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FORZA RUGBY

SE TUTTO IL MONDO FOSSE PAESE…

Paese è una cittadina di ben oltre ventimila abitanti poco fuori Treviso, direzione ovest, verso l’aereoporto; Paese, come ogni altro posto grande o piccolo in provincia di Treviso, ha la sua storia ovale ed una Società che  è stata ed è in Serie A.

Non è obbligatorio ci  sia dappertutto ma a Paese evidentemente va di moda il buonsenso ed in un comunicato stampa di questi giorni la Società trevigiana rende palese una indiscrezione che gli ambienti del rugby avevano già captato: il Rugby Paese alla Serie A ci rinuncia.

L’ A.S.D. RUGBY PAESE preso atto che la struttura del Campionato di serie A rimarrà la stessa, effettuate le opportune valutazioni con gli sponsor di riferimento e accertato che non ci sono le condizioni economiche per affrontare la nuova stagione sportiva 2013/2014 in serie A, annuncia che nella prossima stagione sportiva chiederà alla Federazione, l’iscrizione al Campionato di Serie B“.  Niente serie A, ci rinunciano, quelli di Paese si tengono la soddisfazione di aver gestito una annata vittoriosa, ma non intendono mettere a rischio la stessa esistenza della loro Società  per pagare trasferte ed altri amenicoli necessari in A.

C’è la crisi e ci sono pochi soldi,  “la società ci tiene a chiarire che non ha debiti verso terzi ma si trova nella situazione di pensare realisticamente e molto serenamente al futuro” e soprattutto che “in una stagione sportiva non c’è solo la prima squadra da gestire ma ci sono anche i costi di gestione di tutto il settore giovanile, i costi di manutenzione e i costi per le utenze che negli ultimi anni hanno avuto un incisivo aumento”.

Si chiama anche “Scuola Rugby Vendramin” ed è il prestigioso settore giovanile del Rugby Paese, ottima tradizione, buoni coach, talenti in vista e tanto sano divertimento ovale; non è solo bello ma è soprattutto intelligente e realistico che nel comunicato stampa di rinuncia alla Serie A il Rugby Paese abbia trovato spazio per ricordare quanto sia importante  questa “necessità”: la gestione del settore giovanile.

Il Rugby Paese entra nella cronaca ovale di questi giorni non per  una conquista ma per una rinuncia fornendo inconsapevolmente a molti un  esempio, una decisione dolorosa che ha portato i trevigiani a mettere il rugby davanti alla vanagloria. Un inconsapevole esempio al quale i paesani avrebbero volentieri fatto a meno ma che piace da queste parti per trasformarlo in un utile ma anche scontatissimo consiglio.

Balziamo allora nel Campionato maggiore, l’Eccellenza, che è abitualmente percorso da situazioni economicamente imbarazzanti;  le ultime due sotto gli occhi di tutti, Prato e Crociati, dovrebbero essere le prime che, prendendo atto della loro situazione di grande crisi, dovrebbero prendere in considerazione una sana rinuncia alla Eccellenza. Il problema delle Società non iscritte o retrocesse a mezzo carta bollata invece che sul campo è talmente concreto nel massimo campionato che pare faccia parte del suo panorama promozioni-retrocessioni, una specie di play-off o play-out a colpi di bilanci consuntivi. La stessa neo-promossa in Eccellenza di quest’anno, la UR Capitolina Roma, si era dileguata dal Campionato di Eccellenza per rinuncia nel 2009, lasciando il “titolo sportivo” proprio a L’Aquila che è retrocessa quest’anno.

Ci sono le onorevoli rinunce, come quelle di Paese rinunce che hanno dietro un progetto vero, molto più vero di certi altri che nel loro campionato ci vogliono stare per forza, contro ogni ragionevolezza e che, per farlo, vantano proprio un progetto che poi si traduce, a stagione in corso, in una mina vagante per tutto, proprio tutto, il campionato che frequentano.

Se tutto il mondo fosse Paese ci sarebbero campionati più realistici e sinceri, ci sarebbe qualche scuola di rugby giovanile in più,  ci sarebbe anche qualcuno fra quelli con il timone in mano che dovrebbe fare i conti con la realtà del rugby che dirige rinunciando, anche lui,  a certe artificiose, inconsistenti, vetrine o a doverle nascondere quando, inevitabilmente, vanno in frantumi.

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