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AZZURRI

POCHI MA BUONI (COME SEMPRE) NON BASTA PER IL 2026

La partita della nostra Nazionale con gli All Blacks, persa bene, lo scrivo solo perchè è vero ma soprattutto perchè fa piacere a qualcuno leggerlo, in effetti la frase in se ha poco senso, beh, quella partita, mi dà la possibilità di mantenere quanto scritto qui prima del trittico Argentina-Georgia-Nuova Zelanda che ha appunto impegnato in questo Novembre di Autumn Series gli Azzurri: questo passaggio autunnale vale solo per la preparazione al prossimo Sei Nazioni.

Il match con All Blacks è stato un evento molto bello che, se c’è una cosa che la FIR ha imparato finalmente a fare dopo tutti questi anni di Tier 1, è di saper organizzare bene gli eventi ovali. perchè partite come quella di Torino valevamo prima  di tutto per quello.

Il trittico, con le due sconfitte annunciate e la vittoria meno facile del previsto con la Georgia, non rivela alcuna sorpresa. Niente che non sapessimo già. Nessuna rivalsa rispetto al pesante tour estivo nel Pacifico, nessun tecnicismo che già non sapessimo, lo stesso Quesada ha detto che in queste tre partite ha provato diverse cose nuove ma che non hanno funzionato. Ci vuole fiducia nel futuro.

Nessuna sorpresa ma una cosa risaputa dalle Autumn Series è venuta fuori con maggior forza, è stata molto evidente, ovvero la coperta corta, anzi cortissima del nucleo di giocatori Azzurri. Sono pochi e dietro hanno poco, non molto di più di quanto avevano una dozzina di anni fa, nessuna crescita da quel punto di vista,;chi ci dice che sono tecnicamente migliori non si ricorda bene quello che abbiamo di Azzurro dietro di noi, quelli che vanno in campo oggi  sono decisamente buoni e sono pochi. Pochi ma buoni, touchè.

Si insomma dopo tutti questi anni di Azzurro profondissimo siamo passati da averne trenta di buoni ad averne trentadue, il trittico di questo autunno 2024 ha detto questo, inesorabilmente. Impossibile per Quesada fare grandi rivoluzioni senza rischiare la mattanza in campo (Argentina docet), cercare di andarci leggeri ti mette sull’orlo del burrone (che spavento con la Georgia), mettere in campo il top quando gli altri non lo fanno ti procura una possibilità di perdere bene (il match con gli All Blacks).  E noi siamo qui, avvolti nella bellissima atmosfera di Torino, ad aspettare che Quesada dica quello che, ad un certo punto della loro avventura azzurra, hanno detto tutti gli Head Coach, ovvero che non hanno a disposizione “profondità” di giocatori. Sono pochi. Ma buoni.

Aspettiamo quella dichiarazione perchè sono sempre stati pochi ma buoni, sono decenni che è così, certo dopo quindici anni di franchigie e celticità ci si aspettava di meglio, ma siamo sempre stati fermi lì ad aspettare la prossima volta per decidere che…. bisogna cambiare.

Il trittico di autunno ci dice due cose, che il Sei Nazioni potrà essere per noi interessante, c’è Warren Gatland con il suo Galles che ha gatte da pelare forse più sode delle nostre, e, seconda cosa, che forse è il momento di svoltare nella assistenza e nel supporto alla crescita dei nostri talenti.

Con pochi ma buoni non si va da nessuna parte. Farsi delle domande invece si: le franchigie e l’URC sono davvero la soluzione? Serve allargare la base, ma allora questa Serie A Elite potrà davvero essere parte del progetto? Forse serve un campionato italiano che metta insieme trecentocianquanta ragazzi competitivi per l’Alto Livello? Oppure ci facciamo un campinanto con altri? Oppure?

Insomma questo trittico dice a questa “nuova” FIR che è tempo di decidere quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare negli ultimi anni: allargare la base. Ma davvero però.  Attenzione: non è vero che abbiamo molto tempo per pensarci.

Il 2026 metterà al posto dei Test Match un vero campionato per Nazioni, una Nation League, con tanto di gironi e retrocessioni e intersezioni di gioco a secondo del livello raggiunto. Niente trittico nel 2026, ma una competizione vera. Come ci vogliamo arrivare perchè non diventi la nostra discesa nell’oblio?

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