Padova – Stadio Euganeo
E’ almeno ridicolo ma è accaduto. Il match che la nostra Nazionale deve disputare il 17 novembre in quel di Padova contro l’Australia è stato in forse perchè l’impianto di video-soveglianza dello Stadio Euganeo non era adeguato al controllo di 32.500 persone e quindi lo stadio era stato declassato a 7.500.
Lo stesso impianto tecnologico dello scorso anno quest’anno non andava più bene. Comunicata a mezzo stampa la cosa ha procurato molti pruriti in città e la stessa vendita dei biglietti ha subito un consistente rallentamento (quelli venduti ad oggi sarebbero “solo” 15.000) .
L’allarme è rientrato, il Comune farà montare qualche telecamera in più e tutto è a posto, capienza ritornata a 32.500 ed i tifosi scalmanati ed i noti ultras del rugby saranno tutti sotto controllo.
E’ vero però che al rugby per l’occasione verrà risparmiata, nello stadio di Padova, la decuplicazione dei tornelli di ingresso. Infatti per la pallatonda nello stesso stadio la capienza non potrà andare oltre gli 11.000 spettatori. Qualche credito positivo la palla ovale ancora lo riscuote.
Il rapporto fra il rugby e gli stadi diventa sempre più difficile. Il nostro sport soffre del fatto che ogni impianto pubblico esistente è destinato al calcio. Lo Stadio Euganeo di Padova ha già sfrattato dal suo ambito l’atletica leggera, anche se c’è ancora la pista, forse adesso studia uno sgambetto anche alla palla ovale. Qualcuno in città, soliti maligni, recitano che questo delle “telecamere” fosse solo il primo avvertimento.
Servono solo campi o servono anche stadi? A Roma la FIR si sta preoccupando del recupero dello Stadio Flaminio, progetto faraonico che Alfredo Gavazzi ha condiviso con Malagò, quindi, se la altre aree geografiche del rugby non si muovono, prepariamoci ad un futuro del rugby tutto romano-centrico con Stadio Olimpico e Flaminio dedicati a match azzurri maschili e femminili e magari non solo a quelli (le Zebre).
Resta il fatto che le grandi strutture per gli eventi di rugby sono davvero poche ma che soprattutto le strutture locali sono ancora meno e l’idea di avere a disposizione milioni di euro e poterli investire solo nel Flaminio è una cosa che fa male e punta pesantemente dritta allo stomaco di tutti i presidenti e non solo del rugby italiano che da Catania a Bolzano ce la mettono tutta per darsi un po’ di respiro.
Prima le infrastrutture azzurre o prima quelle locali? Il problema sono i soldi, certo che si, ma forse non è solo questo: è una scelta politica precisa, una pianificazione della nostra crescita che non può essere lasciata al caso o solo alle scelte di altri (il CONI).
Insomma lo Stadio Euganeo è salvo, quest’anno, le terre venete, regione più ovale d’Italia, avranno il loro match azzurro anche quest’anno. Per il prossimo chissà…