Guardando alla partita con l’Inghilterra di questa nostra “nuova” Nazionale in questo Sei Nazioni, per una volta non ci bastano più i luoghi comuni del passato. Questo è un gran risultato.
L’Italia non è sprofondata, l’Italia non è appassita, l’Italia non e durata i soliti 60 minuti ed è proprio in quest’ultima osservazione che ci sta veramente la gran novità. Perché la cosa che rende particolarmente soddisfatti dopo aver perso nel tempio di Twickenham e che per una volta l’Italia c’è stata nella seconda parte della partita molto di più che nella prima. Se qualcuno parla di rinascita… beh questa è l’immagine giusta
L’Italia è entrata in campo con un piano di gioco che non è riuscita a proporre, complici anche alcune lentezze, una certa mancanza di maturità in fatto di utilizzo della spavalderia, uno scivolamento verso il tecnicismo di alcune scelte che dovrebbero essere più individuali, ma soprattutto una incapacità di sfruttare correttamente gli errori altrui, che non sono stati pochi
Certo nel primo tempo siamo andati veramente giù, il fatto poi di prendere tre mete tutte uguali ha dimostrato quello che non ci piace mai raccontare: l’incapacità di leggere il gioco avversario. Insomma c’era la nebbia nel primo tempo di di questi azzurri. Tanta nebbia
Quindi l’intervallo e gli azzurri sono rientrati in campo: la musica è completamente cambiata e questa è una assoluta e totale bellissima novità.
Gli statistici insorgeranno e diranno cose tipo “ma quella volta che nel millenoventoefischia… ah ma quella volta nel duemilaetiricordilgiorno… è già accaduto che….ma come non ti ricordi…” . Nulla da dire ma quanto accaduto in questo match non è una questione per statistici, semmai potrebbe esserlo per i mental coach, perché se questa cosa ha davvero un profilo tecnico, quale sia questo noi non lo verremo a sapere.
Perché la parte importante di questa partita a Twickenham è difficile da indagare. Quel “cambiamento” fra il primo ed il secondo tempo, quella parte che sta in mezzo quando Crowley ha forse parlato ai ragazzi, quando qualcuno ha detto o ricordato alcune fasi tecniche, quando qualcuno ha urlato la soluzione o semplicemente esortato il gruppo, insomma tutte cose che ci sono sempre state, in ogni partita.
Ci sono sempre state anche in tutte le altre partite, anche quando abbiamo perso per più di cinque anni di fila, però, questa volta ha funzionato, questa parte di mezzo ha cambiato tutto, è contata parecchio anzi è valsa tutto
Ecco è questo il nuovo gruppo azzurro, l’Italrugby che stiamo guardando, questi ragazzi portano in campo qualcosa che prima non c’era ed è un qualcosa di talmente profondo che si vede anche e soprattutto quando stanno “nel mezzo”.
Quella cosa che sta lì in mezzo, quella cosa che ha cambiato completamente le sorti di una partita contro un mostro sacro del rugby come l’Inghilterra, ci regala fiducia.
Tutti gli altri hanno ragione ad avere timore di questa Italia: perché, finalmente, non conta solo come sono andati i nostri primi quaranta minuti, questa volta gli Azzurri hanno dimostrato che ci giochiamo anche l’altro pezzo di quella partita. Abbiamo fatto vedere che c’è una cosa che sta in mezzo fra un avanzamento ed un placcaggio, fra un fra un calcio è una presa al volo, fra primo e un secondo tempo, che forse abbiamo veramente imparato ad usare.
Ecco perchè questa Italia londinese è stata una grande Italia. Forza Azzurri.