Abbiamo il verdetto, Rovigo è Campione d’Italia, vince perentoriamente la notte di Parma e porta a casa il risultato che già aveva ipotecato con il primato in classifica ma che viene da ben più lontano. Perché questa vittoria ha una storia che viene da dietro, non fosse così sarebbe davvero poco.
I CAMPIONI Rovigo in questa Finale ha fatto solo due cose, entrambi spettacolari, studiate a tavolino, gestite con intelligenza sul campo, solo due, come un cecchino che ha quell’unico colpo. Che è andato a segno, due volte. La bellissima meta di Staville è una progettazione fatta in ufficio, si fa una volta e se va è un sogno, magari uno scudetto. E’ andata. Il drop di Montemauri è un colpo di grazia, se va è finita ma se non va, alla fine è solo sofferenza. Invece è finita lì.
Il resto di Rovigo è stato come vedere il miglior Petrarca, tanta arcigna e puntuale difesa, fatta con una puntualità anche questa studiata nei modi e nei punti precisi a tavolino, difesa su maul, difesa sull’impatto, paradossalmente i rossoblù perdono quella sul punto di incontro ma lì ci pensano gli avversari a vanificare ogni cosa.
Rovigo è più forte ma non c’entrano niente le varie filosofe di mischia: non è una questione di passione o sofferenza, sangue e onore, chi non lo aveva in campo in questa Finale? Rovigo è’ più forte in termini di organizzazione, ha un Piano di gioco, lo rispetta, funziona, lo persegue, funziona, uccide la partita. Magistrale. Tutto studiato meticolosamente da Lodi & Staff, tutta una storia che nasce fuori dal campo, per questo è una grande vittoria non per i contenuti in se, le finali possono essere così ed e così che Rovigo porta a casa meritatamente il suo 14° scudetto italiano del rugby.
Rovigo per il resto ha solo subito il match. La passione del suo popolo la chiamerà “trincea”, gli spazi tecnici diranno che sono partite che è meglio non ripetere mai che ti va bene una volta sola. Anche se, in questo caso, era proprio quella giusta. Anche questo: magistrale.
Rovigo Campione d’Italia è il successo dell’artista Alessandro Lodi ma anche di Davide Giazzon e Joe Van Niekerk che hanno, tra l’altro, superato e rimesso in pista un team che in stagione si è trovato sul tavolo una lettera frettolosa di addio di un triste Allister Cootzee. Tutto passa i Campioni restano.
IL PETRARCA Ha ragione Andrea Marcato quando dice, a fine partita, dopo i complimenti agli avversari, “Non sempre vincono i migliori”. La battuta del Coach petrarchino ci ricorda quella frase che Paron Nereo Rocco disse nel 1956 prima di un Juventus- Padova ad un giornalista che gli diceva: “Vinca il migliore” ed al quale lui rispose:” Ciò, speremo de no”.
La squadra migliore in campo era il Petrarca, si è visto per ottanta minuti, si dovrà fare molte domande il suo Staff Tecnico su come ha fatto a portarla a questo risultato. Perché essere ad un livello più alto e non sapersela giocare, non leggere gli avversari, non sapere cambiare e crescere nel match ti rende automaticamente il perdente regalando ancor maggiore giusta gloria agli avversari.
Il Petrarca la partita forse la perde fin dal primo minuto, piano piano si trascina su di un Piano di gioco monotematico, che prevede il rugby solo fisico, quello che va solo a sbattere davanti, una cosa al massimo per dieci giocatori, dimenticati a riposo tutti gli altri, stop a ciò che era veloce e creativo perché quello non era previsto (eppure i primi ingressi di De Masi….). Il secondo tempo è l’immagine della mancanza di fantasia, vedere aprire al largo la prima palla a circa cinque minuti dalla fine racconta la storia di un Piano di gioco sterile ma soprattutto della totale mancanza di un piano B. Per il resto la caterva di errori tecnici che il Petrarca mette nei suoi ultimi dieci metri di corsa è un punto di domanda che rimarrà sempre acceso.
Si è visto un Petrarca che in passato aveva fruttato punti, un Petrarca da partita di campionato: difesa al top, mischia, impatti, poche mete subite. Quello però era anche il Petrarca che le mete non le faceva, poche, ma i punti arrivavano lo stesso. Ma questa era un Finale, una partita secca il “il primo non prenderle” ad un certo punto, sei il migliore e lo sai, diventa relativo.
E poi i ritardi sui cambi, lo scarso dinamismo, l’attendismo che si sentiva arrivare dalle mosse tuttonere era snervante, c’erano ottanta minuti …e poi quel drop a raccontare a tutti quelli in nero che…si doveva fare prima. Ma si sapeva cosa fare? Una occasione buttata è sempre un brutto ricordo.
Non hanno vinto “i migliori”, si sa, ma per questo motivo chi ha perso deve dolersi, Marcato con questa frase, da gran signore quale è, si è preso ogni responsabilità, ha liberato tutti, questo gli fa solo onore. Lui sa di avere a disposizione un team che da molti anni, tutti quelli gestiti da lui, sta in cima al rugby italiano, questo conta davvero, questo rende sicuramente “migliori”, solo che, per questa partita, “loro” hanno fatto più punti.