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FIR E DINTORNI

ARBITRI SOTTO ACCUSA: SALE LA TENSIONE

Marius MItrea

Marius Mitrea

Da sempre è particolarmente interessante, soprattutto in Italia, prendersela con gli arbitri, diamo ora uno scossone alle anime candide:  il rugby non è esente da questo. C’è però qualcosa che non va se, dopo anni di silenzio, ora l’arbitro si trova al centro di una bufera.

Bufera tecnica, troppe contestazioni evidenti sull’operato dei fischietti, bufera sportiva, troppa tensione dagli spalti ed in campo contro gli arbitri, bufera giudiziaria, troppo arbitri al centro di sanzioni contro tesserati. Qualcosa non funziona.

Prendiamo due esempi forti e recenti. Partiamo dai 10 mesi di squalifica presi da Massimo Cuttitta, allenatore della mischia de L’Aquila, meno di un mese fa per aver offeso e minacciato l’arbitro del match Lyons vs L’Aquila perso da questi ultimi. La cosa, passata su web e stampa con molto tatto e fin troppa discrezione, pare proprio per volontà del CNAr e del suo Presidente, è invece gravissima perchè l’allenatore degli abruzzesi avrebbe di fatto aggredito l’arbitro con tanto di presa al collo. Un’aggressione fisica che dimostra come le condizioni degli arbitri che vanno in campo siano ogni giorno sempre più difficili.

Due mesi di squalifica le ha prese Enrico Toffano, Presidente del Petrarca Rugby, che dopo il match dell’ultima giornata di Eccellenza ha pesantemente redarguito, solo a parole, l’arbitro di giornata. Il Presidente del Petrarca ha poi ammesso la propria “colpa” sulla stampa ma ha anche contemporaneamente sottolineato il pessimo arbitraggio che aveva “subito”.

Esempi più o meno pesanti di tensione contro gli arbitri ce ne sono molti. Uno di questi sarebbe proprio riferibile al super-arbitro internazionale italiano Marius Mitrea che, forse proprio per “ascoltare” lo sfogo di Toffano, è stato mandato a Padova a dirigere la prima semifinale Eccellenza dei padroni di casa contro il Calvisano ed ha fatto una pessima figura. Pesanti contestazioni su web e stampa contro Mitrea, Enrico Toffano ha potuto dire poco per l’occasione: si era già giocato il bonus.

L’arbitro italiano di rugby soffre oggi moltissimo. Soffre una gestione generale di scarso contenuto tecnologico, un gruppo arbitri decisamente appesantito da moduli e burocrazia, corsi di aggiornamento al passo con “altri” tempi, la dipendenza funzionale e gerarchica da un Ufficio storicamente “concorrente” ed interno alla FIR (la sezione tecnica di Franco Ascione), quest’ultimo un downgrade che costringe ad una interpretazione del ruolo meno stabile e serena. Oltre a questo va anche detto che la attuale gestione del CNAr ha ridotto i rimborsi/compensi economici degli arbitri, per i fischietti italiani il mondo evidentemente gira al contrario.

Metti tutto questo insieme e poi fischiare diventa ancora più difficile di quanto hanno fatto le recenti direttive della World Rugby.

Risulta peraltro singolare, ma sicuramente indicativo del momento difficile per i fischietti, che la voce “arbitri” faccia parte anche dei programmi elettorali per il prossimo rinnovo del Consiglio Federale FIR. Si legge infatti sulla prima bozza di programma di “Pronti al Cambiamento”, il gruppo rappresentato da Marzio Innocenti, la volontà a ripristinare:”Completa autonomia operativa del Cnar per avere la massima imparzialità degli arbitri e garantendo condizioni di parità nell’accesso dell’attività arbitrale…“.  Cose scontate ma evidentemente scomparse dallo scenario dei nostri arbitri.

Un brutto clima che si condisce con la mancanza di nuovi arbitri italiani adottati dai livelli internazionali. Insomma, pensateci un po’, abbiamo mandato Zebre e Benetton Treviso a giocare in Pro12 per far crescere i loro giocatori ma quante partite di questo campionato sono fischiate da arbitri italiani? Pochissime. Gli arbitri allora come fanno a crescere? Inoltre, perchè il Board del Pro12 non vuole arbitri italiani?

Condizioni di difficoltà operativa, brutte prestazioni in campo, clima teso. L’arbitro di rugby italiano, figura che dovrebbe essere quasi invisibile nel contesto di qualsiasi sport, è troppo centrale, sta nei pensieri di troppe persone che non hanno il fischietto la domenica. Non va bene, servono soluzioni rapide, per il bene di tutto il nostro rugby. 

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