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QUESTIONE D'ELITE

GAMBOA, ALOI, IL TOP10 E LA PAROLA “ETICO”

Chi parla è  il Direttore Generale del Rugby Viadana Ulises Gamboa in una intervista rilasciata ad Alessandro Soragna su “La Gazzetta di Mantova”: “Ho scritto una lettera alla FIR perché ritengo poco etico e professionale contattare un giocatore sotto contratto con una società rivale senza prima interpellare la stessa. Ormai ci si appoggia ad agenzie e procuratori che sono funzionali a questo tipo di situazione che assomiglia più al calcio che al rugby, purtroppo”.

L’esempio citato del mercato dei giocatori nel calcio (un “mercato” da tanti punti di vista) che, nonostante le finte “finestre”, dura praticamente tutto l’anno, con i risultati discutibili che tutti conosciamo, è pertinente. Va detto però  che quel mercato viene usato per gli appassionati di quello sport come “intrattenimento”, al pari della partita .

Nel rugby gli esempi sono ovviamente il campionato inglese e francese, anche lì a febbraio molti contratti sono già firmati, quando i campionati sono in alto mare, ma lo stile è, per fortuna un po’ diverso e ci sono delle regole.

In Italia non siamo tenuti a copiare nessuno, potremmo inventare lo “stile Italia”, perchè no, nonostante i nostri vizietti abbiamo idee e risorse, quindi lo sfogo di Gamboa viene in questo senso molto utile.

La prima questione che potremmo sollevare a questa messaggio del Direttore giallonero sarebbe quella del professionismo senza professionisti, ovvero di come il TOP10 viva di certi atteggiamenti da professionisti senza di fatto averne davvero al suo interno.  Nemmeno gli stessi giocatori, che sono il tema di giornata, lo sono davvero. Certo gli stranieri lo sono gioco forza per ovvi motivi, ma non può bastare.

Nonostante questo è vero che anche club di TOP10 ad oggi hanno già firmato e addirittura alcuni “annunciato”, magari sottobanco,  firme più o meno prestigiose per la prossima stagione, questo già da qualche settimana.  Indipendentemente dal fatto che la stagione sia finita, che siano stati fatti i playoff o che sia chiara la retrocessione. La stessa dichiarazione anticipata del Rugby Calvisano che ha dichiarato non partecipare al prossimo TOP10 è stata destabilizzante ai fini di quel che si parla oggi.

Insomma nel TOP10 c’è forse una confusa esaltazione professionistica fatta un po’ con i noti fichi secchi.

Ma il tema centrale delle dichiarazione di Gamboa da queste parti pare sia un altro, c’è una parola da lui pronunciata che dovrebbe fare la differenza, che potrebbe tracciare il solco fra noi ed il resto e questa parola è: etico.

Qui ci tocca tirare in ballo la FIR, il campionato è suo, il Presidente Innocenti ci tiene spesso a farlo sapere a noi ed ai club, in effetti è la FIR che lo organizza o che, forse è più realistico, da anni si dimentica di organizzarlo non andando oltre il calendario. Chissà che sobbalzi in FIR quando Gamboa ha citato quella parola, “etico”, perchè in Federazione mai come in questi ultimi anni sono molto legati a principi alti, belli, inclusivi, insomma: etici.  Quindi, se si chiede “etica” anche per il TOP10 dovremmo sfondare, come si dice, una porta aperta.

Quindi, quale è la sfida alla quale la frase di Gamboa richiama tutti noi e la FIR: cosa significa allora etico per noi nel TOP10, come questa parola risponde anche a questa questione dello scambio dei giocatori? Qual è la differenza che vogliamo marcare (anche dall’altro sport, sempre se vogliamo) insomma qual è la risposta che diamo a questa mercificazione della singola giornata di campionato? O alle quotazioni di Tizio e di Caio che salgono e scendono?

La cosa costringe certo la Federazione, che deve stabilire con i Club questo principio, a fare i conti prima di tutto con se stessa. Lei per prima infatti partecipa ed è artefice di questo mercato con tanto di quotazioni e di certificazioni quando mette sotto contratto giocatori, i giovani under20 o gli accademici ad esempio, quando chiede e vuole inserirli nel TOP10 alle sue condizioni.

Perchè ricordiamoci che la FIR non è solidamente super partes, si comporta da club, come nell’esempio di cui sopra, ma è proprietaria di un club, le Zebre, che pesano eccome nel TOP10: pensiamo alla questione dei permit player o, esempio ancora più lampante, ai giocatori che sono tornati alle Fiamme Oro quest’anno proprio dal club federale.

Insomma questa mercificazione poco etica rilevata da Gamboa è uno spunto ottimo ma non è un problema del Rugby Colorno (il club a cui si riferisce Gamboa) il quale si muove come può e come altri nella giungla di un campionato di fatto senza regole.  Ma oggi c’è qualcuno che dice voler mettere delle regole al TOP10.

In questo senso questa uscita giallonera è un’occasione per essere veramente differenti e questa non è la solita rampogna sul rugby alto bello e valoriale, ma è veramente un’occasione, anche e soprattutto di marketing, per tracciare una differenza reale e farne elemento di presentazione di se stessi nella community dello sport.

E’ una di quelle cose che possono servire per portare gente “profilata” sugli spalti,  un modo per scegliersi un pubblico più vicino alle nostre capacità ai nostri valori reali ed al nostro gioco. Certi altri restassero fuori.

Quindi, come si fa un mercato etico nel TOP10? Magari Marco Aloi, il nuovo Direttore di questo campionato, può scriverlo fra le sue nuove prossime regole in quel “Manuale delle Licenze del TOP10” nel quale tutti riponiamo grande fiducia.

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