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FIR E DINTORNI

PRIMA O POI SARA’ UN CAMPIONATO ITALIANO A GUIDARE IL NOSTRO RUGBY

dice il saggio

dice il saggio……

Ho letto recentemente cose sagge da gente saggia che scrive su web saggio, talmente saggio che non emette citazioni che non siano di altra gente, evidentemente saggia, che scrive però solo  in lingua inglese, roba forte insomma. Ho letto da questi  che una ripartenza del campionato italiano, una sua riproposizione in grande stile e magari un contestuale ritiro da quello straniero delle nostre franchigie sarebbe una iattura, un passo indietro e cose del genere ma tutte molto brutte.

Il rugby italiano prima o poi dovrà scegliere una sua strada, dovrà averlo un suo campionato, un pubblico di appassionati sufficientemente vasto che possa andare a vedere una partita di campionato in numero sufficiente da scoraggiare le Club House  a distribuire il caffè facendolo con la moka. Prima o poi qualcosa dovrà accadere, i fautori del “ora e sempre Celtic League” o magari del “tutti in Premiership” se la mettano via, prima o poi li toccherà vedere un Campionato italiano. Si deve solo decidere se sarà nel 2015 o chissà quando ma, ormai è dimostrato, diversamente il rugby in Italia forse non dura.

Oppure dura si, ma come appendice del TOP14, del SuperXV o di altro, un pubblico che sarebbe una elite, legata alla TV, alla diretta via satellite, che si lega a marchi esteri e gestisce una passione che, a differenza dello slogan federale, non sarebbe  italiana.

Il Campionato italiano c’è sempre stato, ha portato persino quei “saggi esterofili” a guardarsi il Sei Nazioni vestito di azzurro, ha gestito campioni che sono arrivati nelle loro autorevoli Nazionali del Sud del mondo, ha costruito vittorie epiche della Nazionale e una serie innumerevole di “sconfitte onorevoli” , queste ultime poi negli ultimi quattro anni si sono moltiplicate in via esponenziale, sarà stato l’effetto celtico.

La questione su quando dovremo affidarci ad un Campionato italiano per dire la nostra nel rugby moderno e mondiale è aperta, certo quello che c’è oggi non è utile e la crisi economica ha tagliato le gambe ai club forse molto più di quanto non siano riuscite le politiche federali. Resta il fatto che tutto intorno a noi dimostra, la “guerra” in Galles o la chiusura sudafricana delle frontiere,  come le cose buone le devi imparare dai migliori ma prima o poi te le devi saper fare da solo altrimenti “sei fuori”. Non si resta apprendisti a vita.

Prima o poi sarà così, forse è addirittura ineluttabile, sarà un campionato italiano a otto, a dieci, a ventisei (???), ora non è questo il punto, ma sarà un campionato italiano a tirare la Nazionale, speriamo solo di azzeccare bene i tempi perchè, attenzione, ad arrivare in ritardo nelle cose c’è pericolo di perderle, lo diceva un tipo, un tipo saggio, non parlava inglese, un padovano di tanto tempo fa: “periculum in mora” (Tito Livio).

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