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FIR E DINTORNI

ALLA NAZIONALE MANCANO I CLUB, NUOVI INDIZI DA LO CICERO E BRUNEL

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E’ una storia che si ripete, è un concetto talmente utilizzato da queste parti che ad alcuni di voi verrà il proverbiale “palletico” ma tocca parlarne ancora ed ancora non se ne può fare a meno. Si parla della “organizzazione” del rugby in Italia, della pletora di Accademie e dell’affossamento del sistema dei Club, si parla dell’accentramento del rugby nella sola Federazione e dello svilimento del territorio. La solita cosa che trova però in questi giorni due nuove dichiarazioni stampa interessanti collegate al giro della Nazionale, il Barone Lo Cicero ed il CT Brunel.

E’ chiaro che la massima rappresentazione della esclusione dei club dal cuore pulsante del rugby sia stato la mortificazione del massimo campionato italiano, l’Eccellenza, negli altri paesi di fatto sorridono del fatto che da noi non ci sia un “massimo campionato” degno di questo nome ma la scelta, verticalizzata nell’era Gavazzi, è stata quella, lo si deve ripetere anche qui, di creare la filiera Accademie-Squadre celtiche-Nazionale, questo per la FIR è quello che conta.

Il primo indizio arriva dal Barone, dice Andrea Lo Cicero in una intervista di questi giorni: ” Il Campionato di Eccellenza è abbandonato a se stesso. La Federazione ha scelto di sostenere spese grosse per altri campionati ma così l’Eccellenza non crescerà mai. Bisogna investire, renderlo un campionato importante, aiutare i club. Guarda in Francia…in Francia hanno scelto di investire massicciamente sul campionato e i risultati sono arrivati. Vero che hanno preso molti stranieri, ma hanno anche tutti i nazionali. La Federazione ha investito sui club, è diventato il campionato più duro e tutti comprano i diritti tv per seguirlo”. 

Tutti i Nazionali francesi giocano nel proprio massimo campionato. La cosa è successa anche da noi per qualche anno, quando si sono scelte le due squadre per la Celtic League molti sono stati i ritorni sul suolo patrio salvo oggi aver visto il flusso contrario con molti giocatori che se ne vanno e, dopo cinque anni di Celtic, il CT della Nazionale ancora è costretto a scegliere l’ossatura della Nazionale, dal Capitano ai piloni, dalle apertura alle seconde e terze linee in buona parte nei club in giro per l’Europa e non in Italia.

Altro errore in cui la Federazione è clamorosamente caduta con la programmata decadenza del Campionato di Eccellenza è stato il dover trasferire i giovani promettenti direttamente nelle franchigie perchè, mancando di qualità il livello inferiore ma soprattutto non volendolo valorizzarlo per non dover ammettere l’inutilità di un sistema Accademie enorme come quello odierno,  l’Eccellenza non è in grado di soddisfare oggi i parametri richiesti.

La vera delusione sono però le franchigie che hanno bucato anche la peggiore previsione raccogliendo in quattro anni e mezzo di Pro12 (nelle varie denominazioni) ripetute sconfitte e sonore batoste, pochi i risultati, venuti solo da Treviso, grandi quantità di tristezza sempre e per tutti nelle Coppe Europee.

Così tocca a Brunel darci il secondo indizio, lo fa senza volerlo, mica può lui cozzare contro la FIR ma relativamente al “lavoro” delle franchigie celtiche non ha mezze misure quando, in una intervista al Corriere dello Sport, riferito alla base ristretta di giovani  ed alla scarsa  crescita di questi  dice che “perdendo quasi ogni sabato è difficile crescere mentalmente“.

Già, magari avendo un sistema di club strutturato che giochi campionati via via crescenti in termini di qualità … .

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