
Non mi sottraggo alla debacle di Scozia, troppo bello il sogno di Francia per far finta di non aver visto la debacle nel freddo di Edimburgo.
Molti hanno ormai sottolineato la totale inconsistenza del team italiano di fronte ai punti di incontro ed ha ragione Capitan Parisse quando parla di se stesso e dei propri compagni come “ridicoli”, quello che si è visto poi è stato tutto “nastro rosa”: “chissà chi sei? chissà che sarà di noi? lo scopriremo solo vivendo”.
Farne due di giuste in fila sarebbe stato troppo eh!?
Il quasi-silenzio che è gravato sulla figura di Brunel è al tempo stesso bellissimo ed esagerato. Il fatto che nella sconfitta scozzese ci sia piantato tutto l’errore di Brunel è, a mio avviso, abbastanza palese: la totale assenza di un cambio di strategia e di passo fra il primo ed i secondo tempo, il cambio della mediana quando oramai era tutto perso, la disposizione tattica che non ha mai previsto di saltare il punto di incontro con un brutto ma salvifico piede fanno il pari con gli errori dei singoli: la orribile prova di Orquera (siamo pari con la prestazione “francese”, ora riparti da zero, Luciano) e giù fino a Masi salvandone pochi. Nonostante questo su Brunel si è sciolto un sostanziale silenzio sulle sue scelte, silenzio anche esagerato, ma il motivo di questo “lieto tacer” è invece bellissimo: non solo c’è fiducia in lui ma c’è fiducia nei giocatori ed in tutto il progetto che coinvolge coach e team al completo. Fiducia guadagnata sul campo, perchè li si è visto che il progetto esiste finalmente, che non stiamo scimmiottando nessuno ma stiamo costruendo la nostra strada.
Questa Italia coperta da doccia scozzese non ha infatti trascinato con se i soliti piagnistei, l’aver “gestito” la vittoria di Roma contro la Francia, da parte di Brunel e Parisse, come un evento da ripetere e non come un fatto eccezionale e solamente storicizzabile ha reso giustizia alla voglia di maturità del rugby italiano; la stessa modalità di quella vittoria ha concorso a questa nuova luce che si è comunque riflessa sugli Azzurri anche dopo il pessimo risultato contro la Scozia.
In sintesi su questa Italia pare sia possibile crederci come squadra di rugby e non come gruppo di eroi da mandare al massacro. Volete un esempio molto pratico? Diciamo che l’opposto dell’atteggiamento che si ha oggi verso la Nazionale di rugby è quello che si ha verso una squadra italiana che va a giocare in Amlin Cup.
Adesso c’è il Galles e poi tutti gli altri, aspettiamo solo di vedere confermata quella fiducia, non c’è niente di più onorevole di una vittoria e poi un’altra e un’altra ancora. Perchè e così che vuole Brunel.