Semifinali piuttosto nette quelle viste lo scorso fine settimana. Si pensava vedere di più dalle perdenti, diciamo la verità, specialmente da una.
A Reggio Emilia il Petrarca ha giocato quando voleva, vinto come voleva e gestito il resto senza troppi brividi. A casa propria il Calvisano ha sofferto un tempo e nascosto la palla il secondo risalendo con autorità la china, piazzando i colpi del KO e difendendolo di fatto senza affanno.
Le due vincitrici hanno costruito distanze di punteggio importanti per una semifinale, sembra quasi difficile le altre due possano risalire nel ritorno; insomma, Petrarca e Calvisano adesso chi le ferma più?
Del Petrarca ha stupito la manegevolezza del suo impianto di gioco, capace di cambiare punto di vista nel corso del match per ben tre volte. Gli uomini di Marcato-Jemenez sono passati dall’attacco senza fiato alla raccolta di opportunità, dalla difesa di contenimento alla difesa dura fin sui cinque metri, dalla semplice gestione ed il non gioco alla immediata ripartenza organizzata con meta finale.
Del Calvisano ha sorpreso la capacità mentale di recupero. Annichiliti dalla disfatta in mischia subita nel primo tempo con tanto di meta di punizione sotto i pali dovuta proprio dalla spinta degli avversari, quelli in giallonero sono entrati nel secondo tempo ed hanno fatto un’altra partita. Insomma questo è un team capace di cambiare radicalmente il modulo di gioco con un giro in spogliatoio.
Il Petrarca gran difesa, lucida a perdifiato, il Calvisano con un attacco veloce, incisivo e dalle molte soluzioni. Il primo anche cinico, il secondo (troppo) di cuore. Entrambe hanno una coppia in mediana ottima, Tebaldi-Faiva per i petrarchini , Hugo, Albanese-Ginammi per i calvini. Sono stati questi quattro le chiavi che hanno scassinati i forzieri avversari.
Il Petrarca ha poi avuto dalla sua dei grandi interpreti, fra questi si è visto benissimo Borean, poi Galetto e quel Coppo che corre tanto e bene e in difesa non si sposta neanche se gli arriva addosso un elefante. Il Calvisano i “soliti” Susio, Van Vuren e Brugnara a fare la differenza.
Ma ci sono le semifinali di ritorno e, la storia insegna che nel rugby certe cose sono davvero imprevedibili, in questo senso forse tutto magari può ancora accadere.
Il Valorugby certo deve registrare bene la difesa, muovere l’attacco più vicino agli avversari, limitare le corse troppo ampie, dare meno tempo agli avversari per il riposizionamento. Per il resto è sempre stato bello vederli giocare.
Paradossalmente è Rovigo che ha deluso di più, una mischia soverchiante solo in ordinata non è per forza una mischia vincente. Perchè in giro per il campo i primi otto avversari hanno fatto che volevano. Si spera inoltre di non rivedere la tattica rossoblù che al piede di fatto riconsegnava ogni volta la palla agli avversari: un disastro. Gli uomini di Casellato devono trovare il modo di tenere il possesso se vogliono provare a giocarsela.
Una cosa: sono state due belle partite. Quattro belle squadre, buon gioco, tanto rugby e tanta professionalità in campo. Due match “puliti”, di buon impatto mediatico. La diretta RAI Sport può aver fatto al rugby italiano solo bene. Un grazie ai quattro team per questa ottima vetrina.