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SEI NAZIONI

FRA I DUE QUESADA C’E’ SOLO QUESADA

La disastrosa prestazione della nostra Nazionale al Sei Nazioni contro l’Irlanda ha lasciato alle spalle le solite reazioni, le stesse da un decennio, una noia mortale.

E’ arrivato il flop, il prevedibile flop, un film scritto ormai tante di quelle volte che si sa già anche come sarà la prossima volta, perchè ci sarà l’evocazione della “speranza”, qualsiasi prestazione vedremo si dirà che abbiamo fatto un passo avanti, che i ragazzi hanno capito, che si è vista la progressione  e bla bla bla. E’ la storia dei nostri ultimi dodici anni di Sei Nazioni, un film già scritto, sempre lo stesso.

Per cambiarlo basterebbe vincere, in fondo sono “solo” 25 anni di Sei Nazioni e 12 di franchigie, con queste ultime abbiamo di fatto distrutto il movimento, ci piacerebbe averlo fatto per qualcosa.

Ma è talmente niente quello che ha fatto vedere l’Italia di Dublino che in mezzo a tutto questo “estremismo” non c’è praticamente niente,  non c’è spazio per interpretazioni sportive mediabili.

Sopra tutto questo però c’è un dato interessante, almeno nuovo, perchè c’è qualcuno che è rimasto spiazzato, questi ha viaggiato fra il mondo dell’assurdo a quello, dispiace davvero dirlo ma è la realtà, del ridicolo. Non piace dirlo perchè ci si rende conto che l’incidente è prima di tutto drammatico e Gonzalo Quesada, che ci è cascato dentro, è forse il primo a rendersene conto.

Ci si riferisce al testa-coda delle dichiarazioni del Head Coach azzurro che prima del match con l’Irlanda ha detto:” A Dublino ci sarà partita, mi prendo il rischio di dirlo” e dopo il match invece:” Molto difficile trovare qualcosa di positivo, non  abbiamo messo in campo niente di quello che avevamo preparato”.  Potremmo dire che ci sono stati due Quesada, diammetralmente opposti, uno prima e uno dopo.

Cosa c’è in mezzo fra il primo ed il secondo? Certo, c’è l’Irlanda, quella vera, quella che del resto sapevamo di trovare, nessuna novità. Quindi? Perchè un Coach della esperienza di Quesada riesce a vedere aspetti positivi durante le fasi di preparazione che poi in campo invece non esistono appena si manifesta l’avversario? (Namibia a parte).

E’ questo il test più interessante che emerge dalla ultima partita azzurra al Sei Nazioni, perchè in questo testa-coda di Quesada si può vedere la storia di quasi tutto il nostro più recente Sei Nazioni, dalle facce sbigottite di Crowley alla fuga di Franco Smith, dal funambolismo di O’Shea ai silenzi di Brunel, fino al fuoco di Mallett.

Una altalena di proiezioni che hanno nascosto un dato sempre uguale del nostro mondo azzurro: la stasi senza crescita.

Tocca ora a Gonzalo Quesada, purtroppo assunto presto al ruolo di tutti i suoi predecessori, ovvero il “salvatore”, trovare cosa c’è in mezzo a quelle due dichiarazioni, verificare fino a dove si può intervenire, capire se c’è una possibilità di mettere in campo un cervello ed un po’ di tecnica oltre a tanti muscoli.

Perchè fra quei due Quesada,  prima e dopo l’Irlanda, c’è solo Quesada, non è vero che c’è una terza via, un supporto nuovo e via così, quella è tutta propaganda. L’argentino è un gran Coach e tutto questo lo ha già capito, sa che tocca a lui. Forza Italia.

 

 

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