso i club dell’Alto Livello che è il luogo dove questi giovani si devono ritrovare a giocare.”
S.F:“La Nazionale è sulla strada giusta?“
P.P:”Intorno alla Nazionale c’è molto entusiasmo, Brunel propone cose belle e nuove a livello tecnico e c’è sia speranza che curiosità si possa veramente raggiungere qualche risultato che dia la meritata soddisfazione anche a quei giocatori che sono li da molti anni ormai, come Parisse, Castrogiovanni, Bergamasco, e molti altri.
S.F:“Però non c’è allineamento tra Nazionale e movimento”.
P.P:”Certo oggi il rugby italiano di club quando gioca a certi livelli, ad esempio la Eccellenza che va in Europa, soffre molto; la Nazionale deve essere traino di tutto il movimento, si può fare di più se non si sta li a guardare tutti solo al proprio orticello, bisogna salvaguardare tutto il movimento. Provate a pensare se si dovesse ricorrere ad una regressione in Eccellenza o in Serie A , i ragazzi tornassero ad allenarsi 3 volte alla settimana o solo una ora e mezza al giorno, come si fa più a prepararli per le franchige? Del resto il problema è sempre quello, non possiamo chiedere a questi ragazzi 5/6 ore della loro giornata e poi proporgli soluzioni economiche…..
S.F:”E’ difficile allenare rugby oggi? Cosa farà Presutti domani ?”
P.P:”La difficoltà che molti allenatori trovano oggi, cosa non tenuta abbastanza in considerazione, è la comunicazione. Negli ultimi anni la comunicazione è diventata più difficile e più importante. Difficile anche perchè fra staff , giocatori ecc oggi ci sono 40/50 persone con le quali andare d’accordo e con loro programmare, gestire. Non è cosa facile. Poi ci vuole anche un pizzico di fortuna, i risultati in campo poi aiutano moltissimo, magari azzeccare un risultato insperato può già far cambiare alcune cose. Io comunque finchè mi diverto vado in campo e, ripeto, in campo, con i ragazzi, ho dato tanto al rugby e non è ancora finita, poi ci fossero altre opportunità ascolto molto volentieri. Io resto con il rugby.
Programmazione, allineamento, inclusione di tutto il movimento: semplice, lineare e concreto. In bocca al lupo a Pasquale Presutti ed alle Fiamme Oro. Forza rugby.