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MEDIA & SPORT

L’URC LICENZA IL TIKTOKER. ASSORBIRE I SOCIAL E NON FARSI ASSORBIRE DAI SOCIAL

C’è in giro una vera rugby-news tutta da web: URC, si proprio loro quelli del campionato di Benetton e Zebre, ha licenziato l’agenzia che segue il suo mondo social di Tik-Tok.

La dirigenza del prestigioso campionato di rugby ha dovuto chiedere pubblicamente scusa per la pubblicazione, assolutamente fuori luogo, di una presa in giro su Aled Summerhill, giocatore  di Cardiff che era caduto a terra in stato confusionale dopo una concussion. Il tiktoker (tutti i peggiori epiteti che gli vorrete lanciare sono ancora poco) aveva pensato di pubblicare il video del giocatore steso a terra con a fianco la dicitura “buonanotte” e le lettere “zzzZZZ”  a rafforzare cotanta stupidità.

URC dimostra tutta la sua approssimazione, accertarsi che chi doveva seguire il profilo sapesse qualcosa di rugby era il minimo. Invece tiktoker licenziati  e scuse a tutti da parte di URC, la questione nei paesi britannici però non può finire lì e la cosa pone una domanda anche a noi. 

E’ ovvio che il nostro sport, a tutti i livelli, non solo il mondo professionistico, deve essere presente (sempre di più se può) in tutti gli ambiti social,  l’obiettivo però dovrebbe essere solo quello di far conoscere il nostro sport e richiamarne pubblico oppure di allietare ed alimentare la passione di chi questo nostro mondo ovale lo segue già. Fino a qui, si sa, siamo tutti d’accordo.

La verità è però che certi “social”, TikTok è sicuramente la massima espressione di quanto stiamo ora scrivendo, hanno un loro stile, esistono perchè fanno una cosa precisa, si muovono in un modo conclamato. Chi si affida a TiK Tok quindi dovrebbe adattarsi a schema e linguaggio di quello strumento. O No? In effetti il video imbecille di cui sopra è proprio ben dentro lo stile di moltissimi che frequentano quel social.

Come facciamo allora con i valori e lo stile del rugby? Chi deve adeguarsi a chi? La risposta è ovvia anche qui ma non facile da applicare.

Cominciamo con il ricordare a tutti noi che TikTok è ora parte di noi, ma proprio di noi come rugbisti perchè, cosa molto importante di questi tempi per il rugby,  lo sono soprattutto i suoi soldi. Il Sei Nazioni femminile, competizione europea che gira le stesse sponde di URC, è intitolato quest’anno infatti proprio a quel social: TikTok Women’s Six Nations.

Quindi rinunciare allo “stile” TikToker è impossibile, semmai dovremmo, come mondo del rugby, studiare un nostro modo di stare lì dentro. Non basta licenziare un tiktoker per risolvere il problema della nuova comunicazione, bisogna studiare e lavorare per trovare il modello di ingresso corretto ed il punto di equilibrio fra i nostri Valori e la piattaforma che si vuole utilizzare.

Ad esempio è apprezzabile, corretto e giusto il comportamento che ha la FIR davanti all’uso social ma è contemporaneamente anche sbagliato. In tutti i casi FIR potrebbe tranquillamente insegnare ad URC 

La FIR tende infatti ad  ingessarsi sui social con comunicazione istituzionale e rapporto freddo, è giusto perchè non vuole cadere nelle trappole di quel mondo, come accaduto ad URC, non vuole “infangare” il nostro sport e la sua immagine, in questo senso  la FIR fa molto bene ma la soluzione è in effetti limitante rispetto allo strumento ed in questo senso è un comportamento anche sbagliato.

La domanda a cui rispondere quando si affrontano questi mondi sicuramente non è “come entro in Tik Tok” ma forse potrebbe essere : come TikTok (o qualsiasi altro social) può essere utile a me?

Dobbiamo fare questo per essere presenti nella comunicazione digitale a tutti i livelli, evitando però che il nostro stile si perda nella accettazione delle dinamiche altrui, come accaduto di fatto ad URC, ed invece si affermi e si faccia aiutare da quelli strumenti, per far crescere il rugby nel mondo (ed in Italia).

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