In questi giorni uno dei club più blasonati del nostro calcio ha perso la possibilità di partecipare ad una coppa europea per non aver rispettato degli standard economici. Gli stessi standard economici che non ammettono questo team alle regole UEFA gli permettono però di cimentarsi nel Campionato italiano. Incoerenza o diversa interpretazione del concetto di “responsabilità”?
L’analisi di questo fatto è importante e suggerisce una riflessione che sarebbe interessante facessero anche tutti i rappresentanti dei club di Eccellenza del nostro rugby che si ritrovano per parlare della costituzione della Lega dei Club.
Rispondere alla domanda di cui sopra richiederebbe troppo tempo per oggi ci basta che quella domanda esista. A noi del rugby italiano, così immaturi nella gestione dello sport, basta infatti per ora solo questo.
Il “parametro economico” è una misura fondamentale per verificare se le Società sportive di una determinata competizione sono in grado di ottemperare agli impegni che si sono prese. Sicuramente vale nei confronti del trattamento economico dei giocatori o dei membri dello staff ma anche per il pagamento delle spese mediche, delle attività di recupero dagli infortuni, per la stipula di assicurazioni di alto livello (anche per lo stadio e le strutture sportive gestite, i fatti imprevisti che possano accadere al pubblico ecc. ecc) della copertura delle norme di sicurezza; la autonomia finanziaria di un club e la sua solvibilità garantisce anche i fornitori e l’acquisizione di prodotti di prima qualità per i propri giocatori. Inoltre salvaguarda dalla proliferazione di episodi illegittimi (il doping e le scommesse sono solo la punta dell’iceberg di una casistica molto ampia).
Un club finanziariamente evoluto è in grado di creare interesse intorno a se, sposare logiche di marketing e di promozione per il suo sport, fare reclutamento attivo, intercettare i migliori formatori, concedersi viaggi di istruzione tecnica o clinic evoluti. Così lo sport cresce, i ragazzi crescono, crescono le persone intorno allo sport, tutto ciò che vive intorno ad una Società sportiva cresce, incluse altre Società sportive del suo territorio che allora crescono. Lo sport fa bene e questo tipo di sport ne fa davvero molto. Vorremmo essere questo?
Si potrà obiettare che la condizione sopra riportata è da “professionisti” e che le Società di Eccellenza non lo sono. Giusto e legittimo non esserlo ma allora è profondamente sbagliato pretendere trattamento da “prof” (diritti tv, logica di permit player condiviso, gestione di attività di promozione con il marchio della FIR e/o del CONI ecc. ecc.) se non si ha intenzione di entrare in quella condizione di garanzia e di sviluppo del proprio territorio e del proprio mondo che è tale solo di chi accetta dei parametri “professionali”.
Una osservazione che vale per molte altre. Sapete perchè fino ad oggi nel nostro Campionato di Eccellenza, ovvero il massimo campionato italiano, non sono applicate le norme della World Rugby in tema di tutela della salute dei giocatori e nel caso specifico anche della “concussion”? Per mancanza di soldi.
Quindi il permit player quando gioca in Pro14 è tutelato in termini di concussione secondo le norme internazionali, quel fine settimana che gioca in Eccellenza no. Questa differenza è incoerenza o diversa interpretazione del concetto di “responsabilità”?
Ecco alcuni dei tanti motivi per cui la creazione di una Lega di Club non può esimersi dalla valutazione concreta e tutelante (soprattutto verso i terzi) di precisi e stringenti parametri economici ai quali sottoporre i club. Dobbiamo fare un passo avanti. Davvero.