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AFFARI ESTERI

NAZIONALI FRA SCUOLE DI RUGBY E CAVILLI. I CASI ARMITAGE ED AMBROSINI

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La notizia che Steffon Armitage, flanker del Tolone classe ’85, già nazionale inglese possa riversarsi nella nazionale francese di rugby sia di Seven che del XV non è così inoffensiva come si vorrebbe far passare. Esiste infatti una regoletta IRB che lascerebbe al giocatore proprio questa possibilità, tutto regolare? Vedete un po’ voi.

Dunque, Armitage ha già collezionato 5 caps con la massima Nazionale di Sua Maestà ed il suo faccione è pur sempre e tutt’ora nella bacheca della RFU ma è proprio una regola, legittima, della federazione inglese ad aprire le porte al cavillo IRB: trattasi della norma sugli oversea players che stabilisce che va nella Nazionale inglese solo chi gioca nei campionati inglesi.

E’ vero che Armitage è un  caso di migrante, è nato a Trinidad e Tobago, ha passato la sua gioventù rugbistica anche nella francese Nizza e dopo aver difeso i colori di Saracens e London Irish sono tre anni che sta al Tolone in compagnia di molte altre stelle, resta però  il fatto che la possibilità di indossare una maglia nazionale dà fastidio sia regolata da cavilli burocrati.  La cosa ricorda la storia di Steven Shingler  che si dibatteva nel “dubbio” se giocare nella Nazionale gallese o quella scozzese, la sua mamma infatti è scozzese, ma che, nel suo vagar maditabondo, tralasciava il fatto aver già giocato nella Under20 gallese: la disputa fra WRU e SRU non si risolse con il buon senso ma fu necessario l’arbitrato dell’IRB.

Questa notizia di Armitage ha il profumo tipico dell’estate ma racchiude comunque dentro di se alcuni spunti che dobbiamo permetterci di analizzare proprio in questi giorni che il Gazzettino, per mano di Walter Pigatto, si è messo a fare i conti di quanti oriundi o stranieri hanno raccolto caps nella Nazionale italiana.

Partiamo allora dalla questione dell’oversea players: hanno ragione gli inglesi che, per mille motivi e non ultimo quello di preservare la propria scuola e vetrina del rugby, non ammettono in Nazionale coloro che giocano all’estero? Ricordandoci che questa regoletta sta per trovare spazio anche nell’Argentina. Arriviamo adesso al caso di Steffon e poniamoci il dubbio se un giocatore può difendere nella sua carriera colori di diverse Nations del rugby.

Planiamo ora in Italia, esiste un minimo “sindacale” o di “buon gusto” al numero di oriundi o stranieri in Nazionale o il paravento della regolette che ci siamo scritti  per far giocare Tizio e Caio sono comunque rugby e “scuola” italiana?

James Ambrosini, mediano di apertura, classe ’91, nato a Brisbane (Australia), ha militato nelle nazionali giovanile del suo paese, l’Australia, è arrivato alla Benetton Rugby nel 2012 ed ha giocato qualche scampolo di partita in due anni. E’ adesso eleggibile per la massima Nazionale italiana ed ha già giocato per la nostra Nazionale Emergenti nell’ultimo disastroso tour di giugno a Tblisi. Ambrosini è una “importazione programmata” peraltro eseguita dal promotore dei migliori slogan su “scuola e territorio”:  Vittorio Munari. E’ questa la “formazione italiana”? E’ il caso Ambrosini il futuro del nostro rugby?

Il caso Armitage è uno dei tanti e gli argomenti intorno alle convocazioni nelle Nazionali sono, come si è visto, moltissimi. Il rugby mondiale continua ad ondeggiare, nella sua interpretazione del concetto di cosa sia una Nazionale di rugby, fra il fatto sia il prodotto di una Scuola di rugby, Nation appunto, tema caro ai tradizionalisti o, al capo opposto, sia solo una selezione di giocatori a cui insegnare bene l’inno nazionale. L’Italia farebbe bene a porsi il problema con grande urgenza ed il perchè è sotto gli occhi di tutti.

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