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QUESTIONE D'ELITE

DAL TOP6 AL BLOCCO DELLE RETROCESSIONI. NESSUN DORMA.

Fra le proposte che si leggono sulla individuazione della prossima formula per il Top12 si legge con frequenza quella del contingentamento per un campionato a 6/8 squadre. Chi lo propone non va oltre il numero confidando che tutti sappiano cosa significa ma facendolo, di questo ci si occupa oggi, apre le porte ad altra formula magica: il blocco delle retrocessioni.

A qualcuno, forse molti, forse pochi, chissà, piace questa cosa di avere un campionato intonso, dove chi ci gioca può vincerlo o gigioneggiare ma non tornare da dove è venuto (forse) e si merita (di sicuro). Una sorta di paradiso del rugby che ha moltissimi riscontri mondiali nel nostro sport: tutti di campionati professionistici.

Attualmente il nostro campionato Top12 è un falso micidiale: a tutti gli effetti è dilettantistico ma siccome qualcuno fa il “prof” allora è semi-prof. Una cosa abbastanza ridicola che andrebbe cancellata e messa in linea con il buon senso e con la serietà.

Insomma il Top12 sarebbe poi un campionato per professionisti? Qualcuno potrà obiettare che il blocco delle retrocessioni serva a molte cose ma se serve a tutti allora serve a far crescere il rugby, in quel caso essere “prof” è lo scalino che ci manca. Realizzare una ipotesi di questo tipo vuol dire avere la forza, mettiamo siano solo 6 squadre, di mantenere circa 150/180 giocatori e forse altri 30 fra tecnici e “fisio”. I numeri sarebbero ben più larghi ma questi bastano per dire: duecento persone a carico del nostro rugby? Più dirigenti ed impiegati vari? In questo momento? Qualcuno è meglio che si svegli, dategli una scossa, basta sognare.

Allora mettiamo che il blocco delle retrocessioni sia per un campionato di dilettanti e la domanda sorge spontanea, perchè? Se non c’è nessuna differenza “tecnica” fra la società di Serie A e quella di Top6/8/12 (scegliete voi il numero) allora perchè quella di “A” non può sostituirsi ed avere questa ambizione? In  base a quale principio?

Qui le risposte sono scarsamente varie e si fermano spesso sul fattore economico. Quindi il Top6/8/12 potrebbe diventare un campionato di dilettanti, ma esclusivo e chiuso, ovvero basato sulla sola disponibilità di pecunia dei suoi partecipanti? E se uno della Serie A ha la stessa disponibilità? Ma poi un campionato top di dilettanti, chiuso al resto delle categorie, quali vantaggi porta al movimento?

Insomma parlare di blocco delle retrocessioni per il massimo campionato italiano pare abbia senso solo se questo si evolve pesantemente verso il professionismo, ovvero se arriva sulla scia delle due “franchigie” che stanno in Pro14. La cosa è stuzzicante e pure interessante ma ci si chiede, specialmente in questo momento, se la cosa sia anche lontanamente praticabile.

In tutti i casi ricordiamoci il disastro che è maturato nel nostro rugby nazionale e nei suoi campionati da quando ci sono le due franchigie. Se il Top6/8/12 sale verso l’alto senza che lo facciano anche gli altri (in proporzione al loro ruolo) questo potrebbe rivelarsi solo un altro modo per seppellire definitivamente tutto quello che sta sotto il Top12 e cancellare tre quarti del rugby nazionale. .

La cosa andrebbe approfondita una cosa è già visibile fin da qui: certe proposte vanno inserite in una visione/progetto globale per il nostro rugby. Giocare a curare l’orticello della propria posizione in Top12 senza considerare il resto è un gioco suicida. Il Top12 deve invece farsi carico del resto del movimento.

Insomma è tempo di svegliare il Top12 dai suoi giustificati ma impraticabili sogni, non era il tempo prima e men che meno lo è ora. Nessun dorma.

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