Ecco le tre risposte ” politicamente scorrette” che mi sono ritrovato in questi mesi ad ascoltare da autorevoli amici che hanno messo in campo un po’ di stimolante senso critico.
Avevo voglia di raccontarvele non perchè siano giuste o sbagliate (e poi questo chi lo decide? è una questione personale) ma perchè aiutano a riflettere.
Cercate di prendere queste tre risposte come tre fari, non come tre centri di polemica, vi assicuro che sono tre risposte d’amore, tutte e tre. Solamente non sono più giuste o sbagliate del loro opposto, però fanno pensare più del loro opposto.
QUESADA Era il periodo che le chiacchiere di corridoio dicevano il nostro Head Coach azzurro avesse i giorni contati, che la FIR potesse pensare a lasciarlo andare anche subito. La domanda era “Ma tu lasceresti andare Quesada?” .
Le risposte le conoscete, quelle del tifoso, o quelle dell’eterno innamorato dello straniero salvatore, il realista con la calcolatrice alla mano e le statistiche, oppure il pessimista a prescindere del “iononloavreimaipreso”, fino a quelli che sono pro o contro per motivi “strettamente tecnici”, dicono loro, poi altre cento sfumature.
Poi c’è quel mio interlocutore, posato, decisamente esperto, cultore del rugby come gesto nella vita, che ascolta, ci guarda tutti e dice:” I tanti soldi che diamo a Quesada sono spesi male, con il nostro miglior Coach italiano otteniamo gli stessi risultati e spendiamo un quinto. Non si tratta di non volere Quesada è che lui è sproporzionato rispetto a quello che ci serve, mettiamo insieme una bella panchina italiana e vedrete che andiamo avanti molto bene. Verrà il tempo dei Quesada.”
PETRARCA Esiste la concreta possibilità che qualcosa che viene dal Petrarca Rugby, sicuramente il suo Centro Sportivo e gran parte della sua attuale compagnine economico-finanziaria, il resto si vedrà, planino in URC insieme alla Benetton e raccogliendo il titolo sportivo delle Zebre.
La domanda che si fanno tutti è “Accadrà o no che Padova va in URC?” quella che si fanno in pochi ma molti di quelli che hanno visto l’Antonianum è invece altra:” Che fine fa il Petrarca?“.
Perchè il Petrarca non è solo una squadra del massimo campionato, è tante altre cose, dal Centro Sportivo, alla Junior, fino a tutto il complesso mondo che lo guarda, lo vive, lo ha vissuto.
Alla domanda spinosa gli attuali dirigenti petrarchini dicono tutto il bene possibile, un coro di “rimane tutto”, “tutto a posto”, “sarà bellissimo”. Su quest’ultimo responso da queste parti si è comunque d’accordo.
Già, “Che fine fa il Petrarca?“, una domanda che in troppi declinano al tempo presente, restano sulla sponda utilitaristica dell’oggi, saltando quello che viene da dietro, tralasciando parole come, “visione”, “missione”, “valori”, le tre cose che stampano poi “l’Identità” di un soggetto, anche sportivo. Più che mai uno sportivo.
E se si parla di Identità, il Petrarca ne ha una pesante e decisamente forte, focalizzata su ambiti e gesti che arrivano da lontano.
Forse è per questo che in un discorso vis-a-vis con un amico facendoci quella domanda lui ha detto:” Ma sicuramente scompare. Nel senso che rimane ma scompare. Ci saranno sempre molti ragazzini ma saranno parte di altro, la unione fra il piccolo ed il grande apparterrà a due mondi con vocazioni e visioni diverse. Certo diversa dal Petrarca per quello che era nato. Non si tratta di non volere il cambiamento, il Petrarca di Geremia era il cambiamento, lo è anche oggi. Si tratta di prendere atto che l’idea del centro giovanile è stata cancellata da tempo, la vittoria ieri era quella, così per più di vent’anni ci siamo accontentati di essere un vivaio. Oggi è tutto diverso. Quello che non mi torna è chi vuole questo cambiamento: in Città mi pare lo abbia chiesto nessuno“.
LEGA RUGBY La nuova Lega Rugby perchè è nata? Diciamo che la domanda forse non era “sorta spontanea” fin dall’inizio, quando sembrava che fosse ovvio la Lega ci dovesse essere, l’ultima spiaggia per dare un minimo respiro al massimo campionato italiano ed a tutti i campionati di club.
Poi però c’è stato il riconoscimento da parte della FIR ed anche gli stessi fondatori della Lega si sono dovuti fare la domanda mentre si scontravano fra insidie vecchie (proprio come forma di pensiero) e quasi mai problemi nuovi.
Recentemente è parso evidente che i Club non abbiano tantissima voglia di fare ammenda dei loro peccatucci, almeno non nell’immediato, dimenticando i veri focus della nuova entità del rugby italiano, che girano intorno alla capacità di stare in piedi da sola.
Così nel dibattito su “quale percorso deve fare la Lega Rugby?“ c’è dentro un bel po’ di consapevolezza sul “perchè esiste” ma anche su cosa si deve fare per primo. E su questo si è aperto il dubbio se prima viene l’uovo o la gallina. Non facile da risolvere anchè perchè, fuor di metafora, chi/che cosa è uovo e chi/ che cosa è invece gallina?
Un caro amico e personalità del rugby, innovatore e visionario, riusciendo a dare in poche frasi la sintesi di tutto, recentemente mi ha detto:” Manca gente a vedere le partite di Elite maschile, ma con spettacoli insufficienti ad attrarre nuovi “curiosi” e sponsor, con queste condizioni, con le forti responsabilità anche dei team, sarà molto difficile per la neonata Lega intraprendere un cammino di autonomia dalla Federazione e soprattutto di autogestione che permetta alle società di crescere”.
Forza rugby.