La sfida fra Galles ed Italia si ripete drammaticamente anche in URC; è un dramma perchè, a guardarsi il tabellone di classifica attuale, cinque delle ultime sei posizioni di classifica sono in quota proprio alle due Nations citate e la cosa è in effetti pesante.
Le Zebre saranno pur ultimissime con due punti e dodici sconfitte in dodici match, loro sono una cosa ormai che viaggia in altra dimensione rispetto al resto di quel campionato, di loro ormai, volenti o nolenti, si è un po’ perso il senso della loro partecipazione. Persino i soliti Dragons, dibattutissimo dramma gallese, che stanno subito sopra in classifica, se la cavano con 11 punti raccolti ad oggi ed alle nove sconfitte contrappongono un pareggio ed una vittoria (ed una partita giocata in meno rispetto alle Zebre).
Poi c’è la Benetton (quattordicesima con 4 vittorie, i pareggio ed otto sconfitte e 23 punti) e quindi Cardiff con gli stessi punti dei trevigani, una vittoria in più e due partite in meno. Seguono Lions e ancora, undicesima posizione, i gallesi Scarlets.
Quello che si dice in Italia di questa situazione lo sappiamo, solo un rilievo: con tutto il bene e gli osanna che il circuito mediatico racconta della Benetton fa davvero strano trovarsela al solito posticino in fondo alla classifica. Ah la potenza del cammuffamento!
La questione invece sta sconvolgendo il Galles che segue con apprensione il decadimento del proprio circuito professionistico ovale, in WRU (la federazione gallese) se le stanno dando di santa ragione da un po’ ma le soluzioni stentano.
E’ però interessante leggere come i punti di discussione, le domande, i dubbi che aleggiano nella patria dei dragoni siano tremendamente simili a quelle italiane.
Essendo ormai evidente che non riescono ad inseguire lo sviluppo delle altre Nations europee, in pratica i gallesi si chiedono: quattro franchigie sono forse troppe? Il professionismo deve avere un suo circuito indipendente nella Nations? Ha senso esistano club professionistici di URC di proprietà della Federazione o devono essere solo “sostenuti” dalla Federazione? La Nazionale è davvero l’unico “centro” del movimento? Come e quanto la formazione federale deve entrare nel settore amatoriale? I campionati locali come devono partecipare alla crescita?
Le domande sono le stesse e per oggi ci si ferma a quelle perchè ci bastano per raccogliere due considerazioni.
La prima su URC che ancora una vostra mostra le sue debolezze endemiche, un campionato troppo urlato e poco pensato. Non correttamente organizzato e programmato per voler essere un campionato per professionisti. URC (prima di questo nome le altre sigle ovviamente) accetta le squadre al suo interno su principio geografico e poco più, non chiede e pretende dietro ognuna di esse vi sia un “sistema” simile e coerente per tutti. URC non è una palestra sportiva , URC è uno schema commerciale, non è un campionato di incentivo alla crescita ed al miglioramento del nostro sport, non ha questa finalità. Per questo è così ciclicamente sproporzionato.
Il fatto che l’Italia abbia per se le stesse domande incompiute del Galles dimostra che lo schema di URC pone nelle Nations gli stessi problemi, perchè è uno schema che richiede “maturità” già conclamata. URC appunto non è fatto per crescere ma per confrontarsi sui risultati di crescita raggiunti.
Non possiamo pensare che partecipare a URC risolva i nostri problemi; le domande di Italia e Galles dimostrano che, se certi problemi non li abbiamo risolti prima URC semmai li amplifica.