In principio fu il Cnar (Commissione nazionale arbitri del rugby), ancora oggi in FIR l’organizzazione che ha la delega della gestione degli arbitri. Anni fa Franco Ascione, gran capo dell’Area Tecnica FIR, ha sottomesso la struttura arbitrale a quella tecnica ed in Italia la faccia del mondo con il fischietto è pesantemente cambiata.
E’ “grazie” a questa iniziativa della FederAscione che il Cnar perse tutti i suoi “poteri” di rappresentanza degli arbitri, diventando mera struttura organizzativa, perdendo i poteri di “sindacato” (parola che intesa “all’inglese” si capisce meglio) e lasciando la categoria arbitrale sola di fronte a mille problemi. Da questa “riforma Ascione” nasce questo ancora attuale “vuoto di potere” che porta, inizialmente, diversi anni fa, alla nascita ed evoluzione di ARIA (Arbitri Rugby Italiani Associati).
ARIA si pone come “associazione di categoria, che si propone di sostenere e tutelare i propri iscritti all’interno del contesto normativo e regolamentare della FIR“. Questo nuovo “sindacato “chiede insistentemente per anni di essere ricevuto da FIR e Cnar ma Alfredo Gavazzi ordina di sbattergli la porta in faccia. Così capita.
Poi arriva il marzo 2021, il cambiamento epocale porta al vertice della Federazione come Presidente Marzio Innocenti il quale nomina a capo del Cnar una figura sicuramente molto “tradizionale”, per alcuni “passatista”: il mite Claudio Giacomel. All’interno della Commissione del Giacomel viene nominato però anche il past-president Mauro Dordolo quello che, per vocazione di Gavazzi, non riceveva ARIA, ed insieme a lui anche l’ex-capo di ARIA: Giuseppe Ruta. Che fosse un modo per farli finalmente incontrare?
Giuseppe Ruta, con ARIA grande sostenitore della assoluta indipendenza degli arbitri, si trova in “commissione” anche con un allenatore, (non ci risultano le dimissioni di Ruta per protesta) così, ad oggi, lo schema Ascione ancora vive… e lotta insieme a loro. Quindi ARIA, tramite Ruta, entra nel palazzo del potere e si prende entrambe le parti in commedia. Molto discutibile.
Ma siccome gli arbitri italiani pare non abbiano pace si fa notare nel 2021 una nuova sigla, la LIAR (Lega italiana Arbitri di Rugby) che assume la forma di “associazione di promozione sociale” un ente del terzo settore che si propone di “lo sviluppo, la diffusione e la promozione del gioco del Rugby per il riconoscimento e la salvaguardia dei diritti del settore arbitrale e di tutti i suoi componenti fisici od associativi ad oggi riconosciuto e circoscritto nella sua componente organizzativa denominata CNAR”.
Questa LIAR fa finta di essere diversa ma in realtà si pone nella stessa posizione di ARIA e prova a fare lo stesso gioco, perchè il vuoto, dopo il salto della quaglia di ARIA, è sempre lo stesso: il sindacato degli arbitri. Escono comunicati stampa LIAR altisonanti e “bravi”, alcuni di questi paiono occuparsi più del gossip arbitrale che non della sostanza ma non si sa se qualcuno li ascolti davvero. Perchè la cosa che davvero associa ARIA a LIAR è che nessuna delle due ci ha mai dimostrato il suo peso “reale”, siamo fermi a quello politico, o politicante.
Tutto questo fino ai giorni nostri che vedono il Presidente Giacomel sotto il forte tiro incrociato di consiglieri federali e struttura arbitrale, che si trova a gestire “licenziamenti” ed anche pesanti indagini della Procura Federale per iscritti (anzi ex) del gruppo arbitri.
Le due associazioni ora sentono che è il momento di colpire duro e fanno l’unica cosa che pare sappiano e possano fare: scrivono e diffondono comunicati stampa.
La LIAR fa la paladina del nuovo che avanza e racconta di una classe arbitrale “martoriata e sfinita”, scrive il giorno 8/07/2022 un testo intitolato “Il rugby che vogliamo domani non è questo” dove dentro si bacchetta un po’ tutti, è un “apriti cielo” un po’ scomposto ma comprensibile per la sua comoda posizione di spettatore in cerca di visibilità.
ARIA invece realizza l’impossibile, in pratica sconfessa se stessa: scrive il 18 luglio un comunicato dove manifesta una profonda delusione per la commissione degli arbitri, quindi per Giacomel ma indirettamente di fatto anche per il “suo” Ruta, . Chiede un “cambio di passo” ma, essendo dentro le stanze del potere con mani e piedi, apre al “dialogo”. Insomma, vale tutto. Poveri noi.
ARIA e LIAR sembrano due facce della stessa lotta di potere ed il sindacato degli arbitri ancora non esiste. E così gli arbitri adesso sono dentro ad una confusione senza pari, immersi in un poderoso vociare e strepitare, due cose che sono tutto meno che una caratteristica del buon arbitro.
Da queste parti abbiamo sempre fatto il tifo per gli arbitri e soprattutto per la loro indipendenza (totale) e ci si chiede se e come questa nostra categoria di fischietti potrà assumere una posizione di “alto livello” se è veramente questa l’aria (ops) che respira. Giacomel doveva “pacificare” la categoria, dopo un anno è palese non sia così ed ogni ipotesi di “cambiamento” ha trovato invece resistenze e paletti prima di tutto proprio nel Cnar.
Giacomel e tutti i componenti della troppo cencellesca commissione prendano atto di questo insuccesso e virino pesantemente, c’è spazio e tempo, oppure cedano il posto. Ma non a “presunti sindacati” che scrivono comunicati e letterine, per quelli ci sono precisi articoli del regolamento ed è ora che qualcuno gliene spedisca una copia. Che fischino si … ma le orecchie.