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FORZA RUGBY

SBANDUS: IL RUGBY ITALIANO PUO’ FARCELA

Sono giorni da bilancio finale, lo fa anche il rugby italiano, però in giro non ci sono clamori. Perchè è stato un anno che non conta, non vale, va messo via e salutato. Sbandus.

Al netto di una terribile emergenza sanitaria che ha spazzato lo sport quest’anno l’evento maggiormente significativo per il rugby italiano è stata l’Assemblea Federale ed il cambio di passo che ha portato ad una nuova Presidenza ed a nuovi equilibri dentro la FIR. Per il rugby italiano c’è stato questo è pochissimo di più, del resto questo serviva. Sbandus.

L’anno poi è corso ed il rugby italiano è rimasto sospeso in cerca di se stesso, tante piccole cose sono accadute, tante chiacchiere ma poche grandi concretezze, non poteva essere diversamente, quest’anno è così, non conta, non vale.

Chi pensava quest’anno dovesse accadere chissà che cosa era fuori strada, chi pensa di aver realizzato chissà che cosa è fuori dalla realtà ma ha ancora molto tempo per rientrare.

Sono andate forte “le solite cose” quelle che ogni anno…. ecco quattro esempi, buttati lì.

Pensate che ad un certo punto si è parlato anche quest’anno dello Stadio Flaminio e di quanto sia in rovina e di quanto gli vogliamo bene, poi, come ogni anno, finita lì.

Ad un certo punto in Veneto anche quest’anno si è parlato di Dogi e, come ogni volta che accade, appena emerso l’argomento, sulla Benetton Treviso, solo lì, sono cadute tutte le “fortune federali” possibili.

Anche quest’anno l’Italia non ha vinto una partita al Sei Nazioni ma noi  ci siamo sentiti lo stesso forti, fortunati e baciati dal giovane talento italico.

Anche quest’anno le Zebre sono rimaste al palo ed anche quest’anno nessuno si è voluto davvero chiedere a che servono messe così.

Tante cose anche quest’anno ma soprattutto… anche quest’anno la FIR ha gli stessi dirigenti dell’anno prima, un po’ mischiati ma quelli sono: l’aria di cambiamento ha l’affanno, come sempre anche questo.

Sbandus.

E’ stato l’anno dei giocatori eleggibili. Intorno a loro è girato tanto del discorso ovale italiano. Prima di tutto perchè ne sono arrivati tantissimi per i team di URC e Top10, in cambio molti dei nostri migliori sono andati all’estero, tutto come ai vecchi tempi. Anche per fabbricare eleggibili la FIR quest’anno ha messo in piedi una nuova Nazionale maschile, la “A”, un nuovo modo italico per sognare solidi argentini in Nazionale, ma anche oceanici e britannici.

E’ stato l’anno dove tutti i “nostri” campionati per club hanno fatto come i gamberi.

Il Top10 ce la mette tutta ma quest’anno ha fatto un altro passo indietro ed è pure rimasto senza pubblico. I club si sono presi anche un paio di rimbrotti dal neo Presidente FIR ma un buffetto dalla sorte, quest’ultima ha mandato il Top10 in onda sulla RAI: bello anche se non se ne trova, per ora, il senso.

Quest’anno la ex lega celtica ha cominciato a giocare vestita di URC (United Rugby Championship). Tutta protesa a darsi un suo contegno esclusivo e altamente monetizzabile URC è rimasto però ansimante dietro ai campionati francesi ed inglese ed ha perso anche quest’anno la sfida con loro. Gambero costoso.

Sono accadute  poi delle cose da brindisi, cose che non si capisce come verranno usate ma invitano tutti a stappare la bottiglia. Due esempi: l’accordo FIR con FIGC, i milioni di sterline piovuti da CVC per le quote Sei Nazioni.

Nonostante questo per il rugby italiano non è stato nemmeno un anno di transizione, perchè non è ancora accaduto nulla che la meriti.

Infatti gli esempi che abbiamo visto qui sopra erano al massimo “scaramucce”, in realtà siamo rimasti appesi, non abbiamo visto e fatto nulla, non abbiamo fatto passi avanti, siamo pressaquasi come un anno fa, ma abbiamo davvero tanta fiducia ed un’idea che ci dice che possiamo farcela.

Quindi… sbandus…. forza 2022 e forza rugby italiano!

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