Anche questa estate il rugby ha fatto di tutto per non farsi dimenticare: sono piaciute le sportellate che le partecipanti al “The Rugby Championship” hanno saputo rifilare agli All Blacks, piaciuto molto il gran movimento nelle “rose” di molte contendenti del nostro Top10, piaciute molto meno le vicende parapolitiche di casa nostra.
Sono tre aspetti che fanno riflettere e che anticipano tre argomenti dei quali ci si vuole occupare nei prossimi mesi da questo spazio web.
PERSO L’APLOMB Le due “perse” (ad oggi) da New Zealand nel loro super campionato per nazioni sono la coda (sempre ad oggi) delle altre perse messe in fila nei Test Match precedenti (gli All Blacks sono comunque ancora in testa alla classifica di quel torneo).
Prima che ci si metta tutti a razzolare troppo in quelle sconfitte dei tutti neri va forse ricordato che è la “season” che precede di pochi mesi i Mondiali di Francia, alle “grandi” in questi frangenti accade sempre qualcosa del genere.
Negli All Blacks viene da dire che non sono le sconfitte il dato da commentare ma ben altro.
Ci si riferisce alla gestione disordinata e poco elegante con la quale l’ambiente prof di New Zealand ha preso questa serie di “debacle”: licenziamenti fra i coach, polemiche interne accese fra i commentatori, atteggiamenti in campo non convincenti (hanno davvero sempre corso a mille?). Insomma si è un po’ sfaldata la proverbiale compostezza del mondo con la felce, la sobrietà maori ha ceduto il passo ad una vulcanicità molto “americana”. Vorrà dire qualcosa?
Ecco il primo argomento: staremo a guardare che effetto fa al mondo, ma anche ai Mondiali, il nuovo corso del rugby prof.
ROSTER DA TOP I movimenti all’interno dei singoli team del Top10 sono stati generalmente robusti. Ci sono stati molti cambi di casacca, molte nuove integrazioni, quasi tutte le squadre danno l’impressione di essersi rafforzate, molti nuovi giovani sono stati inseriti e distribuiti fra le “grandi” con grande tatticismo.
Molti nuovi stranieri, molti di questi magari “promossi” dalla Serie A (che è cosa corretta, così come i migliori del Top10 migrano poi salgono poi in URC), anche se su questo aspetto ci sono pareri discordi è palese il tentativo di ogni club di presentarsi più solido, più “problematico” per i i propri avversari.
Quest’anno non basterà seguire il Tiop10, dovremo capire se tutti questi movimenti sono stati davvero un elemento di crescita, specialmente gli inserimenti più giovani, dovremo capire se c’è qualità in giro, perchè altrimenti anche il resto fino al massimo vertice del nostro movimento….
ENERGIE BUTTATE La questione della rivolta nel gruppo arbitrale ed il tentativo di “cacciata” (forse riuscito) del vertice Cnar, le polemiche su calendari e su contributi infrastruttura, la FIR che perde qualche pezzo non previsto, procure sportive che indagano tizio e sempronio, eccetera eccetera. La Federazione è avvolta in una sequenza più o meno interessante di questioni bollenti, ma il dato importante è che il movimento non trova dentro di se un ambiente unito che si muove verso una soluzione ma esiste invece una continua guerra fra bande.
Siamo di fronte ad un eccesso di politicizzazione della FIR che sta superando ogni limite, in troppi fra gli alti papaveri hanno dimenticato che la FIR è una federazione sportiva e non un campo prova per esercizi muscolari o per dimostrazioni autoreferenziali di potere.
Sono nati addirittura degli spazi web ovali che si dedicano solo a questo, scrivono e parlano solo di queste polemiche, sono nati solo per questo, fanno solo questo, non dedicano una sola riga al nostro sport giocato, trattano solo di zizzania e villanie varie. Una vergogna che è responsabilità di tutti noi.
Ecco che l’argomento da trattare non è così scontato: il rugby italiano sta buttando una serie infinita di tempo ed energie, senza del resto che si vedano chissà quali risultati. C’è bisogno di una “pax” (augustea?). Da queste parti proveremo ad occuparci di questo.