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SEI NAZIONI

I GRANDI DOLORI

Pochi minuti dopo l’inizio della partita. Siamo già messi così.

Avete notato vero, avete notato che non ne abbiamo parlato, avete notato che abbiamo lasciato tutto lo spazio ad un gelante suono di tromba: il silenzio. Perchè questo è stato il risultato finale, almeno qui, è parsa la cosa più normale. Perchè quella dello scorso sabato non poteva essere la Nazionale italiana di rugby: Piuttosto la tromba ed il silenzio.

Avete notato che non se ne parla neanche qui, nessun cordoglio per la scomparsa del placcaggio e nessuna osservazione su quel pacco di professionisti azzurri del rugby che non sapevano nemmeno stare insieme. Quella non era la Nazionale, era un “gomblotto”, fatto per attaccare il sistema Accademie, perchè là dentro non ci potevano essere gli eroi dell’Under20. Di fronte a questo inganno abbiamo preferito: il silenzio.

Avete notato vero che non abbiamo fatto notare che Smith ha detto le stesse cose dei suoi predecessori, si è preso gli stessi anni degli altri prima di lui nel suo ruolo per poter avere un risultato, qui siamo stati tutti muti. Silenzio.

E anche oggi che si scrivono queste poche righe, è solo per prendersi la morigerata sicurezza che abbiate capito cosa qui si voleva fare: solo silenzio. Perchè c’è qualche idiota in giro che magari pensa che a forza di raccontar magagne ce ne siamo innamorati. Eh no, non va così, no. Sono quelli che raccontano sogni per giustificare i propri fallimenti che oggi si devono vergognare, son quelli che ci dicono che va tutto benissimo che si devono nascondere.

Noi al massimo per questa volta possiamo fare silenzio. Per tutti noi che siamo innamorati ed orgogliosi del nostro sport e della nostra Nazionale vale come diceva lo stoico filosofo romano  Seneca: “I dolori leggeri concedono di parlare: i grandi dolori rendono muti.

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