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FIR E DINTORNI

UN RICORSO IN APPELLO CONTRO L’INGIUSTIZIA. IL CASO FERRARO.

E’ il 23 dicembre 2012, si gioca Viadana vs Calvisano. Dopo tre minuti dall’inizio della partita Luigi Ferraro, giocatore del Calvisano, colpisce a freddo al volto Riccardo Pavan. L’arbitro non vede nulla, vede solo Pavan uscire dal campo con il volto distrutto; Viadana oppone ricorso e mostra i filmati, il gesto appare così alla Commissione di Giustizia sportiva in tutta la sua cruda cattiveria, antisportività e violenza e sono 7 mesi di squalifica per Luigi Ferraro.

L’Italia, si sa, è il paese del secondo appello, Calvisano ricorre proprio in appello: è marzo, sono passati due mesi dalla squalifica e  la Corte d’Appello della giustizia sportiva dichiara che due mesi sono sufficienti , dichiara che la sentenza di 5 mesi più 2 per circostanze aggravanti diventa 2 mesi e basta. Ferraro può tornare in campo dal 24 marzo, casualmente quel giorno potrebbe essere molto utile l’ex-Aironi ai bresciani, c’è Prato-Calvisano, match clou.

Pavan non ama la pubblicità su questo caso, non ama nemmeno venga riproposto, lui vorrebbe venisse tutto sepolto, perchè è brutto ricevere una cosa così, ti segna per sempre. Ci perdonerà però il Pavan se non possiamo fare a meno di scriverne, non di lui  e tanto meno di Luigi Ferraro qui si parla ma di sport, si parla di rugby e chi infanga lo sport ed il rugby dà fastidio  e tacerne è pura complicità. Quindi siamo alla vittima, Riccardo Pavan, la quale dal pugno ricava una tripla frattura alla base dell’orbita dell’occhio destro. Delle tre fratture una è soggetta ad intervento chirurgico presso l’ospedale di Treviso, gli viene diagnosticato uno stop dal campionato di 90 gg, tre mesi, ad oggi Pavan infatti non è ancora tornato in campo, difficilmente sarà disponibile prima della  giornata del 6 aprile perchè serve tempo per rientrare dopo aver iniziato a fare contatto in allenamento.

Per la vittima viadanese del fattaccio uno stop di 3 mesi e mezzo, per il colpevole del Calvisano solo 2. Ingiustizia è fatta con annessi tanto di pensieri cattivi che questa sentenza ci propone memori dell’andreottiano insegnamento che ” a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.

Cosa vorreste che si scrivesse ora?  Dei valori del rugby, della sportività, dei principi etici, oppure qualcuno vorrebbe addirittura ce la prendessimo con i giocatori, che invece , dal momento in cui si è fischiato la fine della partita quel 23 dicembre, non c’entrano più nulla in questa vicenda. Giudizi su questa “giustizia” sportiva ne sono già stati dati, lo scandalo è evidente, chi ha subito sconta maggior pena di chi ha provocato.

Questa vicenda può sporcare il nostro sport, è un brutto precedente, è un marchiano errore fatto come e perchè ora non conta, conta trovare una via di uscita e una via di uscita c’è. Faccia Calvisano quel che la giustizia sportiva non ha saputo fare, compia un gesto riparatore, non verso Viadana ma verso tutto il rugby, verso tutto il movimento, Calvisano si astenga dallo schierare in campo o in panchina il proprio giocatore fino ad almeno una settimana dopo il rientro in campo del viadanese ferito. Dimostri Calvisano che l’etica del nostro sport è più forte di una sentenza sbagliata, si dimostri ancor più degna di quello scudetto tricolore che il vero merito sportivo le ha consegnato la scorsa stagione, ci dimostri che nel suo ricorso in appello cercava clemenza non ingiustizia.

Anche io mi appello: al rugby.

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