Il nostro web ovale è da un po’ stracolmo della nostra “nostalgia”.
Da sempre il nostro rugby italiano riversa su stampa e web-zone, convegni o raduni in campo, ampi spazi di nostalgia, vista così non sarebbe una novità. E’ una cosa che ci appartiene, del resto tutto il rugby è un po’ così, i Barbarians esistono perchè la loro tradizione è più forte del loro presente, e così i British and Irish Lions, lo stesso nome degli All Blacks, noi in Italia abbiamo una dei due top-team intestati alle vecchie e mai dimenticate “Zebre”.
Voi direte che quella è la “tradizione” , giusto, avete ragione, è tale, ma oggi si porta sempre con se, qui da noi, una punta a volte malcelata, a volte neppure quello, di forte nostalgia. Forse solo perchè fa parte del nostro essere “latini” saper vivere tutto con passione e sentimento? Fosse solo questo sarebbe solo una cosa bella.
Però ultimamente tutti gli spazi di italica comunicazione ovale trasudano di nostalgia, a volte ci convivono stabilmente. “Ti ricordi il nostro raduno del 1976? Guarda la foto..”, “ecco la foto di quella volta che vincemmo il campionato regionale del 1987, bello eh?” , “ecco la foto del nostro corso del 1982, eh si quelli si che erano corsi di formazione…“… e via così in un tripudio di ricordi, rimpianti, sorrisi strappati da un gesto di trenta anni prima.
I Club si riscoprono nelle vecchie maglie appese in Clubhouse e le persone si ritrovano soprattutto per ricordarsi di ieri. Questa è sempre di più la nostra realtà. A tutto questo uno sguardo va dato perchè ci sono due cose che forse hanno a che fare con questa situazione e che dovremmo imparare a gestire.
Dopo un decennio di sconfitte del nostro rugby, di decadenza dei nostri campionati, di arretramento culturale e tecnico della nostra base diffusa e del nostro stare insieme, con gli stadi sempre più vuoti e la dimensione sportiva ovale italiana messa a costante confronto con realtà sempre in ascesa e sempre più competitive che ci sovrastano, la nostalgia di Grenoble o del raduno arbitri, della vittoria del campionato giovanile o la memoria di un caro pilone scomparso è una cosa ancora importante.
Dopo un anno e mezzo di pandemia e di chiusura del rugby, senza la voce dei ragazzi in campo, senza le Famiglie ed i tornei all’aperto, senza i panini alle undici di mattina e le trasferte sempre troppo distanti, la maglietta appesa in Clubhouse è una cosa meravigliosa che ci salva. Adesso.
La nostalgia di oggi è una componente positiva del nostro stare insieme, ci rafforza e ci ricorda quanta strada si può ancora fare. L’importante è non lasciare che ci faccia credere che ci basta quella che abbiamo già percorso. Guardiamo avanti, distribuiamo messaggi e costruiamo attività che siano “nuove”, usiamo la “rappresentanza” per portare il futuro. Non non vogliamo pensare che tutto si possa “… trasformare in una canzone della radio“.
.
“…E ci trasformeremo in una canzone della radio
Dimenticheremo quegli occhi rossi e quelli stupidi alibi
Diremo che la vita è una canzone ed è una di quelle che potresti
fischiettare e ballare… balla, balla, balla”
(Elisa “Nostalgia” – per ascoltarla clicca qui)