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AZZURRI

L’ALTRA VOLTA ABBIAMO PAREGGIATO

Se c’è una cosa che la partita degli Azzurri contro gli All Blacks ha mostrato con grande evidenza è stata la voglia di tutti noi, dai commentatori televisivi al giornalista del giorno dopo, dal commentatore web ai tifosi meno comprensivi,  di raccontarci qualcosa di bello, coltivare una visione positiva, crederci a tutti i costi. Questo oggi ci sta eccome. 

Però la partita è stata, per quelli che seguono il rugby anche con gli occhi e non solo con il cuore, esattamente il piccolo disastro annunciato. In campo e fuori.

In campo perchè avevamo davanti i peggiori All Blacks, una formazione inedita e di seconda/terza scelta (da tour-spettacolo), e non siamo riusciti ad imbastire un solo attacco. Siamo stati fortissimi in difesa, dicono molti, e con tutta questa forza, inclusi i centonovanta placcaggi abbiamo preso quarantasette punti. Dicono poi altri che i primi ventotto minuti li abbiamo tenuti, eh già, ma le partite ne durano ottanta e lo sapevano anche loro. Non si tratta di fare gli antipatici solo di vestirsi di un sano realismo, che di solito è quello che rimane quando passa la passione smodata.

Il disastro “fuori” perchè allo stadio per vedere la partita c’era pochissima gente, ventottomila spettatori non avrebbero riempito nemmeno il Flaminio dei tempi andati. Fino ad oggi all’Olimpico il peggior dato era del 2017 con circa quarantamila spettatori, Sei Nazioni contro il Galles.  Il periodo non è dei migliori ma gli All Blacks, anche rimaneggiati come questi, in passato meno di sessantamila persone…

Se questa era la realtà, per questa volta, visto tutto, ci va bene anche la finzione. Abbiamo tanto bisogno di credere al nostro sport, ai nostri ragazzi, dare loro forza e darcene a noi stessi, abbiamo bisogno di raccontare a tutti quelli che si sono allontanati da noi che stiamo risorgendo, che ci siamo, che  l’Italrugby è ripartita. Forse non è rugby, è uno spot, ma ne abbiamo davvero bisogno.

Ma forse ha ragione Antonio Liviero che, dalle colonne del Gazzettino, il giorno dopo il match della Italia ha scritto “…L’impressione è che la giovane Italia di Crowley, al debutto da ct azzurro, con il coraggio, la solidarietà e la passione abbia saputo suscitare empatia”. Ecco questo forse si.

Ma non saremmo onesti con il rugby e con tutti quelli che sono venuti prima di Crowley, da Franco Smith a Jacques Brunel passando per Conor O’Shea, se non dicessimo che , davanti a questi All Blacks, la mischia è stata un disastro, la touche non ha tenuto e poi , esattamente come sempre negli ultimi dieci anni, non abbiamo avuto nemmeno un  accenno di vera competitività. Saremmo ingiusti anche con il Past-President Alfredo Gavazzi. Se siamo rugbisti, così non si fa.

Insomma, se dobbiamo far finta, facciamolo con il cuore, forse è il momento per farlo. Se però parliamo di rugby, stiamo attenti a dirci le bugie fra di noi, per due motivi. Il primo è che prima o poi dovremo risalire questa china davvero, senza finte, senza cuore, proprio con il rugby, altrimenti affonderemo per sempre.

Il secondo è che, se vogliamo spararle grosse non ci faremmo una gran figura, perchè, se la mettiamo così, allora, a ben ricordare,  l’ultima volta con gli All Blacks avevamo pareggiato.

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