Andy Vilk era il responsabile del Seven azzurro dal 2014 quindi, quando arriva il comunicato che l’incarico è passato a Matteo Mazzantini, mica uno qualsiasi, ci scappa la ricerca di un “perchè” che va oltre il Seven stesso e che riguarda più generalmente la maglia azzurra.
Allora vediamo questo Azzurro partendo dal Seven. Chiedersi come mai c’è stato questo passaggio di consegne avrebbe una risposta quasi obbligata: il tempo passa per tutti, l’aria va cambiata, le finestre vanno aperte, a volte qualcosa scappa fuori, da altre ci entra dentro. Non c’è un’altra risposta per il Seven, una disciplina che, sarà anche olimpica, ma non ha mai avuto un vero lancio sul nostro territorio Nazionale. Questa era l’aria che era toccata a Vilk.
Certo che però, se l’aria sul Seven dovesse rimanere la stessa, perchè mai la FIR si sarebbe “bruciata” il nome di un talentuoso da panchina come Mazzantini? Il dubbio sorge, vuoi vedere che cambia qualcosa?
Una Federazione in totale rifondazione come quella attuale non può spingere in tutte le direzioni allo stesso modo. In particolare per l’Azzurro.
Il quadro di competizioni azzurre riguarda ad oggi: una Nazionale maggiore maschile ed una femminile, una Under20 maschile, quindi i “comprimari Nazionale A , Emergenti ed appunto il Seven.
A questo proposito si ha l’idea che, con il Presidente Innocenti, la tattica federale FIR in ambito “maglia azzurra” si sia spostata verso la ricerca di una leadership mondiale. Una bandiera da far sventolare sul pennone più alto. Che tutti vedano.
Nella precedente gestione federale ci era stata proposta la “leadership” azzurra della Under20, erano stati sventolati i suoi successi (spesso figli di sconfitte onorevoli) ma il sogno si è sempre infranto sia perchè i nostri giovanotti non hanno mai vinto davvero qualcosa e soprattutto perchè quando il ciclo giovanile diventava da Nazionale maggiore c’era il patatrac e lì il passivo è stato esorbitante. Missione fallita (ampiamente).
Questa gestione federale è forse più realistica e pare cercare la leadership là dove c’è già: la Nazionale femminile. In effetti l’enfasi maggiore è stata ultimamente data alle ragazze e, per una volta, a buon titolo, visto che da anni vincono ed hanno frequentato il podio del loro Sei Nazioni in posizioni che i maschietti si sognano.
Per il rugby femminile italiano, con questa gestione federale, si sono aperte diverse porte anche a livello di “contratti” e gestione della “carriera”. L’Italia capitale del rugby femminile? Perchè no? Ottima scelta.
Ecco allora che mettere benzina ora al Seven potrebbe avere un senso se l’Italia intende puntare, in attesa si apra e si sviluppi il necessario ma lungo ciclo della Nazionale maggiore maschile, alle discipline ovali di minor appeal ed acquisire lì una vera leadership internazionale. La Femminile è già una buona realtà. Tocca al Seven?
Matteo Mazzantini ha un curriculum invidiabile ma, ora, una posizione difficile; ci si augura trovi il giusto sostegno federale ma anche riesca a connettersi con i territori, senza i quali, volente o nolente, non c’è rugby per nessuno.
Quindi al nuovo Head Coach Seven un “in bocca al lupo”, in alternativa c’è anche la balena, insomma… good luck.
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