La partita della nostra Nazionale con gli All Blacks, persa bene, lo scrivo solo perchè è vero ma soprattutto perchè fa piacere a qualcuno leggerlo, in effetti la frase in se ha poco senso, beh, quella partita, mi dà la possibilità di mantenere quanto scritto qui prima del trittico Argentina-Georgia-Nuova Zelanda che ha appunto impegnato in questo Novembre di Autumn Series gli Azzurri: questo passaggio autunnale vale solo per la preparazione al prossimo Sei Nazioni.
Il match con All Blacks è stato un evento molto bello che, se c’è una cosa che la FIR ha imparato finalmente a fare dopo tutti questi anni di Tier 1, è di saper organizzare bene gli eventi ovali. perchè partite come quella di Torino valevamo prima di tutto per quello.
Il trittico, con le due sconfitte annunciate e la vittoria meno facile del previsto con la Georgia, non rivela alcuna sorpresa. Niente che non sapessimo già. Nessuna rivalsa rispetto al pesante tour estivo nel Pacifico, nessun tecnicismo che già non sapessimo, lo stesso Quesada ha detto che in queste tre partite ha provato diverse cose nuove ma che non hanno funzionato. Ci vuole fiducia nel futuro.
Nessuna sorpresa ma una cosa risaputa dalle Autumn Series è venuta fuori con maggior forza, è stata molto evidente, ovvero la coperta corta, anzi cortissima del nucleo di giocatori Azzurri. Sono pochi e dietro hanno poco, non molto di più di quanto avevano una dozzina di anni fa, nessuna crescita da quel punto di vista,;chi ci dice che sono tecnicamente migliori non si ricorda bene quello che abbiamo di Azzurro dietro di noi, quelli che vanno in campo oggi sono decisamente buoni e sono pochi. Pochi ma buoni, touchè.
Si insomma dopo tutti questi anni di Azzurro profondissimo siamo passati da averne trenta di buoni ad averne trentadue, il trittico di questo autunno 2024 ha detto questo, inesorabilmente. Impossibile per Quesada fare grandi rivoluzioni senza rischiare la mattanza in campo (Argentina docet), cercare di andarci leggeri ti mette sull’orlo del burrone (che spavento con la Georgia), mettere in campo il top quando gli altri non lo fanno ti procura una possibilità di perdere bene (il match con gli All Blacks). E noi siamo qui, avvolti nella bellissima atmosfera di Torino, ad aspettare che Quesada dica quello che, ad un certo punto della loro avventura azzurra, hanno detto tutti gli Head Coach, ovvero che non hanno a disposizione “profondità” di giocatori. Sono pochi. Ma buoni.
Aspettiamo quella dichiarazione perchè sono sempre stati pochi ma buoni, sono decenni che è così, certo dopo quindici anni di franchigie e celticità ci si aspettava di meglio, ma siamo sempre stati fermi lì ad aspettare la prossima volta per decidere che…. bisogna cambiare.
Il trittico di autunno ci dice due cose, che il Sei Nazioni potrà essere per noi interessante, c’è Warren Gatland con il suo Galles che ha gatte da pelare forse più sode delle nostre, e, seconda cosa, che forse è il momento di svoltare nella assistenza e nel supporto alla crescita dei nostri talenti.
Con pochi ma buoni non si va da nessuna parte. Farsi delle domande invece si: le franchigie e l’URC sono davvero la soluzione? Serve allargare la base, ma allora questa Serie A Elite potrà davvero essere parte del progetto? Forse serve un campionato italiano che metta insieme trecentocianquanta ragazzi competitivi per l’Alto Livello? Oppure ci facciamo un campinanto con altri? Oppure?
Insomma questo trittico dice a questa “nuova” FIR che è tempo di decidere quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare negli ultimi anni: allargare la base. Ma davvero però. Attenzione: non è vero che abbiamo molto tempo per pensarci.
Il 2026 metterà al posto dei Test Match un vero campionato per Nazioni, una Nation League, con tanto di gironi e retrocessioni e intersezioni di gioco a secondo del livello raggiunto. Niente trittico nel 2026, ma una competizione vera. Come ci vogliamo arrivare perchè non diventi la nostra discesa nell’oblio?
Leonardo
25 Novembre 2024 at 19:04
Unica strada, a mio avviso per allargare alla base è fare un atto di contrizione per la scelta delle franchigie, tornare alla vecchia moda del, va in Europa chi vince il campionato nazionale di massima categoria, e soprattutto riconoscere che il campionato di lega o top, o pro o elitte diventi professionistico; solo così il movimento potrebbe crescere….. il dilettantismo in questo sport è morto decenni fà e che non vogliamo dircelo e ci raccontiamo la favoletta del dilettantismo……
roberto
27 Novembre 2024 at 11:22
I conti tornano sempre,la matematica non è un’opinione.
In termini strettamente competitivi ,a livello internazionale il movimento nostrano(fino all’elite) se la giuoca con spagnoli portoghesi rumeni e georgiani( perdendo sicuramente da quest’ultimi e non escluso anche dagli altri).
le due franchigie navigano a medio-bassa classifica europea.cosa si può prentendere?? al momento la nazionale si colloca nella classifica migliore possibile,c’è poco da fare.
fino a quando non verranno soddisfatte le seguenti esigenze:
-importare allenatori e formatori capaci,soprattutto argentini, invece che giocatori di medio basso valore che non fanno crescere i locali
-l’impiego di soli giocatori nazionali nei vari campionati
– sostenere tecnicamente ed economicamente in modo ADEGUATO le società
– l’applicazione vera e non romanzata dei valori rugbistici dentro ma soprattutto fuori dal campo in modo da offrire una diversa prospettiva alle persone che si avvicinano a questo ambiente. solo così si fa vero proselitismo e conseguente sana crescita .ma questa ,forse, è solo mera utopia.
il resto è minestra strariscaldata ,nota e stantia