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FIR E DINTORNI

RIPARTIRE CON CORAGGIO

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Avremmo tutti voluto che l’estate trascorresse con la solita pletora di notiziuole da spiaggia, quelle cose che trascorrono fra i test estivi incrociati dell’Eccellenza, le notizie dal sud del mondo e qualche puntatina nei gossip ovali, roba minima insomma. Invece non è andata così. Prendere in mano questa nuova stagione del nostro rugby e poi buttarcisi dentro, guardarla e mettersi a vivere con lei è quest’anno una operazione almeno complicata.

Sicuramente uno dei motivi scatenanti di questa “complicanza” in Italia è dato dalle imminenti elezioni federali, molte brutte cose sono definitivamente venute a galla grazie all’imminenza di cotanto appuntamento ma di questo magari potremmo anche avere una soluzione a portata di mano, proprio durante l’estate infatti si è candidato ufficialmente il Presidente federale uscente per la sua riconferma nel ruolo, il suo programma elettorale parla di come nascondere la polvere sotto il tappeto. Fosse tutto lì il problema sarebbe quindi risolto.

Invece non basta. La federazione ha un Bilancio Economico forse tarocco, sicuramente in perdita, comunque ad oggi un Bilancio non ce l’ha proprio, il problema vero è che a qualcuno tutto questo sembra questione di lana caprina invece sono cose grosse. Il rugby italiano ha il fiato corto, cortissimo, il rugby di periferia, quello dei club, quel rugby già senza risorse, senza ancora, senza giubbotti di salvataggio scopre così definitivamente oggi di essere povero e malatissimo nella suo centro vitale. Quel centro che l’attuale dirigenza federale, in una autentica quadriennale follia accentratrice, ha voluto unica espressione del rugby, unico detentore di qualsiasi decisione, sia in ambito tecnico che in quello della formazione dei nostri giovani, unico organizzatore di campionati, proprietario di team di Pro12 e via così, quel “centro”, la FIR, è decisamente malandato.

Insomma tutto è stato accentrato nella Federazione, l’unica ad avere i soldi in Italia, si diceva, invece i soldi adesso sono finiti, adesso ci sono i debiti. 

Non bastasse e tralasciando il punto zero da cui O’Shea è dovuto ripartire con la Nazionale guardiamo ai campionati.

I team di Pro12 sono a mezzo servizio, le Zebre forse in fallimento ma sicuramente senza una squadra e quelli di Treviso ancora una volta sono “a tutta volontà”. Il nuovo tecnico Benetton ci proverà ma gli uomini di Zatta sembrano sempre di più un’isola nel deserto, pessima posizione nel nostro sport.  

Il massimo campionato di Eccellenza riparte ancora una volta con la marcia ridotta, le società ce la mettono tutta per dargli gas ma le sue qualità pare resteranno ancora sconosciute ai più anche quest’anno. Anche tecnicamente l’Eccellenza comincia a mostrare alcuni mancamenti; le scelte giovanilistiche, forzate e non, degli anni trascorsi mostrano il fiato corto del rugby italiano; troppi team hanno ancora dovuto inserire stranieri nei ruoli chiave ed alcuni ruoli in quasi tutte le squadre non parlano la nostra lingua.

Più sotto c’è la Serie A, purtroppo un campionato dello squilibrio; bello ed interessante ma con forze in campo tremendamente diverse fra loro, tecnicamente e, soprattutto, economicamente. Anche quest’anno la Serie A sarà una cosa a se, dovrebbe essere una piattaforma di lancio per il vertice nazionale ed invece è ancora il vertice del dilettantismo. Si merita di più.

L’estate ci ha poi lasciato la notizie che le Accademie del rugby italiano sono KO, adesso lo dicono tutti, di qualsiasi sponda “politica” ed origine tecnica; insomma il rugby dei giovani è stato fino ad oggi mal coltivato, lo sapevamo bene ma ora c’è il nuovo problema che questo rugby sarà pure malaticcio ma la campagna elettorale rischia di essere più forte della cura.

Fermiamoci qui che purtroppo ne avremmo ancora, tutte cose estive però quest’anno tremendamente realistiche e dure per essere cose da ombrellone.

Per ripartire quest’anno ci vuole tanto coraggio e se lo devono dare tutti, tecnici e giocatori, presidenti e dirigenti, anche gli scribacchini e gli scribi, gli aficionados ed i simpatizzanti vari. La questione è molto complicata, specialmente in periferia, nel profondo del nostro rugby, dentro il mondo dei club, tutti devono armarsi di tanto coraggio. La questione è complicata, è tempo di guardare davvero avanti. 

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