E’ oggi il D-Day del contributo FIR ai Club, sono state emanate le direttive e tutti i Club si sono fatti i conti: ho preso ventimila, ottomila, seimilacinqucentoventitrè e via così. La Federazione ha suddiviso ufficialmente i due milioni di euro destinati a coprire parte della falla dovuta all’emergenza sanitaria.
Ma da queste parti va da sempre di moda il sano realismo: è meglio guardare avanti che guardarsi nelle tasche che tanto quelle rimangono sempre vuote, il nostro rugby è così. Quindi è meglio che guardiamo un attimo il mondo per imparare qualcosa perchè la confusione la fa da padrone e la sfida del nostro rugby e della nostra Federazione è di non caderci dentro con le mani e con i piedi.
LA FIR è in pericolo, diciamolo apertamente, forse a rischio fallimento.
La Federazione USA è ufficialmente fallita. Quella australiana è ad un passo dal farlo ed ha licenziato il suo CEO, i campionati ricchi di mezzo mondo sono ancora sospesi, non sanno se ricominceranno e se lo faranno conteranno comunque pesanti perdite economiche. Immaginarsi il resto del mondo.
Un articolo di Ivan Malfatto su Il Gazzettino di qualche giorno fa quantificava fino a 22 milioni di euro (su 45 totali) il possibile mancato introito della FIR. Si aggiunga la partita, che sta per essere persa, di mettere in CIG i propri dipendenti e la possibile riduzione dei fondi internazionali anche per il prossimo anno e la vita economica della nostra Federazione diventa davvero difficile.
La sfida che il nostro rugby sta affrontando non è passeggera ma è palesemente di sistema. Per questo la FIR rischia così grosso. La sfida lanciata da questa emergenza sanitaria ha portato alla luce la esistenza di un sistema-rugby-Italia non sostenibile in termini economici. Il professionismo italiano è costoso ed infruttuoso e lo abbiamo mantenuto a costo della povertà del resto del rugby, adesso che quest’ultimo rischia il definitivo KO, il re è nudo.
Del resto la nostra Federazione si reggeva sul rugby degli altri, gli incassi venivano dal Sei Nazioni, poi i contributi della World Rugby, i test Match con Sudafrica o All Blacks, sapevamo che appena gli altri avessero fatto marcia indietro noi saremmo crollati. Questa maledetta pandemia ha resto tutto questo vero e possibile e questa FIR, a differenza di quella di Dondi, non ha un cent in tasca per i periodi difficili e straordinari, si è mangiata ogni spicciolo.
E’ emersa così la falla del progetto del nostro rugby, non solo senza risultati ma senza una vera capacità di auto-sostenersi. Dire tutto questo non è bello e non è piacevole ma i colpevoli di ignominia sono quelli che lo nascondono. Fine della polemica, perchè adesso è il momento di darsi da fare per ragionare sul nuovo percorso federale.
Un nuovo progetto per il nostro rugby è’ questa la vera attività che deve partire da subito, non si tratta (solo) di salvare il salvabile ma di rifondarlo totalmente cercando appoggi più solidi di quelli esistenti e magari facendo un passo indietro. Tutto il mondo sarà costretto a questa mossa in un modo o nell’altro, è tempo di cogliere questo tempo disgraziato come una vera opportunità.
Ma ci vogliono energie ed intelligenze per farlo, perchè noi vogliamo restare in piedi, con il nostro sport e la nostra Federazione, si tratta di ripensarci bene, tutti insieme. Un punto da cui partire: “nessuno resti indietro”