Torna Franco Ascione? Non che sia mai andato via, la precedente gestione lo aveva però archiviato e così una delle figure più discusse e trascorse dell’intero impianto FIR era passato dalle stelle alla soffitta, adesso sono pronti a ritirarlo fuori.
Non è una notizia, ma una montagna di spifferi che raccontano di questa grande rentree, sicuramente la meno desiderata e la più osteggiata da larga parte del mondo ovale italiano, ma la nuova gestione sembra doverlo fare: vi abbiamo rimosso Innocenti, beh almeno beccatevi un po’ di Ascione.
Per il nuovo incarico di Ascione in giro si chiacchiera proprio di un ruolo “tecnico”, non si sa se la “nuova FIR” avrà il coraggio di dargli proprio la Direzione, si sente parlare di progetti speciali o di Zebre, comunque “lui” ritorna.
Niente di personale, assolutamente, il fatto è che c’è che una larga, larghissima, fetta del movimento che si trova all’antitesi delle sue idee ovali (che hanno prodotto visibili risultati negativi) e da queste parti siamo perfettamente in linea con questo “movimento”.
Poi c’è una questione davvero basica: in tutto il nostro italico mondo ovale a livello tecnico c’è solo lui?
Così la nuova FIR si tinge di vintage, inaugura la stagione dei compromessi, dei quali, si sa, realisticamente non si può e non si deve fare a meno, ma ci lascia con la ipotesi, per ora solo spifferata qua e là, di uno di quei fili d’aria che non avremmo assolutamente voluto respirare.
Ci dispiace per Daniele Pacini, che fino ad oggi ha fatto il Quasi-Direttore Tecnico e presto dovrebbe accontentarsi di fare il Quasi-Direttore-Tecnico-Ombra, peccato, perchè ci sarebbe piaciuto vederlo dopo tanti anni di FIR, raccontare ed applicare finalmente davvero le sue idee.
Ci dispiace per tutti quelli che dicono “…del resto con quel che costa Franco Ascione dobbiamo fargli fare qualcosa che valga la moneta che alziamo“. Dispiace davvero perchè da queste parti si pensava che la vita andasse avanti, il passato fosse destinato solo a passare, invece basta un sette e quaranta e tutto può ritornare. Evidentemente le idee tecniche, le nuove filosofie ovali, il necessario cambiamento, possono contare fino ad un certo punto, vuoi mettere il saldo del conto corrente?
Mi dispiace anche per quelli che ci dicono “…eh ma se ritorna Franco Ascione dovrà fare quello che gli viene detto…“. Ho raccontato questa cosa ad un paio di persone che conoscono bene il tecnico napoletano, li ho lasciati che ridevano a crepapelle che una barzelletta sui carabinieri è cosa da dilettanti.
Mi dispiace per quelli che dicono che Franco Ascione non è capace di pensare al rugby, che non sa di rugby. Sono degli Stupidotti (con la “s” maiuscola). Perchè la persona in questione è invece un grande professionista, un tipo che sul tema dà pappa e ciccia a tutti, ha una conoscenza del rugby che tutti dobbiamo invidiare, è un vero Esperto, certo che si: con la “e” maiuscola.
Solo che i suoi trascorsi non sono conformi al “nuovo” movimento italiano, molte delle sue conclusioni del passato sono state smentite dai fatti, diversi suoi progetti impositivi e tranchant, perentori e indiscutibili, non hanno senso nel mondo di oggi. La sua Direzione non ha senso in un movimento ovale che, se vuole essere moderno e crescere velocemente, deve vivere di esperienze diffuse e non di guru.
Potremmo andare avanti, ci si ferma invece qui, in fondo si sta argomentando intorno a degli spifferi, può quindi bastare così. Ma c’è un’ultima cosa.
Il potenziale ritorno di Franco Ascione, così come sembra sia posto, non per la persona, assolutamente questo no, ma come metodo e come possibilità è un grosso pericolo per il rugby italiano e per la “nuova FIR”.
Le argomentazioni che porterebbero al vertice del nostro rugby il tecnico sopra citato sono le stesse che rendono inamovibili un altro gruppo di dirigenti Federali. Persone ben pagate e da tempo buone per tutte le stagioni che, in virtù della loro posizione contrattuale privilegiata, negano di fatto lo spoil system a tutte le gestioni federali che si sono avvicendate. Della serie che Presidenti e Consiglieri cambiano, loro no.
Se si fa così, se si accetta sempre che sia così, in pratica in FIR ci lavora solo che ci è già dentro, non ci lavorano per forza le migliori risorse del movimento o le risorse tecniche in linea con il progetto federale che è prevalente in quel momento storico, ma quelle che sono già dentro la federazione storicamente.
Pur sapendo benissimo che questo dilemma ha radici di sistema nel nostro paese, qui ci si chiede fino a che punto in effetti questa “nuova FIR” voglia o possa essere davvero nuova, fino a che punto voglia o possa essere cambiamento, fino a che punto guardi o possa guardare al futuro e come intenda promuovere e lavorare con risorse rinnovate, fresche e soprattutto allineate a livello di pensiero.
Gli spifferi che si percepiscono ci danno, in questo senso, un brividino alla schiena e allora ragazzi…. forza dai… tutti sullo stipite della porta della cucina, fateci un segnetto con la matita giusto sopra la vostra testa e poi passate sulla bilancia. Così si fa, altro che le Accademie, sta per arrivare il nuovo rugby italiano.