Insomma perchè la Francia gioca a Parigi? Se lo chiedono quelli di Planet Rugby (leggi cliccando qui) in un articolo bello corposo di Sam Larner.
Dice il giornalista anglosassone:”Bisogna ammettere che è molto facile raggiungere Parigi ed è incredibilmente ben attrezzata con numerosi hotel, bar e musei È anche una grande città con una popolazione molto numerosa e quindi, anche se non c’è un’alta percentuale di tifosi, ci sarà una quantità elevata, sufficiente a riempire lo stadio…Tuttavia, il rugby in Francia è uno sport prevalentemente sud-occidentale…“.
Larner mette Tolosa al centro del sistema-rugby francese, ricorda a tutti che 8 squadre su 14 del Top14 arrivano dalla zona sud-occidentale di Nouvelle-Aquitaine e Occitanie così come 9 delle 16 del ProD2, la seconda categoria francese. Dice anche che il 50% delle finaliste sono arrivate da queste regioni. Le regioni sud-occidentali francesi sono permeate di rugby, il tifoso vero di quello sport viene da lì, così come le competenze tecniche e la stragrande maggioranza delle grandi sfide che tengono in vita il sistema. In termini di servizi Tolosa è una grande città, vicina a Bordeaux e Montpellier, qui magari si fa fatica ad imitare Parigi ma la chiosa di Sam Lerner è chiara:”Parigi vince sui servizi e sulla popolazione, ma le regioni intorno a Tolosa hanno l’incredibile supporto del rugby“.
L’Italia del rugby gioca a Roma come sede ufficiale. Il resto lo sappiamo, possiamo cambiarlo, a costume italiano, per i propri interessi, possiamo sproloquiare il contrario sui social, ma le capitali del rugby sono ben distanti dalla Capitale politica d’Italia. Non è poi nemmeno una questione di “bellezza”, perchè Roma è una città meravigliosa ma l’Italia è tutta meravigliosa: Venezia, Firenze, Torino, Palermo, Napoli e chissà quante altre bisognerebbe citare. Tutte quelle citate nei secoli sono state capitali nella nostra penisola, sedi prestigiose e bellissime di spezzoni di storia universale.
Ma il rugby sta altrove. Numero di tesserati, densità, geografica delle Società, titoli vinti e via così con i numeri, il rugby sta al centro-nord, e fra la Lombardia ed il Veneto specificatamente. Queste ultime due regioni si contendono ogni anno i dati ed i risultati “top” del nostro rugby, il prossimo anno si divideranno anche i Mondiali Under20 destinati dalla World Rugby alla nostra federazione. Due regioni che fanno insieme 16 milioni di abitanti ai quali si potrebbe sommare la passione ovale della vicina Emilia, della Toscana, della Liguria, del Piemonte (siamo ben oltre i 20 milioni così). Le due regioni francesi citate da Sam Larner non arrivano ai 12 milioni.
La FIR ha da tempo intrapreso un percorso di delocalizzazione dei match della Nazionale fuori dalla Sede romana, indirizzando le partite dei Test Match in giro per lo stivale. Nel frattempo i numeri degli spettatori italiani all’Olimpico per il Sei Nazioni sono crollati, i treni dal nord-Italia si sono svuotati, i motivi sono innanzi tutto tecnici (l’Italia perde troppo e sempre) ma è risultata ancor più chiara la scarsa adesione della città di Roma all’evento sportivo in se (molto di più invece al funambolico DJ Set del Terzo Tempo). Ma, pensate un po’, il tema in effetti non è questo!
Cosa c’è davvero dietro la facile domanda: perchè l’Italia gioca a Roma?
In effetti dentro questa questione per l’Italia c’è ben altro e molto di più, non è solo una questione di stadi pieni o vuoti (nel Nord-Italia tolto il difficilmente praticabile San Siro non esiste uno stadio come l’Olimpico) ma semmai il volere o no riconoscere ad alcune zone del nostro territorio un ruolo-guida nella gestione tecnica e nella diffusione del rugby in tutta la penisola.
La cosa è nei fatti ma riconoscerla implica una programmazione seria di crescita di certi territori e l’assunzione di responsabilità diretta di questi verso tutto il movimento.
La crescita a due velocità è una possibilità da prendere in considerazione? Può essere una risorsa interessante o solo una dimensione egoistica (come però è adesso un po’ tutto il sistema-rugby da Roma a Milano da Venezia a Catania)?
Se esiste una zona a maggior sviluppo non è da quella che bisogna partire? Si può realizzare una programmazione territoriale che elimini la intestazione clientelare che troppo spesso pare cogliere in certi progetti del nostro rugby?
Questo sarebbe un tema da discutere seriamente nel nostro mondo ovale italiano, provando a superare tutte le posizioni particolaristiche per cercare davvero lo sviluppo del nostro sport in tutta la penisola e di fronte al mondo intero.