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AFFARI ESTERI

“CI SONO DUE CASI IN CUI L’UOMO NON DEVE SPECULARE IN BORSA: QUANDO NON HA I SOLDI E QUANDO I SOLDI LI HA” (Mark Twain)

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I soldi non fanno la felicità e fino a qui non ci piove, ma possono davvero distruggere il panorama ovale europeo? Su questo due goccette invece già le sentiamo.

Non esiste teoria più astrusa di quelli che dicono che lo sport ed i soldi sono una cattiva combinazione, quando il denaro si presenta agli alti livelli ed è ben gestito è un tocco fatalmente positivo per qualsiasi sport e, da queste parti, ci si augura ne cada molto, e presto, anche sul rugby italiano anche se non se ne vede all’orizzonte per ora la reale possibilità.

La cosa che rende abbastanza squallido, ad oggi, il panorama della disputa europea sui nuovi trofei continentali  è proprio il  fatto che, dietro tante dichiarazioni di principio dei mesi scorsi, sia emerso il vero ed unico motivo che ha scatenato l’inferno e che oggi lo tiene ancora in piedi: la montagna di soldi che, attraverso contratti tv, ha già coperto il rugby inglese e presto coprirà quello francese.

Volendo allora spaccare con l’accetta la contesa europea fra team inglesi ed ERC sulla futura Heineken Cup ed Amlin Cup e l’appoggio più  o meno visibile dei francesi si trova che tutto gira intorno al contratto da 150 milioni di sterline, milione più milione meno, che la Premiership inglese ha firmato con BT per i diritti televisivi di tutti i team inglesi. Far vedere in tv le partite per quel prezzo è però un costo importante che ha bisogno di match sempre molto interessanti, grandi campioni in campo e competitività aumentata per gli sponsorizzati britannici. Ecco allora scatenata la guerra da parte degli squadroni del rugby di Sua Maestà verso il resto d’Europa e soprattutto verso ERC “colpevole” di aver già ceduto i diritti tv delle coppe europee, legittimamente, a SKY. Sempre per gli stessi motivi i francesi, che riceveranno una montagna di milioni a breve dai nuovi contratti interni con le tv, saccheggiano i talenti di mezza Europa, ormai in Francia ci giocano mezze Nazionali di tutto il continente e buona fortuna a quella francese.

E l’Italia? Purtroppo è nella posizione dei vasi di Don Abbondio ed  ha preso l’unica posizione possibile, si è messa accanto alle istituzioni ERC e aspetta di vedere come ce la caviamo. Intanto i nostri team marcano la differenza con le contendenti inglesi e francesi: gli astri della Nazionale in forza a Treviso si prendono 83 punti in due partite da Ulster facendone solo 3,  i federales professionisti delle Zebre vanno a prenderne 64 in un sol colpo dai Saracens a casa loro che, dopo i 39 presi in casa, fanno 103. I campioni di Italia del Mogliano ne prendono 63, a zero, da Bath su in Inghilterra, il Viadana arriva a prenderne 80 da Bayonne che nel campionato francese è penultimo. E’ solo una questione di soldi?

Forse è questo il problema italiano, adesso la differenza con i club anglo-francesi si vede ancora di più e non è una questione di soldi. Tutto il rugby italiano ha perso anni ed anni di lavoro, ha perso posizioni su posizioni in preparazione e non solo nel ranking, ha perso terreno sul campo prima che altrove. I soldi non sono arrivati anche per questo ed ora, quando le superpotenze europee si scannano per denaro sonante, noi italiani dobbiamo ammettere che anche se ne avessimo un po’ di più ancora non basterebbe. E’ un problema solo italiano? Se il problema è la crescita del rugby europeo allora non è solo un problema italiano a meno che Francia ed Inghilterra non decidano che bastano da sole per fare rugby nel vecchio continente, ecco allora che la loro speculazione in moneta sonante sul rugby europeo avrebbe fatto il danno definitivo, un danno che colpirebbe inevitabilmente anche loro. La riduzione del rugby europeo a solo dilettantismo con i soli club anglo-francesi in grado di fare Alto Livello smonterebbe tutto, anche il Sei Nazioni. Giocattolo rotto e fine del rugby in Europa ma la cosa varrebbe per tutti.

La “guerra” è ancora aperta ma, in Italia c’è un problema e, non nascondiamoci, non sono solo i soldi, in Francia ed Inghilterra ne hanno un altro e, lo ammettano, non sono ancora capaci di gestirli, i soldi.

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