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FIR E DINTORNI

CONTRO LA STRATEGIA DELLE DIVISIONI: LE DIMISSIONI DI ALOI

Allora… da dove partiamo….Marco Aloi è l’attuale consulente ma forse direttore, ma forse coordinatore, del torneo di Serie A Elite, è stato fin dal primo giorno un elemento divisivo, la sua stessa nomina lo è stata; pensate, un rappresentante dei Club nominato dal Presidente Innocenti senza chiedere nulla ai Club ! Uno screzio evidente, uno dei tanti modi di Innocenti di dire “e qui comando io”, come pare fare con tutto, come ci ha abituato da tempo.

Insomma Marco Aloi è stato nominato per rendere i campionati uno strumento della FIR per i suoi progetti interni, nella maggior parte dei casi il suo progetto consisteva nel chiedere ai Club di far con i propri soldi gli interessi della Federazione e non quelli del proprio sodalizio e del proprio territorio. Questo doveva fare, forse lo ha fatto, ma pare aver lasciato poche tracce anche di questo.

Così oggi, dopo un anno e mezzo il ruolo divisivo di Marco Aloi  è tutto quello che rimane, ma forse,  nella furba tattica del Presidente Federale è l’unica cosa che doveva restare. Tutto a posto quindi.

Ma la portata divisiva del ruolo di questo Manager del basket passato al rugby ha inquinato talmente tanto le acque e rovinato i pozzi che oggi non è più tollerabile, perchè anche se è vero che in quel ruolo il buon Marco Aloi, senz’altro un grande professionista, qualcuno ce lo ha colpevolmente messo, è altrettanto vero che, a fare quella brutta parte, lui ci è rimasto da un anno e mezzo.  Il Presidente Innocenti lo ha messo in quella posizione, lui ci si è accomodato.

Ma un ruolo divisivo che sta facendo così tanti danni al nostro rugby deve cessare di esistere, per questo “Il Nero Il Rugby” ha chiesto e chiede le sue dimissioni.

Inizialmente anche da queste parti abbiamo cercato di dargli fiato, di dargli credito, di aiutare questa figura, si credeva si appoggiasse davvero ai Club, potesse essere una risorsa per un sostegno al Campionato del quale, invece, pare esserne diventato il “becchino”.

Il “caso Aloi” è una vera magagna tutta presidenziale, anche se il Presidente Innocenti, ogni volta che gli si imputa qualcosa che non va, costruisce ipotesi funamboliche sulla sua estraneità ai fatti, al punto che qualcuno lo ha soprannominato: l’innocentissimo.

Nominato come fattore divisivo Marco Aloi è rimasto tale per un anno e mezzo, tanto è passato dalla sua nomina, ed oggi rappresenta di fatto il fossato scavato dalla FIR contro i Club. Il suo nome è stato usato dalle Istituzioni FIR persino per raccontare di quei denari che la Federazione diceva di versare ai Club di Serie A Elite, quei fantomatici due milioni e mezzo di cui abbiamo già tanto riso poco tempo fa, chi ha raccontato questa cosa dentro ci avrebbe messo anche il compenso di questo consulente-direttore.

Marco Aloi è quello che ci ha detto, o ha ripetuto, che “il campionato Elite non è vendibile, lavoro che doveva per altro fare lui. Questo  lo avrebbe recentemente desunto nelle riunioni dove lui, fra gli altri, rappresenta la FIR contrapposto ai Club di Elite. Quelle riunioni che, fino ad oggi, sono servite solo al Presidente Federale per alimentare tensioni e provocazioni contro i Club, (quelli stessi Club che, quando Innocenti doveva farsi eleggere, dovevano diventare il perno della nuova FIR, che invece è diventata quella super-struttura burocratica, consulenziale e di accentramento tecnico federale, che è adesso).

Tornando a lui, il nostro forse direttore o consulente, va detto però che, visto che ci sono ben pochi dubbi sul fatto che Marco Aloi sia un ottimo professionista, fa davvero scandalo come le istituzioni FIR abbiano saputo/voluto usare questo talento. Evidente inappetenza alle cose fatte bene.

Il ruolo affidato a questo consulente si è dimostrato assolutamente inconsistente sul piano delle attività da svolgere e, come se non bastasse, durante la sua “gestione”  è scoppiato il finimondo. Un anno e mezzo di polemiche e scontri con la ciliegina sulla torta: una riforma dei  campionati assolutamente non voluta e non condivisa con i Club, inserita in un contesto di campionato Elite, quello in corso, da “stagione irregolare”.

Così quando i Club hanno deciso di riunirsi in un coordinamento e di nominare un loro rappresentante, Roberto Manghi, la FIR gli ha mandato davanti, fra gli altri, proprio Aloi.

La FIR, che non ha mai accettato che i Club avessero un punto di contatto comune, così ha perseguito una vasta opera divisiva dei Club, al centro di questo proprio il ruolo di Aloi. Che parte ha avuto lui in questo scempio di energie e di relazioni? Qualsiasi risposta ahimè lo penalizza, se fosse “nessuna  parte” staremmo a chiederci che ci sta a fare, se fosse “ha partecipato ad alimentare lo  scontro” allora chiedere le dimissioni come consulente-direttore è solo il minimo sindacale.

L’essere un elemento divisivo è il vero problema di Marco Aloi e, in un momento in cui il “divide et impera” è palesemente una delle tattiche federali per la rielezione dell’attuale Presidente, è ovvio che chiedere le dimissioni di chi persegue e/o sostiene la frantumazione del bene principale del nostro rugby, i club ed il territorio che loro rappresentano, sia un gesto quasi doveroso.

Contro la logica dello scontro una via è sempre stata la eliminazione dei fattori divisivi.

In alternativa alle sue dimissioni Marco Aloi ci presenti un campionato condiviso, fatto di iniziative e Club uniti e focalizzati sullo sport (e non sulla politica), un campionato vendibile e spendibile sul territorio.  Dopo un anno e mezzo possiamo chiederglielo.

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