Nella foto: Ulisse e la maga Circe di Pellegrino Tibaldi (1527-1596) a Palazzo Poggi a Bologna
Prendiamo in Inghilterra una notizia, purtroppo brutta, e vediamo cosa ci insegna in Italia.
I Worcester Warriors, si proprio loro, quelli della Premiership inglese, sono stati bloccati ed esclusi dal loro campionato, la loro attività è stata bloccata dalla RFU: non hanno rispettato le scadenze imposte dalla federazione.
RFU che blocca Worcester, tutto giusto, le regole di partecipazione al professionismo inglese sono stringenti e già in passato hanno fatto vittime illustri (ricordate i Saracens?).
Perchè chiudono gli Warriors? La RFU ha chiesto, come fa con tutti, di dimostrare la copertura assicurativa, la consistenza economica capace di coprire i fondi necessari a sostenere il libro paga mensile e un piano economico credibile per il futuro. Il club non ha rispettato i termini e la RFU ha chiuso le porte di Worcester.
Il massimo campionato italiano (oggi Top10), lui e la sua tanto ignobile quanto mai rimossa foglia di fico del “semi-professionismo”, non subisce nessun vero controllo di questo tipo. Quando, frutto di compagini societarie a volte semi-improvvisate, ci è “cascato l’asino”, i federali si sono prodigati in clientelari soluzioni mediane di mantenimento ( di solito è stato peggio di così). Insomma, qui a volte non si tratta nemmeno di professionismo, ma di professionalità.
Nel tempo la Federazione, organizzatrice del TOP10 e proprietaria di detto campionato (la FIR faccia pure spallucce ma è così) una scusa buona per non occuparsi del professionismo del TOP10 l’ha trovata. La FIR si è procurata infatti la sua personalissima “foglia di fico” in Zebre e Benetton, le due uniche squadre italiane formalmente professionistiche .
La nuova FIR chiede di fare il passaggio al prof alle Società partecipanti al Top10 e la cosa è grottesca. Infatti ogni singolo centesimo di euro che il rugby italiano intercetta è appannaggio della FIR ma l’ipotetico campionato professionistico italiano lo devono costruire e pagare i club. Questa regola cambia invece se si parla di Benetton (metà del bilancio è federale) o delle Zebre (il 100% del suo bilancio è federale).
Questo terribile impasse procura dissidi ed amarezze crea una disuguaglianza territoriale profonda e, soprattutto, impedisce a certe realtà, magari in grado di pensare ad un campionato italiano professionistico, di metterci del proprio. Di provarci.
Professionismo? A pochi giorni dall’avvio del Top10 2022/2023, va detto che lì si affronteranno squadre che hanno impianti propri e strutture societarie e tecniche complesse contro altre che si vantano del loro dilettantismo, squadre neo-finanziante e poi quelle che sopravvivono, quella statale, fino a quelle che si dichiarano “filiali” di altre realtà esterne al campionato. Questo pare essere il quadro d’insieme di una storiella che “dura di molto tempo, te la dico o te la dirò, si o no?”.
Chiudiamo allora con le parole sul rugby professionistico dette dal capo della RFU Bill Sweeney all’atto della chiusura di Worcester:”I campionati professionistici di successo sono fondamentali per il benessere dell’intero gioco. Ispirano i giocatori attuali e futuri, deliziano i tifosi mostrando alti livelli di abilità e la natura eccitante del nostro gioco“.
Svegliate Penelope.