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AFFARI ESTERI

PRO14: STORIA DI TOPOLINO, MONTAGNA E DESTINO

PRO14 2

L’estate è nel vivo e tutti i nodi vengono al pettine, oppure no, almeno per quelli del neonato Pro14 i nodi devono ancora venire e per ora si sono solo procurati il pettine. In tutti i casi la presentazione ufficiale del nuovo campionato ex-celtico è stata fatta, ci sono le due sudafricane, le due conference, i derby tripli, le fasi finali fin dai “quarti”, il tentativo di creare “pathos” è stato pianificato nel miglior modo possibile, vista la situazione oggettivamente difficile.

Inutile soffermarsi sulla snaturalizzazione del torneo organizzato dalla Lega celtica, è palese ma lo era già quando sono entrate le italiane anche se lì si poteva ancora parlare di “area Sei Nazioni“, qui invece le sudafricane lasceranno il loro posto ad altri quando alla fine della stagione sarà il momento di far la conta per entrare nelle coppe europee.

Il Pro12 soffriva l’evidente complesso di essere il terzo campionato in Europa dopo Top14 francese e Premiership inglese, così si è trasformato in Pro14. Fatto tutto, letto i calendari, i suoi incroci e scoperto il metodo elaborato per trasferte si scopre che l’ex-Pro12 in versione allargata è rimasto il terzo campionato d’Europa da tutti i punti di visti, primi fra tutti quelli economici, solo che ora è un po’ meno europeo.

I nostri team ex-celtici si scontreranno con squadre di un altro mondo, un evidente sintomo di come il rugby in Europa sia assolutamente bloccato, non cresca, sia assolutamente fermo. Non c’era una soluzione europea. Soprattutto non c’erano i soldi e questo rugby segue i soldi.

World Rugby ha detto di essere felice della cosa del Pro14 e gioisce? Ma di cosa? Il Pro12 si è prestato per mero interesse economico a salvare la faccia del Super Rugby che sta collassando, per farlo ha accolto due team sudafricani e lo ha fatto principalmente perchè i team “celtici” se la passano mica tanto bene, hanno bisogno di soldi e non ci sono altri team in Europa che possano sostenere una competizione di quel tipo. C’è poco da ridere.

Piaccia o no questa storia del Pro14 pare la montagna che partorisce il topolino e la cosa regala il metro di come in giro per l’Europa di problemi ce ne siano molti, molti, molti altri, oltre ai nostri.

Questo rugby che insegue i soldi invece che la propria crescita o che, peggio, confonde pesantemente la seconda con la prima non può avere vita lunga.

Se il parametro devono essere i soldi allora è bene sottolineare che il il ricchissimo campionato francese del Top14 ha dietro di se un mondo umano immenso, che vive gomito a gomito, stretto di provincia in provincia, di città in città, gioca a rugby e si scambia direttamente esperienze su più livelli. Il campionato inglese è la stessa cosa. Da lì nascono prima i campioni, poi risultati e …. soldi.

Il Board celtico pare aver voluto stravolgere questo meccanismo cambiando la sequenza in : soldi, risultati, campioni. Insomma questo nuovo campionato Pro14 nasce con propositi e si veste di colori che sono un po’ il contrario di quello che c’è in Francia ed Inghilterra, questo Pro14 è la trasposizione di territori su un altro piano e la loro disposizione distante, fuori portata rispetto al mondo del rugby che dovrebbe invece respirare di loro con quotidiana abitudine.

Alla fine l’augurio è convintamente sempre lo stesso, che questo mondo ex-celtico ci regali del buon rugby e faccia divertire, che sappia essere buon viatico per i nostri ragazzi dell’ovale italico e che riesca a far successo in questa nuova formula. Perchè, anche se non piace, è casa nostra e bisogna aiutarla a vincere. In Italia però, un pensierino diverso da questo “destino ex-celtico” forse dovremmo cominciare a farlo.

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