In Italia è un po’ sempre così, da quando il rugby Seven è arrivato alle Olimpiadi giusto ogni quattro anni ci accorgiamo che esiste.
Nella restante parte degli anni stiamo lì a bearci di questo e di quello, non si vince praticamente mai niente ma ci si si racconta per quattro anni dei grandi progressi compiuti con gli under20, gli under18 e via così con l’accademificio, poi la Nazionale, poi quelli della URC. Spesso si fa da sparring partner a qualcuno, molto spesso la nostra visibilità è ridotta al lumicino, ma per FIR e loro amanti vari sono quelli gli ambiti dove è tutto un friccicare di scintille e pailettes. Come dargli torto? Il Seven? Cos’è?
Poi, ogni quattro anni, ci si accorge che c’è una disciplina olimpica che vede tutto il mondo, dotata di grande visibilità, dove le grandi del mondo vi si cimentano sul serio, le stesse grandi che incontriamo nel quindici.
Perchè la classifica finale di Olimpiadi 2024 del rugby Seven dice prima la Francia (quarta nel Ranking a XV mentre si scrive), seguono Fiji (decima), Sudafrica (prima), Australia (nona), Nuova Zelanda (terza), Irlanda (seconda), Argentina (settima). L’Italia, ottava nel XV, non pervenuta.
Niente di male se l’Italia non c’è, la cosa ridicola è questa cadenza di interesse per il Seven. Sul web di questi tempi si legge di tutto “bello questo Seven non credevo” dice uno, poi un’altro “Seven, una cosa fantastica” e via così. Tanto poi si dimenticano e ci si rivede fra quattro anni.
In realtà il Seven in Italia, per come è messo e per come è considerato, può essere ad oggi solo una occasione per fare musina.
Il Seven infatti ha poi un’altra cadenza, che corrisponde con l’anno olimpico, sono le elezioni federali, in quella occasione i candidati alla Presidenza si ripromettono di vivere di Seven, di armarlo, dotarlo, vestirlo, spedirlo, poi invece “ciccia”.
Così anche io scrivo un articolo sul Seven una volta all’anno, circa quando arriva l’estate, preso da crisi di astinenza. Ho riletto e mi è piaciuto molto quello che ho scritto lo scorso anno, conteneva anche delle proposte interessanti, come quella che fosse una Lega tutta privata a prendere in carico (in accordo con le istituzioni sportive ovviamente) questa disciplina. Ma chissà perchè i fondi di investimento, CVC in testa, quando c’è da investire sul serio, ovvero per far crescere qualcosa di un po’ più incerto di un Sei Nazioni, spariscono dalla vista.
Non ci resta che bearci dell’asso francese e super-campione Dupont che mordicchia la sua strameritata medaglia d’oro, della meta coast to coast keniota, della ottima performance USA (ottavi alle Olimpiadi del Seven ma diciannovesimi nel XV), della garra argentina e delle solite Fiji, sempre sul podio a dispetto della loro nomea di “mischia”.
L’Italia Seven? Esiste, fanno un po’ di viaggi qua e là fra una partita di quindici e l’altra, paga uno staff federale azzurro e qualche consulente. Ha i suoi costi. Evidentemente inutili, specialmente se nessuno in FIR ci crede, insomma ad oggi è solo un potenziale fenomeno da musina. Ma poi la FIR per risparmiare sul suo disastrato bilancio toglie il TMO al Campionato di Serie A Elite.