Roberto Manghi, Head Coach del Valorugby ha voluto mettere il sistema rugby davanti ad una scelta. Forse conta che nessuna la faccia, anche se dice il contrario, ma invece è proprio il caso che….
Manghi ha lasciato passare un paio di giorni dopo la sconfitta nella seconda di Play Off a Rovigo che ha escluso il suo Valorugby dalla finale, una delusione brutta e cocente, forse inaspettata, un sogno che si infrange. Poi ha rilasciato una intervista.
– Arbitri, troppi errori: fatico a pensare al caso” Coach Manghi furioso dopo la sconfitta di Rovigo:” Appena ci siamo trovati in netto vantaggio, solo fischi a nostro sfavore”- . Questi sono titolo e sottotitolo che la cronaca di Reggio Emilia del Resto del Carlino si è sentita autorizzata a mettere sopra la pubblicazione dell’intervista di Marco Bellabeni a Roberto Manghi pubblicata il 18 maggio 2022.
Nell’intervista di Roberto Manghi, carica di pesanti insinuazioni contro l’arbitro del match Manuel Bottino e contro il sistema rugby, il Coach del Reggio Emilia dice che come Valorugby “preferiamo astenerci da azioni ufficiali e lasciare che sia la Federazione ad agire di propria iniziativa“. Da queste parti si pensa che debba essere così, si tratta solo di capire chi deve andare sotto il processo della Procura Federale ma, ha ragione, deve essere fatto esattamente così.
Dice infatti Manghi nell’intervista: “Faccio fatica a pensare al caso: dopo una prima parte di incontro ben arbitrata (ndr: il Valorugby stava vincendo), con decisioni 50 e 50, appena ci siamo trovati in netto vantaggio tutto ha iniziato a essere fischiato contro di noi. Sei punizioni delle quali ancora non riusciamo a capacitarci, pur avendole analizzate. Ci sono arrivati tanti messaggi e telefonate, anche qualcuno della Federazione mi ha chiamato…“. Quindi c’è un vero complotto orchestrato a mezzo dell’arbitro del match e c’è qualcuno in Federazione che è d’accordo su questo? Allora bisogna procedere, assolutamente. E’ un tema da Procura Federale.
Continua Manghi nell’intervista:” Speravamo in una remuntada, ma questa assomiglia più a una ladrada… Non voglio accusare nessuno, sarà stata la tensione, l’influenza del pubblico, fatto sta che da un certo punto in poi i fischi hanno iniziato a piovere tutti contro di noi..” Dice una “ladrada” ma non vuole accusare nessuno? Allora cosa dovrebbe fare la Federazione esattamente che non si capisce. Si lancia il sasso e si nasconde la mano? Cosa è questa cosa?
Sul finale poi Manghi appesantisce il carico sul complotto dicendo che “...quello che mi fa male è che a non avere la possibilità di giocare la finale siano ai miei ragazzi, che invece hanno dimostrato di meritarla“. Insomma chi gioca la finale, secondo Manghi, non avrebbe il titolo per farlo? E’ chiaro che di fronte ad un eventuale sopruso così la Federazione deve assolutamente intervenire.
Da queste parti ci si astiene su qualsiasi giudizio su quanto detto da Manghi, un po’ perchè si commenta da se ed un po’ perchè gli si dà ragione: deve intervenire l’organo competente della FIR, l’organo di Giustizia Federale. Coloro che dalla Federazione hanno chiamato il Coach emiliano si facciano però da parte, niente pressioni grazie, magari, se evitate di farle, potremmo anche credere che il cambiamento in FIR ci sia davvero.
Gli organi di Giustizia della FIR non possono far finta di non vedere, sarebbe uno scempio della credibilità federale e, soprattutto, della Giustizia Federale, ha ragione Roberto Manghi è la Federazione che deve agire. Allora i casi sono due: o quell’arbitro ha eseguito un complotto o è in malafede per qualsiasi motivo come si dice nell’intervista, oppure è Manghi che deve essere visto dalla Procura Federale a rendere conto di questa diffamazione verso tutta la classe arbitrale e verso il sistema rugby italiano.
Non è la sentenza che interessa, in effetti questa più semplice è prima la dimentichiamo e con lei questo fatto davvero brutto, non interessa chi quella sanzione la subisce: la cosa importante è che certe cose non passino nel silenzio, perchè non deve essere normale che accadano. Ecco un altro modo di far crescere il rugby italiano.