C’è una meravigliosa e romantica assonanza fra lo spettacolo degli spalti pieni laggiù nel mondo di Super Rugby Aotearoa, che finalmente ha fatto ripartire il nostro sport, e la lista dei Leoni che lasciano la Benetton Treviso quest’anno.
Il pallone che gira fra Auckland e Dunedin e porta in giro tutta la nostra passione e, a proposito di passione, quella di Alessandro Zanni che dopo 11 anni a Treviso e 136 presenze lascia il rugby del giocatore professionista. Da queste parti non si sono mia fatte celebrazioni ma il periodo è quello che è, si ha il tempo di leggere certe piccole cose.
Come il fatto che Zanni sia nato come rugbista nel “Leonorso”, un nome di quelli che si conoscono solo se si è frequentato il rugby di base del Friuli Venezia Giulia, sia passato subito al Calvisano e poi alla Benetton. Bottom-up, direbbero gli esperti di “growth”, di un ragazzo che oggi di anni ne ha 36 e che è stato azzurro 119 volte. Dal club di base alla Nazionale. Una carriera di altri tempi. Oggi non è più così.
Sullo sfondo di questi Leoni ci sono le partite che ripartono in Nuova Zelanda, il rugby vero, bello e gratificante come solo quelli che stanno laggiù in fondo al mondo sanno fare. E sanno fare tante cose, anche marketing. Perchè c’è tutto il mondo a guardare loro che giocano e la stampa italiana il giorno dopo il primo turno (Highlanders – Chiefs 28 27 , Blues – Hurricanes 30 20) ha raccontato estasiata delle gradinate piene e dell’entusiasmo del rugby.
E’ allora che ti viene in mente Dean Budd, anche lui lascia l’Italia e la Benetton, è uno dei Leoni di quella lista, il neozelandese che veniva da Auckland torna a casa dopo otto anni, 115 presenze in biancoverde e 29 nella nostra Nazionale. Mettilo dopo Alessandro Zanni e ti viene un groppo in gola perchè è quasi evidente che sta per cambiare un mondo.
Anzi no, non quasi, è chiaro, c’è un mondo che appende gli scarpini, la lista dei Leoni che lasciano comprende anche Ian McKinley. E questo è il colpo finale per la malinconia.
Perchè Ian è venuto in Italia solo perchè, dopo aver perso la vista da un occhio a seguito di un incidente, nella sua Irlanda non lo lasciavano allora più giocare. Lo abbiamo accolto da noi, lo ha preso con se Viadana e la nostra Federazione gli ha lasciato usare degli occhiali speciali che, con la sua promozione e tenacia, ora sono riconosciuti in tutto il mondo. Tanto che lui ha potuto giocare per quattro stagioni e 67 presenze alla Benetton ed indossare la maglia azzurra otto volte.
Il ricambio generazionale della Benetton ed il rugby neozelandese che ricomincia a giocare, una cosa che passa ed una che arriva, due cose bellissime che si insinuano accoppiate davanti agli occhi ed abbracciano la nostra passione di sport e di rugby.
Una cosa che va ed una che viene, inconsapevolmente si piantano di fronte a noi per ricordarci, volessimo far finta che non sia così, volessimo far finta di non sapere, di non capire, che le cose cambiano e stanno cambiando. Più veloci di quello che pensiamo.
Di più. Forza rugby.