Il ritorno a Treviso, lo scorso fine settimana, degli Azzurri per la partita contro l’Argentina ha galvanizzato la stampa locale.
Le celebrazioni ci sono state eccome anche se a Treviso il grande rugby lo vedono quasi tutte le settimane da circa dieci anni, la loro Benetton Treviso da dieci anni appunto frequenta il campionato prima celtico oggi del United Rugby Championship.
Insomma a Treviso da dieci anni non ci mette piede il Petrarca o le Fiamme Oro, il Viadana o il Calvisano non si ricordano nemmeno la strada per andarci, da dieci anni solo gallesi, irlandesi, scozzesi ed ora anche sudafricani passano dallo stadio di Monigo.
In dieci anni il Benetton Treviso non ha giocato nemmeno una partita casalinga fuori da Treviso e l’unico stadio italiano che il Benetton ha visto è stato quello per le trasferte contro le Zebre a Parma (di stadi veneti neanche a parlarne). Il grande rugby a Treviso non è certo mancato.
Portare gli Azzurri a Treviso però è stata davvero una bella cosa, almeno così la si pensa da queste parti.
Data questa esigua precisazione ci viene da sottolineare un trafiletto apparso il 13/11/2021, proprio in occasione del match Italia Vs Argentina, sulla Tribuna di Treviso a firma di Massimo Guerretta dove il giornalista scriveva: “..La maglia azzurra che torna a Monigo dopo 20 anni è qualcosa di imperdibile. Lo sarà solo per i poco più di tremila (le restrizioni Covid restano) che sono riusciti ad accaparrarsi i ticket. Arriveranno da mezzo Veneto…” e poi, riferendosi al fatto che i tifosi per l’Italia arrivano da mezzo Veneto, al Guerretta viene la chiusura polemica e aggiunge:” ecco perché per il Benetton il tutto esaurito ancora non c’è, nonostante la squadra di Bortolami lo meriti, eccome, per lo spettacolo mostrato da aprile a oggi: il campanile vale ancora…”.
Ha ragione il Guerretta il campanile di Treviso (si riferiva a quello immagino) vale eccome , anche perchè in dieci anni da Treviso non hanno spartito con il resto del Veneto nemmeno un secondo del loro rugby, magari non vincente ma di alto livello. Facendo così Benetton Rugby è diventata ogni anno che passava una realtà sempre più avulsa al resto della realtà regionale, spesso in contrasto con le altre Società, anche della sua provincia.
Ricordiamo al Guerretta che, forse per il timore di perdere qualche privilegio, la Benetton Treviso si è schierata contro Marzio Innocenti, al tempo Presidente proprio della FIR del Veneto, per la Assemblea che poi lo ha eletto Presidente della FIR (ma a Treviso a quanto pare gli è andata bene lo stesso, gli è addirittura arrivato il match degli Azzurri, con Gavazzi non era accaduto nulla di tutto questo).
L’ auto-isolazionismo trevigiano, che da almeno otto anni è il leit motiv della Benetton Rugby, è culminato negli ultimi anni con tante piccole e grandi scelte; una piccola, che a volte il frivolo fa vedere anche di più, è il nuovo Inno che si suona allo Stadio prima della partita che racconta di “Tutta Treviso con i nostri fioi” ed altri rintocchi di campanile.
Insomma il Guerretta ci dice che, dopo dieci anni di grande rugby, a Treviso ancora non fanno il pieno allo Stadio e questo accadrebbe perchè c’è troppo campanilismo. Ha ragione, c’è troppo campanile ed è quello che svetta appena dietro il Duomo di San Pietro Apostolo.