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AFFARI ESTERI

ITALIA FUORI DAL SEI NAZIONI? LA SORTE DELLA NAZIONALE DIPENDE DAI CLUB

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Sei Nazioni 2017, i capitani

Le sirene inglesi suonano ancora, giornali, Coach, dirigenti, personaggi del grande rugby della rosa, tutti ci vogliono fuori dal Sei Nazioni. Dicono che siamo mediocri, non reggiamo il passo tecnico, siamo poveri di spirito, non abbiamo avuto risultati, dicono che in tutti questi anni ci siamo involuti invece che evoluti.

Considerato che tutto quello che dicono gli inglesi è vero e che qualche giorno fa lo ha detto anche Clive Woodward che con la Nazionale inglese ha avuto 21 caps, partecipato ai tour Britisch & Irish Lions, è stato Head Coach della Nazionale inglese fino ai Mondiali 2003, forse non ci resta che fare i conti con la sorte.

La sorte però gioca dalla nostra parte, ci tocca vergognosamente dire che il contratto con il Board del Sei Nazioni è firmato e per parecchi anni ancora (2024) non se ne parla di mettere le mani al classico torneo senza il nostro consenso. Si potrebbe quindi dire che o Woodward parla bresciano o può ricominciare ad occuparsi di calcio, che è poi stata la sua attività dal 2004 in poi.

Dietro l’angolo c’è la Georgia che al nostro posto nel Sei Nazioni ambisce bavosamente, questi signori hanno pure messo sul piatto una offerta al Board di Euro 10 milioni come tassa di ingresso. I caucasici hanno capito da tempo che è sempre più una questione di soldi e non di ranking e quindi se la giocano con il “danè”.

O’Shea, ovvero colui che si è preso il pesante compito di far pensare al mondo che gli inglesi hanno torto, da buon irlandese la causa magari gli piace pure, ha detto:”Nel rugby moderno bisogna allargare, mai escludere“. Qui casca l’asino. Non risulta infatti  che il rugby europeo si stia comportando così e la esclusione dell’Italia dal rugby che conta è già stata perpetrata con facile successo nel rugby per club. La nascita di EPCR ha già sancito la marginalizzazione dei club italiani, ne è nata l’inclusione dei russi ma, soprattutto, la centralizzazione delle coppe europee fra Francia ed isole britanniche con i “celtici” a fare da efficaci disturbatori al potere anglo-francese.

Al di là del fascino della nostra Capitale e della voglia irrefrenabile dei tifosi inglesi o irlandesi di visitarla in febbraio, c’è invece un altro modo di restare meritatamente nel Sei Nazioni e O’Shea questo lo dice da tempo: bisogna vincere in Pro12 ovvero nel campionato che dividiamo con gallesi, scozzesi ed irlandesi. Questo potrebbe significare mettere anche qualche punto in cascina in Challenge Cup e fare qualche bella figura in Champions Cup. Ecco, questo rovescierebbe tutto. Gli inglesi dovrebbero utilizzare in altro modo le pagine di giornali che puntualmente dedicano al dileggio ed allo sbeffeggio della italica stirpe ovale.

Mai come oggi la sorte di questa Nazionale dipende dai risultati di club, la storia si è rovesciata. La strategia federale sarebbe adesso, volente o nolente, di fronte ad una svolta. la priorità palese è infatti quella di creare la condizione affinchè, già il prossimo anno, Zebre, o chi per loro, e Benetton Treviso, possano essere davvero competitive. Chissà.

Intanto la prossima domenica l’Italia gioca il Sei Nazioni a Twickenham, contro l’Inghilterra.

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