La bella vittoria degli Azzurri a Sapporo, contro un Giappone obiettivamente volonteroso ma che ha visto senz’altro giorni migliori, è la dimostrazione della sostanziale inutilità di questo Tour. Ops non fraintendetemi, inutile ai fini della “pesatura” del nostro gruppo azzurro, uscito da questo tour con lo stesso volume di fiducia con il quale era partito.
Si perchè la sconfitta con Samoa, brutta e strana, e la vittoria con Tonga, brutta e strana, alla fine hanno dimostrato di pesare solo ai fini del World Ranking, la vittoria con il Giappone è stata la conferma dei mezzi azzurri, niente che non sapessimo, niente di nuovo, ma il tutto visto in una forma tutt’altro che smagliante e spettacolare.
Gli unici punti di sussulto regalati da questo Tour arrivano uno dall’Italia, le dichiarazioni di Amerino Zatta lato Benetton Treviso, e l’altro direttamente da una battuta di Gonzalo Quesada. Le due dichiarazioni fanno “crash”.
Come ben sapete il Presidente della Benetton, il giorno 8 luglio, dopo la sconfitta con Samoa, riferendosi al fatto che troppi giocatori erano in questo tour dopo un anno di attività continua, di fatto sfiniti, ribadiva il concetto della spremitura dei giocatori biancoverdi dicendo:” …In definitiva si poteva fare qualcosa di meglio, magari convocare altri giocatori“.
Perchè la coperta non sarà lunghissima lato giocatori, tutt’altro, ma è senz’altro risicata lato club che partecipano alla Nazionale, visto che è la sola Benetton che si fa carico di larghissima parte di tutto il circo azzurro.
La Nazionale italiana di rugby che ha sfidato il Pacifico saltando da un’isola ad un’altra, trascinandosi fra lunghi voli aerei, temperature proibitive con conseguenti allenamenti massacranti e rifiniture a tempo scaduto, si è giocata i suoi Test Match anche troppo bene ma, diciamo noi, a cosa sono servite quelle convocazioni tutte di primo livello? Cosa si pensava di tentare di nuovo in questi Test Match? Oppure c’era dell’altro?
Portare una Nazionale più sperimentale non sarebbe stato per nulla sbagliato, lo hanno fatto in molti fra i top, lasciare a casa più di qualche ragazzo ormai stanco, spremuto dalla lunga stagione trascorsa (oltre al solito ci sono stati anche i Mondiali nella scaletta degli ultimi dodici mesi) e mettere in campo un po’ di “nuovi”, ci avrebbe fatto male?
Ma forse sono proprio le parole di Gonzalo Quesada a fine tour che rispondono sia al dubbio di Zatta sia a quello di tanti di noi. Il nostro Head Coach azzurro infatti a margine del match con il Giappone ed a fronte delle dichiarazione dove raccontava delle moltissime difficoltà trovate in questo tour ha poi chiosato:” …non so quante altre squadre fra le Top10 avrebbero accettato di fare quello che abbiamo fatto noi“.
Cosa abbiamo fatto di così “forte”? Siamo andati a giocare in Samoa e Tonga, cosa che in pochi fra i grandi fanno, ci siamo andati con la prima squadra. Perchè sia la presenza azzurra in questo tipo di tour, sia la necessità di risultato, paiono essere stati prima di tutto una precisa necessità politica della nostra Federazione.
Questo tour arriva a pochi mesi dalle rielezione del Board mondiale del rugby ed infatti in questo tour il nostro Presidente Federale, che era al seguito, ha profuso tutto se stesso seguendo le tracce azzurre con altrettanti incontri politici culminati poi con la dichiarazione, in Giappone, dalle candidatura dell’italiano Rinaldo alla guida del rugby mondiale.
C’erano due tour in effetti, uno tecnico ed uno politico, il primo ha ben sostenuto il secondo ed il sacrificio è stato pesante (anche se qui non si è pienamente convinti che sia corretto usare così una rappresentativa sportiva Nazionale, però… chissà).
Sul piano tecnico i Test Match dei nostri azzurri non paiono siano serviti davvero a qualcosa e fa un po’ sorridere quando lo staff azzurro ci racconta che sarebbero serviti a “fare gruppo”. Metà della Nazionale è “made in Treviso” e sono già un gruppo, non fosse altro per il fatto che sono insieme ininterrottamente da oltre un anno. Per coagulare gli altri, ce ne fosse davvero stato bisogno, bastava un lungo bel giro, tutti insieme, nella esclusività di certi posti fra Valdobbiadene e Jesolo.
La conclusione del tour sul piano tecnico, l’altro non ci può interessare adesso, ci dice che tutto è andato bene, non sarebbe stato possibile diversamente, non era questo il momento di fare bilanci.
Gonzalo Quesada ha parecchio tempo davanti a se, perchè, secondo chi scrive, nemmeno i prossimi Test novembrini e casalinghi, saranno davvero importanti. Certo ne trarremo mille spunti ma niente di che e forse solo il match con l’Argentina potrà dare qualche indicazione più pungente.
Gonzalo Quesada, che ha sperimentato in Samoa la possibile volatilità dei nostri ragazzi in azzurro, ha tempo fino al Sei Nazioni 2025, è lì che noi capiremo davvero quali speranze abbiamo di raccontarci in Azzurro ad un livello finalmente diverso dalle incertezze del passato. Buon lavoro a lui ed a tutto il suo staff.