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AZZURRI

VINCERE E’ BELLISSIMO E CI COSTRINGE A GUARDARE AVANTI

 

Favaro

Simone Favaro: eccellente

Finalmente siamo costretti a guardare avanti, una cosa che dura solo una settimana, anzi meno, ma mette di buon umore, crea speranza e fiducia, insomma fa molto di più di un banale alka seltzer, grande protagonista del nostro più recente il passato.

Sulla stratosferica vittoria della nostra Nazionale, bella come poche altre volte, contro un Sudafrica un po’ dimesso ma comunque abbattuto prima di tutto dai colpi di maglio della nostra inimitabile difesa, è stato scritto davvero tutto. Un momento di gioia incontenibile ha accompagnato chiunque sabato scorso abbia voluto incrociare i nostri azzurri dell’ovale; molti, al culmine della felicità, hanno capito che essere sereni non basta, vincere è altra cosa, assaporarla fa benissimo a tutti. Fa venire voglia di farlo ancora.

I nostri ragazzi in azzurro oggi sono costretti, davvero costretti, a guardare avanti. L’aria della vittoria impossibile si è dissolta in un pomeriggio, il risultato, rimbalzato sui media di mezzo mondo, ha aperto una nuova vision al team Azzurro ma la sua scadenza è vicinissima.

Vincere con Tonga è il passaggio chiave, lo è sempre stato, lo è due volte adesso, dieci volte, cento volte di più adesso. Non si può vanificare sogno e testa in un solo pomeriggio padovano dopo aver avuto la certezza, all’ombra di Santa Maria Novella, che il sogno è vivo e la testa ben sveglia.

Contro il Sudafrica si è alzata una difesa arcigna e solidissima, il gioco di attacco ha lasciato in bella mostra tutte le sue lacune, così come le rimesse laterali ed altalenante è stata la mischia. Si può vincere con la difesa? Pare proprio di si, Mallett ne era il vate, Conor O’Shea assolutamente no ma la sua partita con il Sudafrica ha fatto capire che il modulo deve essere flessibile. Lo spirito di adattamento della nostra Nazionale è stata la vera arma vincente, eppure c’erano ragazzi davvero fuori dai loro giri normali: guardate il sacrificio di McLean o quello di Giulio Bisegni. Parisse ha lasciato qualche pallone qua e la e, fuori dai vari tripudi, Canna ha dovuto diluirsi nel marasma “Bokke” mentre la meta di Andries van Schalkwyk era molto sudafricana. Sono andati tutti oltre ogni limite con la difesa avanzante, Simone Favaro è stato immenso, poi Padovani ed il silenziosissimo ma efficace Minto. Quando si vince così capisci che hai messo in campo qualcosa che prima non avevi: gruppo, solidità mentale, fiato e fisicità insperata.

Vincere con Tonga è quindi la chiave per la nostra Nazionale, sicuramente quella tecnica ma è anche la chiave di accesso ad un Sei Nazioni diverso, dove stai in gioco, dove il campo può essere anche tuo, dove, per gli avversari, non sei un viaggio in aereo ed un freddo sabato quasi invernale.

Il biglietto strappato a Firenze porta direttamente a Padova per consolidare un risultato sportivo bellissimo e meritato ma anche, purtroppo è così, per darci respiro politico. Respiro per la nostra posizione politica internazionale; la Georgia ha vinto con Samoa (20 -16) e la Romania con il Canada (21 – 16). L’Italia ha fatto ben altro e bel di più. Per questo noi siamo nel Sei Nazioni. Vincere con Tonga significa mettere un punto su questa storia, per un bel po’.

Vincere  con Tonga, contro quella montagna di rugby tutta fisicità e scaltrezza, è poi il giusto coronamento di un sogno più grande, vincere due Test Match autunnali su tre. Sarebbe la certificazione di un passaggio, anche e soprattutto tecnico, che ci lascerebbe ancora una volta solo l’opzione di guardare avanti, prolungherebbe però davvero di tanto quella costrizione, farebbe dire ai ragazzi in azzurro che un certo passato non c’è più, si sta ricostruendo tutto daccapo.

Vista così la vittoria con il Sudafrica è una cosa bellissima ma anche terribilmente impegnativa, l’impresa storica si può fare “epica” ma lo sforzo non è solo di quelli straordinari, molto di più. Eppure ce la stiamo giocando davvero così, una magnifica costrizione. Guardando solo avanti.

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