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AZZURRI

BRUNEL: IL POLITICO TRAVESTITO DA COACH?

PRINCIPE

Un minuto dopo il il fischio dell’arbitro che decreta la fine di Italia-Galles lo stadio è già praticamente vuoto, sono rimasti i gallesi, erano davvero tanti, c’è ancora qualche migliaio di tifosi italiani che non faranno nemmeno un applauso al tentativo di giro di campo degli azzurri, tentativo che si spegne già nel primo passo al centro del campo. La delusione è talmente tanta che la gente è letteralmente fuggita via. Perdere non diverte più nessuno, così poi è davvero umiliante, persino il piazzale del terzo tempo è semivuoto, che non c’è niente da festeggiare; sono rimasti quelli del dragone in migliaia a vedere sul maxi-schermo Scozia-Irlanda che per loro significa molto, ci sono anche italiani a vedere quella partita, che il rugby è sempre bellissimo ma quello degli altri ogni giorno lo diventa un po’ di più.

Per questo popolo deluso e forse anche un po’ arrabbiato c’è un Coach in Sala Stampa, Jacques Brunel, che dice di non sapere come sia potuto accadere lo sfracello che tutti hanno da poco visto, dice letteralmente “non mi spiego”, “non ho spiegazioni”, rimanda ai giorni successivi bilanci e considerazioni, tanto lui sa che non gliele chiederà più nessuno, che la cosa svanirà fino alla sua prossima lista di convocazioni. In una azienda  normale un dirigente che certifichi così tanti insuccessi e poi dica un banale “non so” fa le valigie in due secondi, o gliele fanno fare, lui no, lui aspetta la contropartita. Come questa non fosse il lauto stipendio che percepisce.

Eppure i giornalisti sono chiari, chiedono notizia delle sue dimissioni, ma Brunel dice “non dipende da me“, il Jacques è un mago della politica più che del rugby, sa che la sua figura di sconfitto piace al Presidente Federale, infatti subito dopo Gavazzi dirà ancora una volta “Brunel non è una mia scelta” e così un disastro azzurro senza precedenti diventa, a tre anni dalla sua elezione, una colpa da addossare a “quello di prima”. Tutta politica poco rugby, Brunel in questo è in piena sintonia con il Presidente ma potrebbe essere che questo gioco, ora come ora, non regge più.

Non c’è più rugby in Brunel, stanco, sconfitto e senza idee, un Coach che non solo non ha fatto crescere il nostro rugby ma lo ha fatto sprofondare nell’abisso. Quindicesimi nel ranking della World Rugby, adesso ci ha superati anche la Georgia, record di sconfitte e record di giocatori utilizzati, record di punti subiti e via così nel buio.

A Brunel rimangono solo quelli che dicevano un anno fa che non bisogna cambiare Coach così vicino ai Mondiali.

Adesso i campionati di Londra sono ancora più vicini e le sue dimissioni sono la cosa giusta che il Brunel non ha più senso. Il francese non ha risultati da portare al Mondiale e non ha un progetto, ogni mese sottratto a lui è un mese guadagnato per rifondare la Nazionale che tanto i Mondiali anche questa volta li guarderemo per vedere il rugby degli altri mica il nostro.

Troppa politica e poco rugby con questo Coach, ecco il primo passaggio imperdonabile che va addebitato al francese, il resto se non se lo spiega lui cosa volete che possano dire gli altri, quelli che entrano sereni all’Olimpico pagando il biglietto ed il suo stipendio?

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