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QUESTIONE DA PRO

IL CAMPIONATO EUROPEO, LA FINALE SUDAFRICANA

Dall’Alpi alle Piramidi… dal Manzanarre al Reno…. dalle Grampian Mountains alla Table Mountain…

Domani è il gran giorno, la finale dello United Rugby Championship, il campionato cosiddetto “celtico” che, nella sua ultima denominazione, si chiama appunto così e in forma ristretta “URC”, celebra il suo culmine di stagione. Ci sarà la finale domani di questo bel campionato europeo, si giocherà…. in Sudafrica fra due squadre sudafricane.

Sarà Città del Capo la destinazione finale di URC quest’anno, la coppa se la giocheranno gli Stormers, che giocano in casa, ed i Bulls di Pretoria. La coppa si alza laggiù. a quasi 14.000 km da Dublino ed  Edimburgo. Magari gli anni prossimi pure quelle di Champions o quella di Challenge andranno da quella parti. Va bene così?

Tutta la retorica dei primi della classe dice che così va benissimo, che è un sogno che si realizza, che è giusto giocare con i più forti, che il fatto che i sudafricani ci abbiano scelto è un grande onore. Intanto l’identità di un torneo e del rugby europeo va a farsi friggere, muore nella costruzioni asettica di campionati dai ritmi esclusivamente televisivi, spesso senza alcun pathos, ancora più spesso senza i campioni promessi, sfide a volte fra territori troppo diversi per storia (ovale) e per obiettivi.

La verità è che il Board di URC ha chiamato a se le sudafricane per il pacco di soldi (tanti, milionate annue per ogni franchigia di laggiù che gioca quassù) che hanno messo sul piatto per giocarsela. Tempo due anni ed il rugby sudafricano si è preso la finale del torneo, non con una finalista: tutte e due. Bravi, ma si sapeva.

Stronchiamo subito i lamentosi italiani che pensano che “dobbiamo giocare con i più forti per crescere”, questa è la stupidaggine che ci raccontiamo fra di noi, dopo undici anni e circa 90 milioni di euro spesi dalla FIR, per giustificare ancora l’ultimo posto in classifica delle fallimentari Zebre ed il misero tredicesimo di Treviso la quale ha una ruota che i pavoni sono dilettanti ma alla resa dei conti….. Negli altri paesi, Galles, Irlanda, Scozia, partecipano al torneo non “per crescere” (quelli che arrivano in URC lo sono già, al massimo si migliorano) ma per vincerlo, far contenti i tifosi e soprattutto i propri sponsor, aumentare il giro di supporto a tutti i livelli e … far festa nella propria Nation.

La festa si trasferisce in Sudafrica, tutto giusto? Certo che si. E’ quello che vogliamo da un torneo europeo? Mah.

Ma c’è già un mondo ovale in Europa che va in apnea, un paio di esempi: ci va  il pubblico più generalista e quello che allo stadio del rugby ci va più per la birra e gli amici, ci vanno molti sponsor europei, specialmente quelli, che sono una fetta assolutamente consistente nel rugby celtico, “non-globali”. Ci vanno le franchigie “celtiche” che fanno difficoltà a competere a livello di club con il colosso sudafricano e stanno pensando di ridurre il proprio numero per concentrare gli investimenti solo un paio per paese, e poi magari a rifarsi un campionato “celtico”, ovviamente di secondo livello, come nel 2001 o nel 2006 (poi c’è sempre la possibilità dell’allargamento della Premiership….).

Se la partita fra Stormers e Bulls sarà di sicuro una gran partita e, se ci riuscite, provate a guardarvela, proprio questa finale scopre tutti i vistosi e potenti limiti di questa formula, così distante dal rugby della tradizione e anche da quello della “gente”, sempre meno “campionato” e sempre più “circo” , una formula invece così “finanziarizzata” e sempre più distante dallo sport regionale (europeo). E’ questo il futuro? Staremo a vedere.

Buon rugby.

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