Percepire il cambiamento non è mai facile, realizzarlo è molto più difficile. Oggi si parla di un piccolo dato che riguarda il binomio Italia e Rugby che, come piace sintetizzare ai media azzurri, chiamiamo anche Italrugby.
Fra le pieghe delle iniziative per la creazione del nuovo Alto Livello italiano Franco Smith ci ha lasciato un piccolo segnale, vederlo non è difficile ma sta a noi confrontarlo brevemente con quello che accadeva prima (e oggi non si fanno quei nomi solo per pietà).
Vediamo il segnale. Intanto il responsabile dell’Alto Livello FIR, appunto Smith, ha annunciato che sia la Nazionale A che quella Emergenti avranno match da giocare questa estate, la prima si farà un tour in Sudafrica dovrà incontrerà Namibia ed una Selezione Currie Cup e la seconda a giugno se la giocherà a Rovigo con la Nazionale olandese. Smith ha sottolineato che ci sono almeno 90 ragazzi del Top10 che sono sotto osservazione. E’ questa profondità di valutazione che rende possibile avere due Nazionali senior di “livello 2” ma è soprattutto il fatto di avere due Nazionali di livello 2 che rende possibile aprire momenti di test evoluto per così tanti ragazzi.
Le due Nazionali (di livello due) rappresentano per l’Alto Livello FIR strumenti ideali per verificare in veri test-match un numero crescente di atleti, aumentando la competizione interna ad un gruppo azzurro in costante ampliamento e dando vita ad una tangibile interconnessione con la Nazionale Maggiore di Kieran Crowley. Va ricordato che nell’ultima stagione questa ha visto esordire ben undici Azzurri coinvolti in novembre nell’attività di “A” ed Emergenti.
Ecco il cambiamento rispetto alla passata gestione: si chiama “apertura ed allargamento”.
Se la Nazionale maggiore aveva ed ha abitualmente un giro di una quarantina di ragazzi ai quali si possono sommare un gruppo simile per la Under20, ora si aggiungono anche questi novanta ragazzi in valutazione per “A” ed “Emergenti” che porta il numero di ragazzi sotto test a quasi 170. Prima erano molti meno della metà soprattutto perchè non si riteneva il movimento in grado di esprimere nulla che non fosse già passato al vaglio della “mano” federale.
Insomma il cambiamento c’è eccome e si vede perchè, in questo caso, cambia tutto l’approccio con la formazione e la verifica dei nuovi talenti. Nella accentratrice gestione tecnico-federale precedente il prelievo dei giovanissimi teleguidava alcuni di questi (a volte con metodi di valutazione decisamente “originali e… personali”) verso l’azzurro, ora esiste ugualmente una attività federale ma si lavora per allargare la base di proposta verificando tutto il disponibile. Ovvero viene data una “chanche” a molti ragazzi risolvendo, tra l’altro, anche il fattore “età”: perchè si può essere pronti per il salto di qualità anche molto dopo aver affrontato il percorso giovanile e/o quello di Under20.
Franco Smith sta facendo ragionare il movimento e sta creando opportunità, tocca al rugby italiano coglierle e farle crescere.