Sempre di più la situazione delle Zebre non è sportiva ma di Bilancio, se i risultati miseri di un decennio di tentativi di lanci e rilanci della squadra federale (franchigia di cosa?) avessero solo generato insuccessi sportivi sarebbe stato un regalo.
Il reale problema, l’unico che oggi conta, visto la disastrosa situazione delle casse della FIR, è davvero il monte di debiti che le Zebre hanno generato e portato al passivo federale. Incluso l’ultimo giro appena scoperchiato, pesante.
Anche il rilancio e l’intestazione alla città, con la creazione del brand “Zebre Parma”, ha avuto un successo assolutamente relativo, perchè gestito in forma strumentale, senza che la confusione sullo stesso motivo dell’esistenza di questo club fosse mai risolta.
Così le Zebre si sono trovate a volte a spendere soldi su ambizioni assurde altre a fare assurde economie, a volte a considerarsi una squadra che voleva vincere altre un team di sviluppo giovanile, in certi momenti la squadra del nord-ovest, dopo rappresentanti di una città e via così in un turbinio di alti e bassi, destri e sinistri, che ha generato la stuazione attuale.
Però, di tutto questo oggi chi se ne importa, alla FIR, lasciata in panne dalla precedente gestione, interessa togliersi di dosso il costo, la finanza prima di tutto che la carità economica è già una realtà.
Qualcuno allora si prenda le Zebre !
Le piste sono le solite, si passa da Reggio Emilia a Rovigo, da Padova a Viadana e poi ci sono, va detto, persone a Roma che pensano alle nozze con i fichi secchi.
In testa c’è Padova da dove si sono capite almeno due cose.
La prima è che non sarebbe “il Petrarca” ad andare in URC, l’entità che potrebbe pensare di farlo nasce da quelle parti ma non sarebbe davvero il club padovano. Forse le sue infrastrutture, ecco, quelle sarebbero ampliamente coinvolte.
La seconda è una domanda: ma poi si giocherebbe l’URC a Padova? Perchè lo stadio è un grosso problema. Lo Stadio Plebiscito, abbandonato da anni, la cui ultima ripulita risale a due anni fa quando ci giocò la Nazionale contro Samoa, è fatiscente a partire dal suo campo e richiede immediati forti investimenti strutturali. Pur facendo questi ultimi lavori rimane uno stadio che può ospitare più di 9.000 persone ma ha parcheggi per 500, Monigo è un sogno lontano.
Tutto questo non fa scopa con la necessità federale di togliersi il peso di dosso, la strada è tortuosa, è fattibile se qualcuno farà un sacrificio. Come al solito nel rugby italiano chi lo dovrà fare sarà uno fra gli imprenditori che lo amano. Perchè finalmente si è capito che in Italia il rugby sta in piedi per il loro sacrificio, da Benetton in giù, passando per tutte le città che abbiamo già citato e molte altre.
Il destino delle Zebre sembra quindi segnato, come sempre potè più l’argento che l’argomento. Forse già nel breve periodo lasceranno la scena, pochissimi ne avranno nostalgia, un regalo però lo lasciano. Un centro sportivo bello ed organizzato in una realtà ovale molto sensibile e produttiva come quella di Parma, che dovrà ora pensare come cogliere l’occasione di coprire il “buco” che le Zebre lasciano sulla scena . Un posto in Serie A Elite?
Si prepara una stagione importante per tutto il rugby italiano, anche quello che muove i passi in contesti internazionali, ci vuole fiducia, capacità strategica ma anche tanta capacità di relazione.
Ce la possiamo fare. Senza punto di domanda per oggi, che le cose sembrano girate dalla parte giusta.